Nonostante tutto, la shared mobility è la tendenza prevalente nel settore dei trasporti.
I lockdown imposti in tutto il mondo a causa della pandemia da Covid-19 e le misure di distanziamento sociale stanno dando forma a una nuova era per l’industria della mobilità, dato che le persone hanno interrotto o ridotto in modo significativo i viaggi, sia su scala internazionale che a livello micro, limitando i movimenti all’interno delle città.
Nonostante questa temporanea interruzione, i trend a lungo termine sembrano supportare la crescita della shared mobility, o sharing mobility, perché servizi come il ridesharing e la micromobilità hanno margini di crescita sia nei mercati maturi che in quelli in via di sviluppo. Inoltre, è probabile che i principali motori per l’adozione di servizi di shared mobility – la domanda di forme di trasporto rapide, convenienti e pratiche – rimangano invariati in un mondo post-pandemico.
Anche se le aziende di mobilità stanno lottando per sopravvivere nel contesto attuale, sono già emerse opportunità che possono aiutare alcuni di questi player a prosperare in questi tempi incerti. Alcune società di ridesharing hanno virato verso i servizi di consegna, altre hanno beneficiato delle opportunità di partnership emerse dalle difficili condizioni del trasporto pubblico delle città e hanno contribuito al trasporto urbano dei lavoratori.
Molti centri urbani europei hanno abbracciato la tendenza di chiudere le strade al traffico automobilistico per dare ai pedoni lo spazio per il social distancing e per promuovere l’uso di biciclette e veicoli elettrici, che alla fine potrebbero portare i cittadini a vedere la micro mobilità in una luce più positiva.
Shared mobility, la difficoltà dei modelli capital-intensive
Nel 2019, a livello globale gli investimenti nella shared mobility sono diminuiti del 50% rispetto al 2018, mentre le valutazioni mediane hanno registrato un calo del 49% su base annua.
Questa discesa potrebbe essere il risultato di un maggiore scetticismo da parte degli investitori verso il modello di business di società che pur essendo promettenti non riuscivano a realizzare profitti, mentre continuavano a bruciare ingenti risorse. Il Covid-19 ha accentuato questa tendenza, inducendo gli investitori a chiedersi se il business model di queste società sia sostenibile a lungo termine, soprattutto nelle fasi in cui l’intero settore si trova ad affrontare una contrazione.
I più grandi investimenti in shared mobility nel 2020
Prima dell’epidemia di Covid-19, gli investitori si fidavano a finanziare startup in rapida crescita nonostante la bassa redditività, ma la pandemia ha spostato l’attenzione verso la ricerca di un modello di business redditizio o verso aziende con un chiaro percorso di redditività. Mentre le startup di mobilità condivisa hanno spesso un modello di business fortemente capital-intensive, con alti tassi di cash burn utilizzati per costruire e gestire la flotta di veicoli, le piattaforme focalizzate sul software, con esigenze di Capex relativamente più leggere, dovrebbero essere in una posizione di vantaggio per l’attuale situazione di mercato poco favorevole.
La valutazione media pre-money nella shared mobility
Il contesto attuale offre opportunità per investitori strategici che vogliono aumentare la loro esposizione sullo spazio della mobilità condivisa. Secondo un’analisi Pitchbook, le società tecnologiche con un interesse strategico nei trasporti – come Alphabet, Amazon, Tencent, Intel – e le case automobilistiche più grandi e ben capitalizzate, come Toyota, rimarranno probabilmente acquirenti attivi.
I recenti accordi nel settore della shared mobility supportano la tesi secondo cui gli investitori restano disposti ad assumere la proprietà di grandi startup del comparto.
Il “cash burn” medio delle startup in quattro settori
Il declino del trasporto pubblico potrebbe favorire crescita
Il numero senza precedenti di lockdown nelle città di tutto il mondo e la chiusura dei trasporti pubblici hanno comportato riduzioni significative del numero di passeggeri in diverse aree geografiche. Negli Stati Uniti, il numero di utenti del trasporto pubblico è diminuito del 70% nel secondo trimestre del 2020 e e nello stesso periodo è calato del 78% sia in Francia che in Italia. Durante il picco della crisi a Wuhan, le autorità cinesi hanno imposto la chiusura dei mezzi pubblici, costringendo le persone impegnate in lavori essenziali a spostarsi con mezzi alternativi.
Ma anche con la riapertura delle economie e con il ritorno dei pendolari al lavoro, è altamente possibile che la maggioranza eviterà i trasporti pubblici se sono disponibili altri mezzi di shared mobility. Secondo uno studio di IBM, oltre il 20% dei consumatori statunitensi ha dichiarato di voler smettere di usare autobus, metropolitane e treni.
