Il 13 febbraio 2025, a Rovato (Brescia), è stato presentato il primo treno a idrogeno italiano nell’ambito del progetto H2iseO e in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Come funziona? Quanto costa? Quanto può davvero contribuire alla sostenibilità ambientale? Vediamolo insieme.
L’importanza della mobilità sostenibile
La mobilità elettrica rappresenta la strada maestra per una mobilità sostenibile a zero emissioni, in termini di efficienza energetica e prestazioni. Tuttavia, entro il 2050, l’elettricità coprirà solo il 50% del consumo complessivo di energia. In particolare, nel trasporto pesante su strada, marittimo e aereo, le batterie non riescono a rappresentare una soluzione percorribile nel medio e lungo termine. È qui che entrano in gioco i combustibili, che, a differenza di quelli fossili, devono essere puliti e rinnovabili. Non avremo navi cargo o aerei per voli intercontinentali alimentati esclusivamente a elettricità rinnovabile ancora per molti decenni.
Idrogeno, il combustile più “pulito”
Il combustibile solare più importante è l’idrogeno, che può essere ottenuto in modo completamente pulito dall’acqua tramite elettrolisi alimentata da elettricità proveniente da fonti rinnovabili. Durante il suo utilizzo, produce come unico scarto l’acqua, rendendolo un combustibile ideale. Tra i suoi impieghi emergenti spicca quello nel settore ferroviario.
In Italia un treno su tre è diesel
Le ferrovie elettrificate con linea aerea rappresentano oggi il mezzo di trasporto più sostenibile, efficiente e veloce sulle medio-lunghe distanze. Quindi, perché parlare di idrogeno? Secondo un documento programmatico della Commissione Europea, ben il 46% delle ferrovie europee utilizza ancora treni diesel, peraltro con un’età media elevata e quindi con elevato inquinamento. Si tratta di tratte ferroviarie per le quali l’elettrificazione è risultata difficile o poco conveniente, a causa della morfologia del terreno o dello scarso utilizzo. In Italia, almeno un terzo della rete ferroviaria è percorsa da treni diesel, inclusa l’intera infrastruttura sarda.
I treni a idrogeno rappresentano una soluzione ottimale. Il problema dello spazio necessario per ospitare l’idrogeno gassoso, che presenta una bassissima densità energetica volumetrica, e le celle a combustibile, utilizzate per convertire l’idrogeno in elettricità per alimentare i motori, viene superato grazie all’ampia superficie disponibile sul tetto delle carrozze.
Treno a idrogeno: il primo nel 2018 dalla francese Alstom
Il primo treno passeggeri a idrogeno al mondo, costruito dalla francese Alstom, è entrato in esercizio nel 2018 su una tratta regionale non elettrificata della Bassa Sassonia, in Germania. Può ospitare 160 passeggeri seduti, ha un’autonomia di 1000 km e una velocità massima di oltre 140 km/h. In due anni ha già percorso 200.000 km di servizio regolare. La previsione per il 2050 è di avere oltre 5000 treni a idrogeno in servizio.
Treno a idrogeno in Italia: come funziona
Nel 2025 i treni a idrogeno sono arrivati per la prima volta anche in Italia. Lo scorso 13 febbraio, a Rovato, in provincia di Brescia, è stato presentato, nell’ambito del progetto H2iseO e in vista delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, il primo treno a idrogeno italiano presso il nuovo impianto di manutenzione e rifornimento di idrogeno.
Il convoglio è il primo dei 14 acquistati da FNM con finanziamenti della Regione Lombardia, anche tramite risorse PNRR. Il progetto prevede l‘impiego di questi treni sulla tratta ferroviaria Brescia-Edolo, lunga 103 km, che sarà alimentata a idrogeno e avrà un ruolo chiave nella mobilità sostenibile durante le Olimpiadi. L’impianto di Rovato, realizzato da FERROVIENORD, sarà il primo deposito italiano progettato per la manutenzione di treni a idrogeno e il primo impianto dedicato al loro rifornimento.
(QUI il video del primo treno a idrogeno in Italia)
Il progetto prevede la sostituzione dell’intera flotta diesel con 14 nuovi treni a idrogeno, la realizzazione di tre impianti per la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di idrogeno, e, in una fase successiva, l’introduzione di 40 autobus a idrogeno in Valcamonica, sostituendo l’attuale flotta di FNM Autoservizi.
