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Sostenibilità nella logistica: come funziona l’olandese Foodlogica fondata da 2 italiane in Olanda

Costituita nel 2014 da italiane che si sono incontrate in Olanda tramite un annuncio, Foodlogica punta a rendere più sostenibile l’ultimo miglio fornendo e-bike e e-van allestiti con box refrigerati. Una soluzione per realtà che non hanno un sistema di logistica strutturato e vogliono ottimizzare i costi. Qui la storia

Pubblicato il 18 Ott 2022

Foodlogica

Foodlogica, startup fondata ad Amsterdam (Olanda) nel 2014 da due classici esempi di “cervelli italiani in fuga” durante il percorso di studi, ovvero l’attuale CEO Francesca Miazzo e Jessica Spadacini (CFO), nasce con l’obiettivo di “pulire l’ultimo miglio” della logistica del food nelle aree urbane attraverso soluzioni smart e sostenibili.

L’impresa sociale italo-olandese si rivolge a e-Commerce alimentari, Horeca, ristoranti, produttori locali e aziende alimentari rispondendo alle esigenze delle realtà del settore tra cui la conservazione refrigerata (secco o congelata) e, soprattutto, il servizio di consegna dal prelievo degli ordini al recapito degli stessi nelle attività commerciali o door to door.

Il tutto con una flotta di e-bike modulari, e-van allestiti con box refrigerati elettrici e diversi hub periurbani strategici, cruciali per garantire l’efficienza del servizio: una soluzione per realtà che non hanno un sistema di logistica strutturato ma hanno necessità di ottimizzare i costi (non solo ambientali) e la volontà di essere più “circolari”. Un modello di business che negli anni ha determinato la crescita della startup portandola ad evolvere ed ampliare la propria offerta, non solo B2B ma anche di home delivery vera e propria a causa della pandemia.

Foodlogica, inoltre, negli anni ha allargato il proprio raggio d’azione nel Paese servendo Rotterdam, Utrecht e Den Haag e, dal 2019, a Milano e a Parigi dove ha aperto anche due sedi. Adesso, spiega Francesca Miazzo, la startup punta “al consolidamento e all’ottimizzazione costante delle soluzioni offerte in Olanda, e all’ulteriore espansione nel Nord Italia e in Francia”.

Storia di Foodlogica

I successi, i premi, le selezioni per entrare in programmi di accelerazione e gli investimenti ottenuti da Foodlogica negli anni partono però da lontano. Prima di arrivare alla crescita e all’attuale fase di stabilizzazione che segue il periodo scale-up, la storia della startup tutta “al femminile” non è stata esattamente semplice. Soprattutto all’inizio, quando Foodlogica era poco più di un’idea – ottima ma solo sulla carta –  portata avanti parallelamente ad altre attività dalle due co-founder.

Storia nella quale un investimento di 20.000 euro datato 2015 dà inizio a un progetto: rendere sostenibile la logistica della filiera agroalimentare.

L’esperienza professionale “sostenibile” della CEO Francesca Miazzo

Le origini dell’iniziativa imprenditoriale delle due italiane emigrate all’estero (una non “under 30” per pochi mesi al momento della fondazione), parte infatti dalle delusioni precedenti della CEO e dall’incontro, non fortuito, con un’altra italiana emigrata all’estero per completare il percorso accademico iniziato per entrambe a Milano: Jessica Spadacini.

“Dopo completato gli studi in Italia, tra il 2007 e il 2008 ho deciso lasciare la mia Milano per frequentare il Master ‘Metropolitan Studies’ presso la Universiteit Van Amsterdam: un percorso di ricerca incentrato sulla pianificazione urbana”.

Terminato il master, l’attuale CEO di Foodlogica inizia a dirigere una Fondazione, sempre ad Amsterdam, chiamata Cities: un istituto di ricerca avente come obiettivo il “portare” la sostenibilità nello sviluppo urbano. Tanti progetti, sfociati in pubblicazioni di libri, ma anche l’amarezza nel constatare come, concretamente, non cambiasse nulla.

In quegli anni, infatti, se il cibo sostenibile, il valore dei prodotti locali e il cambiamento del settore agroalimentare erano argomenti ampiamente dibattuti, l’attenzione riservata a un elemento cruciale come la sostenibilità della logistica e del fatidico “ultimo miglio” era marginale.

Frustrata per la situazione ma caparbia, Francesca Miazzo decide quindi di mettersi in gioco in prima persona e provare a cambiare le cose con un’iniziativa imprenditoriale volta a rendere sostenibile il trasporto di generi alimentari, rendendosi conto però di non avere le competenze in ambito economico necessarie per avviare un’attività.

Da qui l’idea di pubblicare un annuncio nella newsletter della Fondazione per trovare una persona che condividesse la voglia di costituire un’azienda ma con un bagaglio formativo in ambito economico-finanziario.

L’incontro tra le co-founder e i primi passi di Foodlogica: da progetto “secondario” al primo round d’investimento

La risposta all’annuncio dà origine all’incontro con la comasca Jessica Spadacini, “figura” complementare come competenze, in virtù di studi in ambito finanziario prima a Milano e poi in giro per il mondo (passando anche da Sydney). La giovane donna segue diversi Master tra cui quello in “Financial Economics” presso l’Università di Rotterdam: esattamente ciò che la CEO di Foodlogica cercava per costituire in società la startup nel 2014.

