I modelli di mobilità urbana sono in evoluzione, e questa evoluzione si chiama Mobility as a service (MaaS). Una strada inevitabile: oggi, le città coprono il 2% della superficie terrestre ma ospitano già il 55% della popolazione, ed è previsto che arrivino ad accoglierne il 66% nel 2050 (fonte: UN): 5 miliardi di persone che ogni giorno si spostano per lavoro, per esigenze o interessi personali.
La domanda di servizi e infrastrutture di mobilità è quindi destinata a crescere in modo esponenziale, e non sarà soddisfatta potenziando semplicemente l’ecosistema in essere. Senza contare che le amministrazioni devono dare priorità alla sicurezza delle persone e alla sostenibilità, tenuto conto che già oggi il 90% degli abitanti è esposto a livelli di inquinanti pericolosi per la salute. Non da ultimo, è importante considerare il tema dell’inclusività: oggi, solo il 14,4% delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbani, contro il 25,5% del resto della popolazione.
Creare un modello di MaaS non è facile, ma la tecnologia per abilitarlo già esiste: vediamo l’esempio di SkedGo, provider australiano dal target internazionale che permette di creare applicazioni di mobility as a service su misura.
Mobility as a service: mettere la persona al centro
Oltre a sostenere l’evoluzione della mobilità ibrida ed elettrica, da anni le città si stanno preparando al futuro introducendo interessanti declinazioni della sharing economy come il bike sharing, il carpooling, il car sharing, ride sharing, fino ai recenti monopattini elettrici in condivisione, il tutto in aggiunta ai tradizionali taxi e mezzi pubblici come bus e metropolitane, che restano la spina dorsale della mobilità urbana. Fin qui, però, nessuna rivoluzione: la città ragiona in termini di aumento dell’offerta per far fronte, con strumenti il più possibile sostenibili, all’impennata della domanda. C’è poca smart city in tutto ciò.
La Mobility as-a-service (MaaS) propone un cambio di paradigma, poiché non mette più al centro il servizio, ma la persona: a quest’ultima interessano relativamente poco i mezzi, ma chiede di potersi spostare in modo efficiente da A a B nel minor tempo possibile, con un tariffa unica e all’interno di un sistema integrato di mobilità urbana in cui rientrino sia servizi pubblici che privati. La MaaS è la risposta a questa esigenza.
Integrazione, la chiave della Mobility as a Service
L’aspetto rivoluzionario della MaaS è l’integrazione. In questo modo, l’utente potebbe, volendo, percorrere a piedi un breve tratto di strada e spostarsi con la sua auto fino alla fermata del bus (l’app, nel frattempo, gli riserverà un posto auto nel parcheggio antistante), prendere la metropolitana, poi un’auto dibita a car sharing, e concludere in monopattino in un’area a traffico limitato: il tutto usando una sola app mobile, prenotando un solo percorso e con un’unica tariffa “as-a-service” pagata direttamente da smartphone, magari in funzione della distanza concretamente percorsa.
L’esempio è un po’ estremizzato, ma rende l’idea dell’integrazione, della flessibilità e del modello on-demand tipici della MaaS. Soprattutto, rende bene l’idea della distanza con la situazione attuale, dove i servizi di mobilità sono ancora indipendenti, poco (o non) coordinati e hanno una loro tariffazione che di solito non dipende dalla tratta effettiva.
Oggi, le persone vivono con decine di app nei loro smartphone, acquistano biglietti che non sfruttano al 100%, devono verificare al momento la disponibilità dei mezzi condivisi, iscriversi a più provider concorrenti, imparare a navigare diverse user interface e via dicendo. Il risultato? In molti casi, usare la macchina (e inquinare) è ancora l’unica opzione che offra tempi di percorrenza e costi più o meno certi.
Il paradigma MaaS semplificherebbe la frammentazione e la complessità attuale fornendo al cittadino uno strumento unico e integrato per i suoi spostamenti, e ai provider dei servizi di mobilità una piattaforma con cui raggiungere l’utente e migliorare la sua esperienza. Con questo sistema, infatti, tutti i dati dei servizi pubblici e privati vengono fatti confluire in tempo reale in un’unica piattaforma che li orchestra, genera la migliore soluzione per l’utente, gestisce il viaggio e si fa carico anche della parte economica proponendo una sola tariffa (as-a-service) per l’utente e poi distribuendola ai vari provider.