L’alternativa dell’elettrificazione della linea ferroviaria esistente comporterebbe enormi problemi: le attuali gallerie non permettono l’installazione diretta di una linea elettrica aerea e sarebbero necessarie opere di rifacimento integrale, con la chiusura della linea per anni e un forte impatto ambientale. Anche l’uso di treni a batteria non è una soluzione percorribile, essendo l’autonomia di questi mezzi limitata a poche decine di chilometri.
Treno a idrogeno: dove circola nel mondo
L’Italia non è l’unico Paese a investire in questa tecnologia. I treni a idrogeno sono utilizzati in Germania, nella Bassa Sassonia, dal 2018 e altre nazioni stanno avviando sperimentazioni. L’India ha annunciato un progetto per raggiungere un sistema ferroviario a emissioni nette zero entro il 2030, con treni a idrogeno in grado di percorrere fino a 1000 km con un solo rifornimento. In Nord America, il primo treno a idrogeno operativo ha ricevuto il “Hydrogen Mobility Award” durante la Canadian Hydrogen Convention 2024. In Francia, SNCF ha ordinato 12 treni Régiolis H2 per quattro regioni, con entrata in servizio prevista per il 2025.
Treno a idrogeno: quanto è sostenibile?
La soluzione dei treni a idrogeno rappresenta quindi una scelta ideale? Sì e no. L’idrogeno rappresenta una soluzione strategica per il trasporto pesante, come riconosciuto dalla Commissione Europea, che prevede per il 2050 un ruolo significativo per questo vettore energetico. Tuttavia, oggi il 99% dell’idrogeno è prodotto da fonti fossili (idrogeno grigio), vanificandone completamente i benefici ambientali durante l’utilizzo.
La strategia REPowerEU del 2022 ha fissato l’obiettivo di produrre 10 milioni di tonnellate e importarne altrettante di idrogeno verde entro il 2030. Un passo in questa direzione è il progetto SoutH2 Corridor, recentemente confermato dai ministri dei paesi coinvolti, un’infrastruttura di 3.300 km che collegherà il Nord Africa (Algeria e Tunisia) con Italia, Austria e Germania per l’importazione di idrogeno verde, con operatività prevista per gennaio 2030.
Al momento, però, l’idrogeno utilizzato nel progetto H2iseO non è interamente verde. Verrà prodotto in parte da metano e biometano, con conseguenti emissioni di CO2: circa 10 kg di CO2 per ogni kg di idrogeno prodotto partendo dal gas naturale. Anche la produzione da biometano con energia rinnovabile emette ancora 2,4 kg di CO2 per ogni kg di idrogeno.
La cattura della CO2 (idrogeno blu), prevista da H2iseO, è una tecnologia ancora sperimentale, costosa e non del tutto efficace. È quindi fondamentale che il progetto miri al 100% sull’idrogeno verde, investendo in modo deciso e robusto in energia eolica e fotovoltaica.
Idrogeno: quanto costa?
Un altro elemento critico è il costo dell’idrogeno. Attualmente, il prezzo dell’idrogeno verde varia tra 4 e 15 euro al kg, contro gli 1-6 euro al kg dell’idrogeno grigio. Le stime IEA indicano un calo dei costi entro il 2030 (2-9 euro al kg), ma rimangono significativi gli investimenti infrastrutturali, come dimostra il progetto SoutH2 Corridor. Convertire i gasdotti esistenti per il trasporto di idrogeno o la costruzione di nuovi idrogenodotti dedicati richiede interventi costosi e complessi, a causa delle specifiche proprietà del gas, come l’infragilimento dell’acciaio e l’alta infiammabilità.
In conclusione, il progetto H2iseO rappresenta senza dubbio un’opportunità importante per ridurre le emissioni nel trasporto ferroviario. Tuttavia, è essenziale valutare con attenzione la sua reale sostenibilità ambientale ed economica: l’uso di idrogeno blu non elimina del tutto le emissioni e i costi di produzione dell’idrogeno verde restano elevati. Solo una strategia chiara per l’aumento delle fonti rinnovabili in Italia permetterà di rendere questa tecnologia realmente sostenibile nei prossimi decenni.