Sharing mobility, il significato del nuovo modo di muoversi in condivisione

Sharing mobility, un fenomeno in ascesa. Dopo la frenata del 2020, si ritorna ai livelli pre-pandemia. Qui tutti i dati

Aggiornato il 04 Gen 2024

Sharing mobility

La sharing mobility si è affermata nelle nostre città negli ultimi anni come un innovativo modo di muoversi. Questo approccio consente di condividere con altri utenti mezzi, spazi e percorsi, rendendo gli spostamenti più efficienti, rapidi e rispettosi dell’ambiente. Esempi di mobilità condivisa includono il car sharing, il bike sharing, lo scooter sharing, così come il car pooling e altre modalità simili di condivisione. Questi metodi di trasporto contribuiscono a promuovere la smart mobility nei centri urbani. Il Covid19 ha avuto un impatto significativo sulla mobilità condivisa, colpendo in particolare il car sharing, mentre il bike sharing ha guadagnato terreno. Tuttavia, nel 2021, l’uso dei servizi di condivisione di vari mezzi di trasporto (auto, scooter, bici, monopattino) è tornato ai livelli pre-pandemia.

Sharing mobility e sharing economy

La sharing mobility è parte integrante della sharing economy, un modello economico che ha guadagnato popolarità nell’ultimo decennio, con varie applicazioni in diversi settori. Le startup incentrate sulla condivisione, come AirBnB (per la condivisione di alloggi), BlaBlaCar (per la condivisione di viaggi in auto), e Kickstarter (per la condivisione di progetti da finanziare collettivamente), hanno guidato l’ascesa della sharing economy, diventando giganti a livello internazionale. Che si tratti di economia peer-to-peer, economia collaborativa, gig economy o economia on-demand, si tratta fondamentalmente di un sistema economico in cui beni o servizi vengono condivisi tra individui privati, gratuitamente o a pagamento, attraverso Internet. Grazie alla sharing economy, è possibile affittare o noleggiare la propria casa o persino la propria rete wifi quando non in uso. Lo stesso vale per la propria auto o bicicletta, o per il noleggio di veicoli di proprietà di altri (un’azienda) e la loro condivisione con altri utenti.

Che cos’è la sharing mobility?

La Sharing mobility – specifica l’Osservatorio nazionale sulla Sharing Mobility  – è un fenomeno socio-economico che riguarda il settore dei trasporti sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Dal lato della domanda, la mobilità condivisa consiste in una generale trasformazione del comportamento degli individui che, progressivamente, tendono a preferire l’accesso temporaneo ai servizi di mobilità piuttosto che utilizzare il proprio mezzo di trasporto, fino a non possederlo affatto. Dal lato dell’offerta invece, questo fenomeno consiste nell’affermazione e diffusione di servizi di mobilità che utilizzano le piattaforme digitali per facilitare la condivisione di veicoli e/o tragitti, realizzando servizi flessibili e scalabili che sfruttano le risorse latenti già disponibili nel sistema dei trasporti.

La mobilità condivisa in Italia

In Italia la sharing mobility è stata introdotta concettualmente per la prima volta nell’ordinamento giuridico già nel 1998 (cioè quando ancora il termine sharing mobility non esistevano) con il Decreto del Ministro dell’Ambiente del 27 marzo 1998, dove si parla di “servizi di uso collettivo ottimale delle autovetture” e “forme di multiproprietà delle autovetture destinate ad essere utilizzate da più persone”: si trattava già del carpooling e del carsharing.

Per tutti gli anni 2000, queste due forme di mobilità condivisa, insieme al bikesharing, sono state promosse e finanziate attraverso l’intervento pubblico, con l’obiettivo di scoraggiare l’uso dell’auto privata e limitare l’inquinamento atmosferico nelle città. Con la modernizzazione impressa dalle piattaforme digitali e l’ingresso nel mercato di operatori privati il quadro è cambiato radicalmente.

Sharing Mobility 2023 in Italia: i numeri

La mobilità condivisa è in continua crescita nelle nostre città, Milano e Roma in testa. Nel 2022 – riporta il Rapporto sulla sharing mobility” presentato il 5 ottobre 2023 a Roma nel corso della Settima Conferenza Nazionale della Sharing Mobility – i livelli di utilizzo dei servizi di vehicle sharing (car sharing, scooter sharing, bike sharing, monopattino-sharing) continua a crescere: il numero di noleggi totali nello sharing di veicoli è cresciuto del 41% rispetto al 2021, per un totale di circa 49 milioni di viaggi, dato che supera abbondantemente quello prepandemia (2019) del 77%. In aumento anche il numero di servizi attivi nelle città italiane, passati dai 190 del 2021 ai 211 del 2022, ed il numero di mezzi a disposizione degli utenti di sharing mobility che sale da 89mila a 113mila.

