“Si parla tanto di mobility as a service, ma poi di concreto che cosa si fa?” è la domanda provocatoria che Gabriele Benedetto, amministratore delegato di Telepass, di recente ha posto in alcune occasioni pubbliche. Piovono i report sulla smart o new mobility che dir si voglia, ma se poi vuoi davvero muoverti in città in modo intelligente devi tenere sullo smartphone una ventina di app (sono quelle che ho sul mio in questo momento…) e in qualche caso due diverse anche dello stesso player (per esempio FreeNow e ShareNow, una per il taxi e l’altra per il car sharing, o ATM Milano e BikeMi, i servizi pubblici e il bike sharing station based). “La quantità di app è il segnale più evidente della difficoltà di creare un vero ecosistema per la smart mobility”, spiega Benedetto. “Che cosa succede nei fatti? Si continuano a seguire modelli operativi che non favoriscono l’integrazione”. E quindi non permettono di avere un’esperienza di mobilità semplice, fluida e veloce passando da un mezzo all’altro, dal treno al monopattino e alla metropolitana, ad esempio. Lui ci crede, visto che tre anni ha investito sulla startup Urbi, che lavora proprio sull’integrazione dei servizi di mobilità.
iCityRank 2019, i parametri della mobilità sostenibile
Che ci sia ancora molto da fare lo conferma il nuovo iCityRank di FPA, che è ormai il termometro della qualità urbana in Italia. Una sottolineatura: le 3 città più smart d’Italia (Milano, Firenze e Bologna) sono quelle ai vertici nella categoria “Trasformazione Digitale”. Cogliere le opportunità dell’innovazione, però, non può significare soltanto lanciare app e nuovi servizi, carte di credito ai tornelli e monopattini sui marciapiedi. “Oggi non si può pensare di governare una città in maniera intelligente se non si possono governare i dati“, ha ricordato in occasione della presentazione della classifica annuale Gianni Dominici, direttore di FPA. E come si fa? “Attraverso processi che mettano insieme gli operatori pubblici e quelli privati che li producono e li detengono”. Insomma, a far da soli non si va da nessuna parte.
Si stanno attivando questi processi? Ancora poco. La mobilità sostenibile è uno dei parametri con cui l’iCityRank valuta le città italiane. Al primo posto c’è sempre Milano ma si accorciano le distanze con gli altri centri, soprattutto quelli medi. Resta indietro il Sud che fatica a trovare un suo passo. 16 sono gli indicatori utilizzati per valutare il grado di mobilità sostenibile. Eccoli
Le città ai vertici eccellono per il livello del trasporto pubblico locale, la diffusione del car sharing o l’estensione delle aree pedonali. Ma alla voce intermodalità rispondono ancora in poche: va segnalata la buona performance di Lodi…
Collaborazione e dati per l’integrazione dei servizi di mobilità
Semplificare l’esperienza degli utenti e non solo per i pagamenti
“Va semplificato l’esperienza degli utenti e non solo per i pagamenti”, sostiene Benedetto, che ha reso nota l’entità della transazioni di TelepassPay: “Nel 2019 abbiamo fatto muovere 500mila viaggiatori per un equivalente di 250milioni di servizi con un sistema caratterizzato dall’assenza di barriere fisiche e digitali“. Dal pagamento del parcheggio a quello dello skipass, dal bollo auto al lavaggio dell’auto. E adesso anche le polizze assicurative. “Si parla tanto di smartmobility, ma si sta chiudendo solamente la prima fase: quella degli asset e delle infrastrutture per la new mobility. Per diventare smart c’è bisogno di più: interoperabilità, inclusione e data sharing. Sono curioso di vedere chi lo capirà prima tra regolatori locali e operatori”.