L’anno seguente, con un primo finanziamento da 20.000 euro arrivato da Cities, prende realmente forma Foodlogica. Dopo aver studiato il product market fit e aver definito l’idea dell’azienda “abbiamo deciso di focalizzarci sulla nicchia del fresco e abbiamo preso la prima bicicletta refrigerata, fatta in Italia ma usata in Olanda. Successivamente – racconta la CEO -, tramite l’azienda di consulenza globale PwC abbiamo predisposto il primo business plan per crescere nel Paese”.

Vinto il premio “social impact lab” 2016 di PwC, la startup è quindi diventata attività full-time per le due co-founder, e nel 2018 ha chiuso il primo round di investimento guidato da ifund – fondazione olandese che promuove la transizione verso un “mondo sostenibile” aiutando e supportando le imprese sociali innovative focalizzate sulla sostenibilità –  insieme ad altri due “investitori informali”.

La “scalata”, l’internazionalizzazione e le “resistenze” del settore all’innovazione

Le risorse ottenute sono quindi utilizzate per avviare la crescita in Olanda, portarla avanti seguendo il business plan originale alla lettera, implementare il servizio e, da scaleup, espandersi a Milano e a Parigi.

Un percorso avviato inserendosi in una filiera ancora legata a dinamiche obsolete, soprattutto in Italia come chiarisce la CEO di Foodlogica dopo la partecipazione all’evento Milano Golosa dal 9 all’11 ottobre: “Ci muoviamo in un settore che non ha ‘voglia’ di innovare, con i top player che lavorano sui grandi volumi in un sistema basato sui grossisti. Al contempo, in eventi come quello milanese, vediamo la meraviglia che offre il Paese a livello di aziende di dimensioni ridotte e di nicchia, per i quali rappresentiamo una soluzione perfetta considerando cosa abbiamo in Italia. In Olanda, invece, attualmente lavoriamo sia con piccole aziende che con realtà più affermate”.

Le soluzioni di Foodlogica per la logistica del food: cargo e-bike ma non solo

L’ambizione per Francesca Miazzo, è “arrivare ad alimentare con energia pulita mezzi e container, garantendo anche la catena del freddo senza intaccare gli elevati standard attuali del nostro servizio”.

Oltre alle e-bike e alle e-trikes (tricicli per il trasporto merci) modulari, utilissime per aggirare il traffico e rispettare i tempi di consegna anche con più tappe intermedie, la startup ha ampliato e diversificato la propria flotta con degli e-van. “Altri mezzi refrigerati dotati di rampe per aumentare il peso trasportabile – chiarisce la CEO di Foodlogica –, a cui si aggiungono costantemente nuove invenzioni tecniche per incrementarlo ulteriormente sui mezzi della nostra flotta, inclusi veicoli a metano che stiamo prendendo in questa fase per ridurre al minimo le emissioni”.

Con gli hub periurbani strategici alimentati solo con energia elettrica centrali per riuscirci e, al contempo, garantire puntualità e standard di consegna qualitativamente elevati apprezzati dai clienti della startup italo-olandese.

I progetti: crescere in Italia e Francia e consolidare il business in Olanda

Parlando dei prossimi passi in Italia, Francesca Miazzo ha le idee chiare: “Dopo Milano, ci stiamo allargando nel nord del Paese, pur vedendo che ci sono realtà molto interessanti anche in Toscana e Puglia. Tuttavia le risorse necessarie per creare nuovi hub e portali a servire il mercato milanese, ovvero il più grande per il food, rappresentano la difficoltà maggiore. Per ora l’intenzione e focalizzarci sul Nord Italia servendo Bologna, Parma, Torino e le zone dei laghi. Dopo due anni di Covid nei quali è stata centrale la spesa a casa, partecipando a Milano Golosa abbiamo preso atto di essere una tipologia di azienda che non c’è”.

“In Olanda abbiamo raggiunto livelli soddisfacenti. Vorremmo fare altrettanto anche in Italia e Francia. Milano è un mercato interessante per il food, ma se possibile Parigi lo è ancor di più, anche se la crescita è più accentuata” nei confini italiani “grazie all’ampliamento della rete di hub”.

Per preparare il terreno, nel 2021 la startup ha chiuso un altro round di investimento da parte della banca olandese ABN AMRO come parte dei 425 milioni stanziati dall’istituto di credito per lanciare il “Sustainable Impact Fund”.

Risorse utili anche per consolidare il business in Olanda. “Proprio per questo abbiamo appena inserito nel team un direttore operativo senior con 25 anni di esperienza nel settore, passando da innovatrici a guida nella standardizzazione dei processi logistici” della filiera agroalimentare, conclude la CEO di Foodlogica.

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Federico Bandirali
Federico Bandirali

Giornalista pubblicista dal 2014 e growth hacker dal 2017 con master presso Talent Garden, durante gli studi in comunicazione ho iniziato a collaborare con testate cartacee generaliste dal 2006. Dopo aver scritto articoli in diversi ambiti (cronaca, politica, esteri, economia e sport) e abbandonato il cartaceo, mi sono sempre più focalizzato su tecnologia e innovazione, branded journalism e storytelling aziendale. Nel 2016 ho scritto un libro: una case history relativa alla partnership tra Intesa Sanpaolo ed Expo Milano 2015 poi ripresa da atenei statunitensi.

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