Lo sharing diventa anche sempre più green: nel 2022 il 95% delle flotta in sharing è a zero emissioni.

Anche il fatturato complessivo generato dal settore del vehicle sharing in Italia è cresciuto, superando i 178 milioni di euro nel 2022, registrando un incremento del 38% rispetto al 2021. Per i settori dello sharing di monopattini, del carsharing station-based e del bikesharing free-floating, si stima addirittura un incremento del fatturato tra il 2021 e il 2022 pari rispettivamente al +48%, +72% e +95%.

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Milano: la capitale europea per veicoli sharing per abitante

La sharing mobility italiana afferma la sua posizione di vertice nel confronto con l’Europa, nell’European shared mobility index, tracciato da Fluctuo, con Milano prima città europea in termini di veicoli in sharing per abitante. In termini di numero assoluto di veicoli presenti su strada Roma è al quarto posto in Europa e Milano che la segue al quinto, precedute da Parigi, Berlino e Amburgo. Milano è “medaglia di bronzo” per l’uso del bikesharing, dopo Parigi e Barcellona, mentre Roma è prima per la crescita dei noleggi in scooter sharing del 2022 rispetto a quelli del 2021. Milano, è inoltre, secondo il sopracitato settimo Rapporto sulla sharing mobility, la terza città in Europa per incremento della micromobilità in sharing nel 2023.

Vediamo ora le diverse tipologie di mobilità in condivisione: come sono nate, come funzionano e i dati più aggiornati.

Che cos’è il car sharing e come è nato

L’idea di sharing mobility, intesa come car sharing – la modalità attraverso la quale è possibile condividere un’automobile noleggiata per l’occasione – risale al secondo dopoguerra, con la prima organizzazione di auto condivise: la cooperativa svizzera Sefage. Tuttavia, è solo tra gli anni ’80 e la metà degli anni ’90 che il fenomeno inizia a crescere. Queste prime esperienze di mobilità condivisa si svolgono in Svizzera e Germania, e in misura minore in Canada, Paesi Bassi, Svezia e Stati Uniti. La svolta decisiva arriva con lo sviluppo dei sistemi di comunicazione e dell’Internet all’inizio del 2000. Nel 2008, molte compagnie internazionali di autonoleggio hanno già lanciato i loro servizi di auto condivisa e dal 2010 vengono introdotti vari sistemi di mobilità peer-to-peer. In Italia, il primo esperimento di car sharing viene avviato a Milano dall’organizzazione ambientalista Legambiente nel 2001. Oggi, il car sharing è sempre più apprezzato, soprattutto nelle grandi città.

L’offerta di car sharing comprende servizi station-based (con stazioni fisse di prelievo e riconsegna del veicolo), servizi peer-to-peer (condivisione di veicoli privati) e servizi free floating (in cui le auto vengono prenotate tramite app e possono essere parcheggiate liberamente all’interno dell’area di servizio).

Car sharing: i dati 2022

I dati del 2022 sul volume di noleggi nel carsharing free-floating sembrano confermare l’assestamento a un nuovo livello poco sopra quota 6 milioni, dato non dissimile da quello registrato nel pieno della pandemia nel 2020 e molto lontano dai 12 milioni del 2019. Allo stesso tempo, il dato sulle percorrenze cresce ancora nell’ultimo anno, più 33,5% rispetto al 2021, riportandosi quasi ai livelli del 2018, confermando un cambio radicale nelle modalità d’uso del carsharing da parte degli utenti di sharing mobility.

Rallenta nel 2022 il trend di crescita dei noleggi nel carsharing station-based, che si attesta intorno ai 300 mila viaggi, un livello comunque ancora superiore a quello pre-pandemia del 2018 e non lontano dal picco dei 360 mila del 2019. Anche nel caso dei servizi a stazione sale più deciso invece il dato sulle percorrenze nel 2022: 8 milioni di km percorsi, +15% circa rispetto all’anno precedente.

Flette ancora l’offerta di carsharing a flusso libero in termini di veicoli disponibili per gli utenti. Dai 5,4 mila veicoli del 2021 si passa ai 4,7 mila veicoli del 2022. Il tasso di elettrificazione migliora del 15% grazie a 520 nuovi veicoli elettrici in flotta e la contemporanea riduzione di parte della flotta a combustione interna. Il 2022 è invece l’anno in cui il carsharing station-based vede operativo il maggior numero di veicoli dall’inizio della rilevazione: 1.300 auto di cui il 60% completamente elettriche.

