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Telepass vista da Harvard: come si diventa un case study internazionale grazie all’innovazione

Un’azienda attiva in un settore tradizionale (il pedaggio autostradale) che si è evoluta in una mobility platform. La docente di Harvard Chiara Farronato racconta che cosa ha spinto l’università americana a fare un case study su Telepass, che paragona a Netflix. Per questo motivo…

Pubblicato il 29 Dic 2021

Telepass vista da Harvard

“Non ci sono riuscito da studente ma alla fine ad Harvard ci siamo arrivati con Telepass, ma come materia di studio”, dice Gabriele Benedetto, CEO della società scelta dalla prestigiosa università americana per un case study dal titolo ‘Telepass: From Tolling to Mobility Platform’.  “Telepass mi ha sorpreso – dichiara a EconomyUp Chiara Farronato, la docente che ha condotto lo studio – perché era un’azienda che più tradizionale non si poteva, eppure in pochi anni è diventata un player molto sofisticato nel capire il valore dell’espansione in diverse verticalità e nel comprendere l’importanza dei dati e come usarli”.

Telepass vista da Harvard: dal pedaggio alla piattaforma digitale

Un’azienda attiva in un settore tradizionale, il pagamento dei pedaggi autostradali, che si trasforma in pochi anni in una piattaforma digitale di servizi, non lontana dall’efficacia e dalle performance dei colossi nativi digitali: è questa evoluzione che ha portato su Telepass l’attenzione di Harvard. ”Per noi non è stato solo un riconoscimento, ma anche un momento di orgoglio perché le prossime generazioni potranno studiare la nostra storia e soprattutto come l’abbiamo cambiata per cambiare anche la mobilità del futuro”, aggiunge il CEO Benedetto.

“Se avessi dovuto scommettere su un settore che si sarebbe trasformato in piattaforma non avrei mai scommesso sul tolling. Invece così è stato”, spiega la professoressa Farronato. “E devo dire che, da italiana, sono molto orgogliosa di poter insegnare a studenti che arrivano da tutto il mondo e sono destinati a diventare i futuri leader internazionali un caso di studio tutto italiano”.

Ma vediamo come e perché Harvard ha individuato Telepass per uno dei suoi case study che portano un pezzo di innovazione italiana alla ribalta internazionale.

Il case study di Harvard su Telepass

Telepass è stata scelta nel 2020 come oggetto di studio da parte della Harvard Business School, dipartimento Technology and Operations Management.

Come detto, il case study si intitola “Telepass: From Tolling to Mobility Platform” ed è stato presentato dalla Facoltà di Business Administration, nel dipartimento “Technology and Operations Management” che analizza le sfide delle imprese di oggi nella gestione e nell’implementazione dei sistemi operativi.

Il caso-studio è focalizzato sul processo di trasformazione di Telepass: da azienda leader nei servizi di telepedaggio a ecosistema di mobilità integrata, grazie allo sviluppo di servizi tecnologici data-driven e attraverso una sola app.

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Il dilemma: perché Telepass può diventare un caso di insurance?

A individuare l’azienda italiana come un esempio di evoluzione digitale è stata un’altra italiana, seppure ormai statunitense di adozione: Chiara Farronato, nata e cresciuta a Cologno Monzese (Milano), una laurea e un master in Bocconi, un altro master presso l’Université catholique de Louvain, poi l’approdo negli Usa per un dottorato in Economia all’Università di Stanford. Da allora Chiara non ha più lasciato gli Stati Uniti: sono ormai sei anni che si muove nell’ambiente accademico americano e oggi è Assistant Professor della Harvard Business School. “È un’avventura meravigliosa – dice – perché mi permette di continuare a studiare le piattaforme digitali in tutti i loro aspetti”.

È lei stessa a spiegarci come è arrivata a individuare Telepass quale società da sottoporre alle brillanti menti di Harvard. “Il nostro metodo di docenza prevede questo: individuiamo contesti interessanti (aziende, situazioni) che consentono ai nostri studenti di dibattere su un significativo ‘dilemma’. In questo caso il dilemma era: perché Telepass dovrebbe diventare un primario caso di insurance?”.

Nel 2019 il gruppo italiano è infatti entrato nel mondo delle assicurazioni cominciando a svolgere un ruolo di broker e proponendo ai suoi clienti i prodotti assicurativi di partner. Partner che, a quel punto, hanno potuto contare non solo sulla base clienti della società (all’epoca 6,6 milioni) ma anche sulla capacità di intercettare il momento preciso in cui si manifesta la necessità di una copertura assicurativa.

Ad aprile 2021 è poi nata Telepass Assicura, agenzia assicurativa di Telepass in partnership con Great Lakes Insurance SE del Gruppo Munich Re. Obiettivo: offrire polizze commisurate all’effettivo utilizzo dei mezzi.

Telepass come Netflix: una storia di integrazione verticale

Telepass quindi ha avuto un’ evoluzione verso il digitale e verso nuovi mercati. Se fino al 2019 le insurance company versavano a Telepass una commissione nel momento in cui il consumatore acquistava una polizza su Telepass Pay, adesso la società guidata da Gabriele Benedetto si prende la piena responsabilità del prodotto assicurativo. “Sapevamo che l’iter sarebbe stato questo – commenta Chiara Farronato – ovvero che Telepass avrebbe cominciato vendendo prodotti di terze parti per poi provare a integrare verticalmente. È la stessa operazione che ha fatto Amazon, iniziando con il mettere in vendita prodotti altrui per poi passare a quelli con il proprio brand, o meglio ancora Netflix. Sono storie di integrazione verticale. Telepass ha seguito l’esempio di questi big digitali”.

L’evoluzione di Telepass non è finita, secondo Chiara Farronato che intravede consistenti opportunità. La società, osserva, “si può espandere sia come offerta di servizi sia anche geograficamente”. Quindi il nuovo “dilemma” è: “La next opportunity è un altro verticale o l’espansione geografica?”. Non resta che tenere sotto osservazione questo esempio italiano di innovazione possibile.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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