Lo spostamento nel comportamento dei consumatori dal trasporto pubblico a favore della mobilità condivisa potrebbe guidare una crescita significativa nel settore. Le città vorranno collaborare con i player di shared mobility per offrire un servizio complementare ai loro servizi di trasporto pubblico.
Le città di Miami, Abu Dhabi e Berlino hanno già avviato collaborazioni con startup nell’ecosistema della shared mobility, per garantire il trasporto degli operatori sanitari essenziali per le loro strade.
Le misure di distanziamento e il dibattito sulla micromobilità
La micromobilità potrebbe aiutare le città a implementare le misure di distanziamento sociale per i viaggiatori, risolvendo anche i problemi esistenti relativi a traffico ed emissioni inquinanti. Città del Messico, Berlino e Milano sono alcuni esempi di città che hanno costruito un’ampia rete di piste ciclabili. Secondo Micromobility Industries, più di 200 città nel mondo hanno chiuso alcune strade parzialmente o completamente per trasformarle in zone pedonali o piste ciclabili. Queste iniziative danno spazio all’espansione dei servizi di micromobilità. La pandemia offre ai sindaci la possibilità di rimodellare le città con un minore traffico automobilistico e inquinamento ridotto.
In Asia, il bike sharing sembra crescere in modo esponenziale con il ritorno al lavoro delle persone normalmente abituate a muoversi con i mezzi pubblici, con una crescita a Pechino del 63% su base annua nell’uso delle biciclette a noleggio rispetto all’anno precedente. DiDi Bike, la consociata di bike sharing della società DiDi Chuxing, ha registrato un aumento del volume di biciclette del 90% rispetto al livello registrato durante la crisi (Didi Chuxing ha successivamente condotto un round di investimento da 1 miliardo di dollari in Didi Bike a fine aprile 2020).
Un simile trend di crescita per la micromobilità e soprattutto per il bike sharing è stato rilevato anche in Europa. Ma se l’Europa e l’Asia sono aree in cui c’è una maggiore probabilità che i cittadini optino per soluzioni di micromobilità in sostituzione dei mezzi pubblici, è più facile che i consumatori statunitensi considerino il possesso di un’auto individuale o il ridesharing come la loro migliore alternativa.
Shared Mobility nei servizi di delivery
La crescita esponenziale nella domanda di delivery di cibo, alimentari e farmaci rappresenta un’enorme opportunità per i fornitori di ridesharing, che può aiutare a compensare il calo delle entrate del core business e ottenere nuove fonti di entrate.
Uber Eats, ad esempio, ha registrato una crescita dell’89% su base annua dei gross booking nel secondo trimestre del 2020, un risultato che ha aiutato la società a controbilanciare la perdita nella sua attività di ridesharing. Didi Chuxing ha anche lanciato a marzo 2020 un servizio di consegna di cibo in oltre 20 città, con un focus su generi alimentari e altri prodotti di consumo.
Le aziende che hanno costruito o stanno costruendo l’infrastruttura operativa e logistica per la shared mobility condivisa potrebbero entrare in diversi settori verticali e continuare a beneficiare di fonti di ricavo aggiuntive.
Il futuro della mobilità deve ancora essere scritto
È chiaro che tutti i sistemi di mobilità sono stati fortemente colpiti dalla pandemia di Covid-19. I lockdown prolungati nelle città, le misure di distanziamento sociale e i requisiti in materia di igiene hanno fatto diminuire la domanda di servizi di mobilità, mentre è aumentata la complessità operativa legata a questi business. È molto probabile che i consumatori cambieranno i loro comportamenti nei confronti della mobilità e quindi le organizzazioni all’interno dell’ecosistema dovranno sviluppare strategie che aiuteranno a plasmare il futuro dei trasporti.
Le domande a cui le aziende che operano nel settore devono rispondere sono le seguenti: quali sono gli impatti del Covid-19 sui modelli di mobilità nel medio-lungo termine? Quali sono le risposte strategiche più appropriate per i responsabili delle politiche di mobilità e i fornitori di servizi nel mondo post-Covid? Quali sono le opportunità che emergeranno dalle perturbazioni create dall’epidemia di pandemia? Le aziende di mobilità dovranno adattarsi rapidamente e prepararsi per una nuova era per i trasporti.
(Questo articolo è stato pubblicato sul secondo numero di “The Society Magazine-Decrypting Tomorrow”, un progetto editoriale di U-Start che ambisce a rappresentare un nuovo strumento di informazione ed education nel mondo del VC, dando una visione a 360 gradi del panorama italiano ed internazionale)