Bike sharing: come è nato e cos’è

Nel panorama della sharing mobility, l’Italia si distingue occupando la quarta posizione a livello globale, dopo Cina, Stati Uniti e Germania, nella classifica dei  sistemi più attivi di bike-sharing. Questo emerge dal Meddin Map Reportmid 2021, un’indagine internazionale basata su una mappa specifica del bike-sharing a livello mondiale.

La mappa è stata concepita da Russell Meddin, un americano noto come il “Bike-Share Guru“. Sebbene scomparso nell’aprile 2020, Meddin ha lasciato agli appassionati del bike-sharing e della sharing mobility in generale, la possibilità di contribuire alla mappa in modo volontario. Un’iniziativa di crowdsourcing, un processo che raccoglie idee, suggerimenti e supporto dalla “folla”.

QUI la storia di Russell Meddin

Bikesharing: i dati 2022

Il 2022 si conferma un anno assolutamente positivo per il bikesharing a flusso libero. Quasi 9,7 milioni di noleggi, un numero mai registrato fino ad oggi e superiore del 30% rispetto al dato del 2019. In crescita anche i dati sui viaggi del bikesharing station-based per un totale di 4,2 milioni di noleggi, un milione in più dell’anno precedente ma ancora un milione in meno del dato pre-pandemia.

Aumenta anche se di poco l’offerta complessiva del bikesharing che passa da 38 a 41 servizi attivi nel 2022, in particolare per effetto di nuove aperture nei servizi a flusso libero (+6 servizi nel 2022 rispetto al 2021) che compensano un bilancio leggermente negativo per i servizi station-based (-2 servizi nel 2022). Raddoppia il numero di biciclette free-floating in condivisione (39 mila bici nel 2022) mentre rimane più o meno stazionario sulle 9 mila unità il numero di biciclette dei servizi station-based.

Scooter sharing, cos’è e come funziona

Utilizzare mezzi a due ruote in condivisione per gli spostamenti urbani, invece delle auto: questo è il principio dello scooter sharing, presente da diversi anni in molte città. Lo scooter può essere utilizzato per un periodo di tempo limitato e deve poi essere restituito. La maggior parte dei servizi offre la possibilità di individuare tramite app il veicolo più vicino. Per utilizzare il servizio, gli utenti devono registrarsi, fornire una carta di credito come garanzia e avere almeno 21 anni.

Scooter Sharing: i dati 2022

Forte anche la crescita della domanda di scootersharing per quanto riguarda i 12 mesi del 2022, confermando la tendenza positiva degli ultimi anni. Il numero di noleggi passa dai 3 milioni del 2021 ai quasi 4,4 milioni del 2022 registrando una crescita del +42%. Altrettanto importante e positivo il dato delle percorrenze, che tocca quota 20 milioni nell’ultimo anno per un +39% rispetto al 2021.

Lato offerta, invece, i servizi di scootersharing registrano un primo rallentamento dal 2015. Per la prima volta il saldo dei servizi attivi nell’ultimo anno rilevato non è superiore a quello dell’anno precedente (25 vs 22). In leggero calo, nel 2022, anche il numero di scooter in condivisione a disposizione degli utenti, 200 circa in meno di quanti ce ne fossero l’anno precedente.

Chiudono alcuni servizi importanti nel 2023: GO Sharing, olandese, che aveva acquisito l’italiana Zig-zag, abbandona Roma a gennaio 2023 e in primavera anche Milano, Torino e Firenze. Acciona, che era presente a Roma e Milano, si ritira dall’Italia a fine aprile 2023. Nel 2022 aveva già chiuso Mimoto, pochi mesi dopo essere stata acquisita da Helbiz. Nel giro di pochi mesi le flotte di scootersharing si riducono di quasi la metà e i servizi passeranno da 22 a 10.

La novità degli ultimi anni nella sharing mobility: i monopattini

Il monopattino elettrico, parte integrante del settore della micro-mobilità, è pensato per rispondere alle esigenze degli utenti per gli spostamenti dell’ultimo miglio. Riemergendo dai ricordi d’infanzia e rivisitati con un tocco tecnologico, i monopattini elettrici, in condivisione e non, sono diventati protagonisti della sharing mobility negli ultimi anni.

