«È un po’come quando sei in casa: quando non utilizzi una stanza spegni la luce. Ecco, SmartEye serve proprio a questo: regolare l’illuminazione delle città in base al bisogno. Facendole risparmiare in media del 49 per cento». L’idea del dispositivo, ideato dai fondatori di Smart-I Mauro Di Giamberardino e Gabriele Randelli, arriva da lontano.
Dal mondo della sicurezza e della difesa, in particolare da un progetto sui droni aerei ai quali i due avevano lavorato. «Volevamo fare qualcosa per la collettività», continua Di Giamberardino, e allora ecco che a fine 2012 nasce SmartEye, un occhio intelligente che si applica ai normali lampioni di illuminazione pubblica e permette di ridurre la luminosità del singolo punto luce fino al 40 per cento, senza mai pregiudicare la sicurezza di veicoli e pedoni.
Una vera e propria rivoluzione per i comuni, dato che l’illuminazione pubblica è la terza voce nei bilanci, che non si ferma a questo. I sensori di SmartEye sono infatti in grado di analizzare l’ambiente a 360 gradi e fornire informazioni su traffico, condizioni meteorologiche, assistenza per il parcheggio e rilevamento e segnalazione di incidenti o situazioni anomale lungo il tratto stradale.
I costi vanno da uno a tre euro per il servizio di lighting e da 25 a 40 per quello di sicurezza e comprendono installazione, manutenzione e gestione di ogni singolo dispositivo. Un progetto avviato partecipando a un bando per le startup innovative della regione Lazio, che ha permesso di avere i primi fondi per realizzare il prototipo, e poi cresciuto grazie a Enel che a metà 2013 ha incubato SmartEye in Enel Lab.
Oggi è il terzo socio dell’azienda, con un finanziamento complessivo di 650 mila euro, e sta aiutando la startup nella commercializzazione del prodotto. Dopo le prime installazioni in Italia, l’obiettivo è aggiudicarsi il 30 per cento del mercato europeo e estendere il servizio in America e Asia.