L'EDITORIALE

Assoimmobiliare, il nuovo presidente Albertini e la sfida dell’innovazione per la “ricostruzione”

In Assoimmobiliare è in corso il cambio della guardia. Il nuovo presidente Davide Albertini ha davanti un mercato con un problema che è anche un’opportunità: un patrimonio immobiliare vecchio e da rigenerare con l’uso delle tecnologie per la sostenibilità. Quanto proptech ci sarà nel suo programma?

Aggiornato il 11 Mag 2023

Silvia Rovere e Davide Albertini, ex presidente e nuovo presidente di Assoimmobiliare

In Assoimmobiliare è in corso il cambio della guardia. Silvia Rovere è stata nominata presidente di Poste Italiane e ha lasciato la guida dell’associazione di Confindustria che riunisce i player del mercato immobiliare. Al suo posto, per il quadriennio 2023-2027, è stato designato Davide Albertini Petroni, che sta lavorando alle proposte da portare il 29 maggio in Consiglio Generale, insieme al programma e alla squadra dei vicepresidenti.

Dopo questo passaggio ci sarà il voto dell’Assemblea, convocata per il 6 di luglio. Solo dopo quella data, quindi, Albertini si potrà insediare e affrontare tutti i problemi e le opportunità dell’attuale mercato immobiliare in Italia.

Nel nome della società che Albertini guida da 14 anni, Risanamento, c’è il segno di quello che dovrebbe essere uno dei principali obiettivi nella sua nuova posizione associativa: lavorare per la bonifica e la rivalutazione del patrimonio immobiliare italiano, grazie anche alle tecnologie.

Davide Albertini, chi è il nuovo presidente di Assoimmobiliare

Davide Albertini è certamente un manager esperto, con oltre 20 anni di esperienza nella consuelnza e nel real estate.

Ingegnere civile, sa di digitalizzazione dei processi immobiliari in una industry refrattaria al cambiamento. Dal 2009 managing director di Risanamento, property company quotata in Borsa e controllata dalle banche (Intesa Sanpaolo e UniCredit detengono il 70% della società).

Prima è stato a capo della divisione Real Estate presso Ipi Spa, come direttore delle società controllate. Fino al 2000, ha lavorato in diverse società di costruzioni, occupandosi della realizzazione di infrastrutture e di edifici privati in Italia e in Europa

Albertini e la sfida della rigenerazione urbana

“Confindustria Assoimmobiliare continuerà ad avere come obiettivo la rappresentanza degli interessi dell’industria immobiliare”, ha detto Albertini subito dopo la designazione. Quali sono oggi gli interessi dell’industria immobiliare? Dovrebbero comprendere le opportunità create degli obiettivi di sostenibilità fissati dall’Unione europea. E infatti il presidente designato indica tra le “sfide più decisive” la transizione energetica e la rigenerazione urbana”.

Ecco, il risanamento di un patrimonio immobiliare importante ma lasciato andare da anni in cui ha prevalso la narrazione del “siamo tutti proprietari di casa noi italiani” senza preoccuparsi che tipo di proprietari fossimo.

L’Italia è una Paese invecchiato non solo dal punto di vista demografico ma anche da quello immobiliare e la necessità, non solo normativa, di efficientamento energetico e di sostenibilità sta mostrando i limiti di un patrimonio di classe non eccelsa che non si qualifica certo con bonus e superbonus ma con una strategia di lungo termine che veda marciare in sintonia il pubblico e il privato, le amministrazioni centrali e locali con i grandi player del mercato.

L’innovazione che serve per la “ricostruzione” italiana

La tabella che vediamo qui sotto, frutto di un’elaborazione di Scenari Immobiliari sulla base di dati dell’Agenzia delle Entrate e di Istat, sintetizza perfettamente il problema e l’opportunità che ha davanti il real estate italiano.

Due terzi circa delle nostre case hanno dai 35 anni in su. Per adeguarsi agli obiettivi dell’Unione Europea (ricostruire il 2% degli edifici esistenti nelle città), da questo momento dovremmo ristrutturare oltre 36mila edifici ogni 12 mesi e con questo ritmo impiegheremmo 30 anni raggiungere l’obiettivo (e questo riguarda solo il costruito fra il 1946 e il 1980).

Le case green sono un lusso che non possiamo permetterci, come sostengono pezzi della maggioranza di Governo o un impegno che possiamo e dobbiamo prendere anche nell’interesse dei nostri figli, nipoti e pronipoti? Rendere sostenibile i nostri palazzi è un costo insostenibile o un’opportunità di innovazione con ricadute positive sul mercato, sul lavoro e sull’ambiente? Sarà interessante vedere le risposte che Assoimmobiliare riuscirà a dare e sostenere nei prossimi, decisivi, mesi.

Applicare le tecnologie per rinnovare il parco immobiliare italiano permetterebbe di risparmiare di 14 miliardi di euro, si legge nel Rapporto Strategico della prima edizione della Community Smart Building. Potremmo, quindi, spendere molto meno, riducendo i consumi di energia e di conseguenza le emissioni del settore. Ovviamente, serve investire sulle tecnologie (ne sono state censite oltre cento) per rendere più “intelligenti” gli edifici e chi li gestisce.

Non c’è da considerare solo il risparmio energetico ma anche l’impatto economico della “ricostruzione”: oltre 22 miliardi di euro l’anno, ha calcolato Scenari Immobiliari, che segnala anche le ricadute di natura sociale, valutabili in altri 17 miliardi.

La sfida della transizione energetica e della rigenerazione urbana è quindi una sfida di cambiamento, soprattutto negli anni a venire. . Da manager esperto e competente il neopresidente Albertini sa certamente che non si può affrontare e tantomeno vincere senza le armi delle tecnologie e dell’innovazione. Vediamo quanto proptech ci sarà nel suo programma per il prossimo quadriennio.

Articolo originariamente pubblicato il 11 Mag 2023

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Giovanni Iozzia
Giovanni Iozzia

Ho studiato sociologia ma da sempre faccio il giornalista e seguo la tecnologia . Sono stato direttore di Capital, vicedirettore di Chi e condirettore di PanoramaEconomy.

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