Nel contesto della smart mobility, il 2019 è stato l’anno in cui, in Italia, sono state stabilite nuove regole per i monopattini elettrici e altri mezzi di micromobilità . Il 2020, invece, è stato l’anno in cui queste regole sono state ampiamente applicate. Inoltre, l’uso del monopattino ha ricevuto un ulteriore impulso indiretto dalla pandemia da Covid-19, che ha spinto le persone a limitare l’uso dei trasporti pubblici, cercando alternative che potessero garantire maggiore sicurezza. 

Presto arriveranno nuove regole per i monopattini elettrici nel Nuovo Codice della Strada, previsto per il 2024, che potrebbero includere l’obbligo di mini-targa, assicurazione per i conducenti, obbligo del casco, divieto di sosta sui marciapiedi.

Monopattini in sharing: i dati 2022

In linea con quanto già registrato l’anno precedente, il monopattino-sharing risulta il servizio più utilizzato in Italia guardando al numero di noleggi nel 2022: 25 milioni di noleggi, che rappresentano il 50% di tutti i noleggi realizzati dai servizi di vehicle sharing nel nostro paese, il 38,8% in più del 2021. Trend a cui corrisponde anche un aumento nel 2022 delle percorrenze che arrivano a superare quota 60 milioni di km nel 2022.
Cresce l’offerta di monopattini in condivisione in Italia, estendendosi a tanti nuovi Comuni italiani dove ancora la sharing mobility non era mai arrivata. Il bilancio dei servizi attivi nel 2022 è positivo di 15 unità a cui corrisponde un ulteriore allargamento della flotta che passa da 46 mila a quasi 50 mila veicoli nell’ultimo anno, crescendo dell’8,4% su base annua e decuplicata rispetto al 2019.
Tuttavia, tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 sono più i servizi che chiudono (in alcuni casi perché termina la fase di sperimentazione in determinate città) che le nuove aperture. Esce dal mercato italiano l’operatore Reby, che era presente in sei città, tra cui Bergamo e Napoli. A Roma, è diventato operativo nell’estate 2023 il nuovo bando che prevede 3 operatori e 9mila veicoli (in precedenza erano 7 con oltre 14.500 monopattini). Per quanto riguarda Milano, si è concluso il nuovo bando che prevede 6mila nomopattini in strada tra 3 operatori: Bolt Support Services IT, Voi Technology Italia e emTransit.

Le città dello sharing

La sharing mobility, elemento cardine dell’economia condivisa, sta vivendo un momento di espansione significativa in Italia. Questo modello di mobilità sostenibile, che include servizi come car sharing, bike sharing e scooter sharing, vede per la prima volta un numero maggiore di capoluoghi di provincia con almeno un servizio attivo rispetto a quelli senza, con un rapporto di 62 a 46.

Geograficamente, il Nord Italia si distingue per l’adozione della sharing mobility, con 35 capoluoghi su 48 totali che offrono almeno un servizio di mobilità condivisa, sottolineando la crescente accettazione delle soluzioni di mobilità condivisa in questa regione. Seguono il Centro e il Sud, rispettivamente con 11 su 28 e 16 su 32 capoluoghi di provincia che offrono servizi di sharing mobility. Tuttavia, al termine del 2021, regioni come l’Umbria, il Molise e la Basilicata non presentavano ancora servizi significativi di sharing mobility.

Nel contesto delle smart city, Milano e Roma si affermano come leader nel campo della sharing mobility, dominando la classifica per flotte disponibili, noleggi e km percorsi. Milano si distingue particolarmente per il suo equilibrio tra offerta e domanda nei vari servizi di sharing mobility. Le prime dieci città in termini di offerta di servizi di sharing mobility sono, nell’ordine: Milano, Roma, Torino, Firenze, Palermo, Napoli, Verona, Bologna, Rimini e Bari.

Il risparmio della mobilità condivisa

L’impatto della sharing mobility è evidenziato nel rapporto rilasciato il 10 ottobre 2022 durante la Sesta Conferenza Nazionale di Sharing Mobility a Roma.

Un elemento importante emerso è la crescita esponenziale del mercato della sharing mobility. Nel 2021, il fatturato del settore della mobilità condivisa ha raggiunto i 130 milioni di euro, con un incremento del 52% rispetto al 2020.
Il rapporto offre anche un confronto diretto tra i costi della sharing mobility e quelli della mobilità privata. L’analisi ha dimostrato che un cittadino che sceglie un mix di bicicletta personale, trasporto pubblico e servizi di sharing mobility può risparmiare fino a 3.800 € all’anno rispetto all’uso esclusivo di un’auto privata. È stato inoltre evidenziato che i soli costi fissi legati al possesso di un’auto in Italia potrebbero coprire l’acquisto di tre viaggi giornalieri attraverso servizi di sharing mobility.

I benefici della sharing mobility: la sostenibilità

Dal punto di vista ecologico, i benefici della sharing mobility non si limitano alla natura prevalentemente ecosostenibile della flotta in condivisione, che è per il 94% a emissioni zero. Lo studio “Pollicino” condotto dall’Osservatorio in collaborazione con il Comune di Bologna, TPER, Nordcom e SRM, ha evidenziato il ruolo chiave della sharing mobility nel modellare comportamenti di viaggio più sostenibili.

Gli utilizzatori della sharing mobility, infatti, pur effettuando un numero di viaggi giornalieri simile a chi non ne fa uso, adottano uno stile di mobilità più sostenibile. In particolare, per i loro spostamenti abituali per lavoro, gli utenti della sharing mobility preferiscono limitare l’uso dell’auto (11% contro 24%), utilizzare più frequentemente i mezzi di trasporto pubblici (30% rispetto al 18%) e, seppur di poco, si spostano a piedi più spesso (26% contro 24%).

La sharing mobility ha un impatto significativo anche sulla proprietà dell’auto all’interno della famiglia: tra i suoi utenti, il 44% afferma di non possedere un’auto in famiglia, rispetto al 14% dei non utenti; il 40% ne possiede una, rispetto al 54% dei non utenti; e solo il 17% ne possiede due o più, contro il 32% dei non utenti. In conclusione, la sharing mobility non solo contribuisce a un ambiente più pulito, ma promuove anche comportamenti di mobilità più sostenibili.

Sharing mobility e startup

La sharing mobility è un fenomeno innovativo che sta vedendo un notevole contributo da parte di startup provenienti da tutto il mondo. Queste imprese stanno alimentando la crescita del settore attraverso soluzioni, prodotti e servizi innovativi che facilitano, ottimizzano e semplificano la condivisione dei mezzi di trasporto tra gli utenti.

QUI 23 STARTUP ITALIANE DELLA SMART MOBILITY

Telepass: l’innovazione nella sharing mobility

Telepass ha lanciato nel 2019 la sua prima call per selezionare startup, software house e  technology provider. L’obiettivo è di proporre soluzioni e servizi innovativi per la mobilità nelle città, e non solo. Questo per sfruttare il potenziale innovativo delle giovani imprese e innescare un processo virtuoso che porti eventualmente a future, nuove collaborazioni. “Telepass Pay Ecosystem: una call per l’ecosistema di mobilità integrata” si è chiusa il 29 novembre 2019. A gennaio 2020 è stato diffuso il nome dei vincitori, che hanno poi avuto la possibilità di approfondire il loro progetto con il top management e il team IT di Telepass.

Carpooling: la nuova frontiera della Sharing Mobility

Nel panorama italiano della sharing mobility, un settore in forte crescita è il carpooling. Questa forma di condivisione, utilizzata sia per spostamenti extra urbani (Carpooling extra-urbano) o legati al lavoro (qui definito Carpooling aziendale), incarna perfettamente il concetto di sharing mobility.

Il carpooling aziendale ha registrato negli ultimi anni un’impennata del numero di iscritti, con un incremento medio annuo del 75% dal 2015. Alla fine del 2018, gli iscritti erano 277 mila, di cui l’85% utilizzava il servizio di sharing mobility Jojob. Le donne rappresentano circa il 40% del totale degli iscritti.

In linea con l’espansione della mobilità condivisa, i viaggi in carpooling hanno registrato un significativo incremento tra il 2017 e il 2018. I servizi di carpooling Bepooler e Jojob hanno rispettivamente raddoppiato e quintuplicato le loro performance, mentre Up2go ha registrato un sorprendente +800% nell’ultimo anno. Questo trend positivo riflette l’aumento delle distanze percorse in modalità carpooling, con un tasso medio di crescita del +196% tra il 2015 e il 2018. La condivisione dei viaggi per spostarsi da casa a lavoro avviene nella quasi totalità dei casi, come prevedibile, durante i giorni feriali (96%).

Gli incentivi che promuovono il carpooling

Un fattore determinante del carpooling aziendale, e della sharing mobility in generale, è l’adozione di incentivi per modificare le abitudini di mobilità individuali. Le aziende e i fornitori di servizi di sharing mobility collaborano per sviluppare piani di incentivazione per i dipendenti che scelgono il carpooling. Offerti premi in denaro, accesso a parcheggi gratuiti o aziendali, e buoni acquisto.

(Articolo inizialmente pubblicato nel 2020 e aggiornato al 04/02/2024)

Articolo originariamente pubblicato il 31 Lug 2023

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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