Tutto ciò andrebbe a creare un sistema che promuove l’incontro di modalità di trasporto sostenibili, green, tutela la salute delle persone (scoraggiando l’uso dell’auto o promuovendo percorsi a piedi), abbatte gli sprechi energetici e crea modelli di business innovativi. A proposito di business, si pensi alle aziende, che potrebbero destinare parte della propria flotta inutilizzata a car sharing, realizzando un nuovo canale di introito. MaaS è dunque anche un’opportunità di business: secondo Deloitte, da 1.500 miliardi di dollari/anno entro il 2030.
Il ruolo dei provider MaaS: il caso SkedGo
L’abilitazione di un modello di Mobility as a Service (MaaS) rappresenta una sfida complessa che va oltre l’implementazione tecnologica. Sebbene la tecnologia sia essenziale, la vera complessità risiede nella creazione e nello sviluppo di un ecosistema collaborativo che leghi tutti i soggetti, sia pubblici che privati, coinvolti nella mobilità urbana. Una sfida in piena regola.
Come spesso accade, la tecnologia sottostante è già disponibile. Un provider interessante in questo settore è SkedGo, un’azienda australiana (ora presente anche in Germania, UK, Argentina e Vietnam) che si pone come missione “consentire alle istituzioni (trasporto pubblico), alle aziende e alle startup di creare le proprie applicazioni MaaS su misura senza dover reinventare la ruota”. Il target preferenziale è costituito da municipalità, provider di trasporti pubblici e privati, aziende automotive (che possono fornire una soluzione MaaS all’interno dei propri veicoli o in app mobile) e di altri settori che decidano di sfruttare le opportunità di MaaS mettendole a disposizione dei dipendenti e/o dei clienti.
Studiando l’offerta e il modello di business di SkedGo, emergono due concetti interessanti: quello della piattaforma e del viaggio multimodale, ovvero ottimizzato per l’impiego di diversi mezzi di trasporto, con un occhio sempre vigile alla sostenibilità (è anche prevista un’indicazione della CO2 risparmiata). Allo spostamento in senso stretto possono essere associati servizi extra come il parcheggio, magari riservato in-app presso provider privati, oppure mille altre opportunità come la prenotazione di un tavolo al ristorante o l’acquisto di un biglietto per un evento. Tutto coordinato e gestito da una sola app, che di fatto potrebbe diventare il cuore pulsante della smart mobility cittadina.
SkedGo: un’app predefinita e una piattaforma di API
SkedGo ha due linee d’offerta principali: un’applicazione mobile per l’utente finale (TripGo), e una piattaforma di API che permette alle istituzioni e alle imprese di integrare il servizio TripGo nelle proprie app, in modo flessibile e componibile secondo i dettami della API Economy.
TripGo è l’applicazione mobile dedicata all’utente finale (SaaS), scaricabile gratuitamente per iOS e Android, già integrata con centinaia di fornitori di servizi (treni, bus, metropolitane, car sharing, bike sharing…) e disponibile in 200 location al mondo, tra cui una decina di città italiane (Milano, Roma, Torino, Palermo, Bologna…). Un aspetto interessante è l’integrazione diretta con l’agenda dei dispositivi mobile, che di fatto trasforma l’app in un assistente personale.
Particolarmente interessante è la mobility platform di SkedGo, ovvero l’insieme dei servizi che l’azienda dedica all’universo B2B. Tra questi le TripGo API a cui accennato: una singola piattaforma di API che permette di integrare, in modo relativamente semplice, i servizi di TripGo nelle applicazioni di terze parti, sfruttando le integrazioni predefinite con i provider di mobilità, con i sistemi di pagamento e di prenotazione. Tra i suoi servizi, SkedGo propone inoltre la realizzazione di app in White Label totalmente personalizzate in funzione delle esigenze dei propri clienti. Un’azienda, per esempio, potrebbe voler fornire ai dipendenti un sistema evoluto di pianificazione degli spostamenti che misceli i provider di trasporto pubblico e privato con i servizi erogati dall’azienda stessa (es, servizi shuttle per i dipendenti), così da favorire al massimo la personalizzazione.
I concetti di modularità e flessibilità sono dominanti: SkedGo può integrarsi nativamente e orchestrare i dati di centinaia di fornitori di servizi di mobilità, di pagamento e parcheggi, ma anche informazioni in tempo reale sul traffico, sulla qualità dell’aria, sugli eventi, sulle previsioni atmosferiche ecc, andando così a comporre servizi MaaS totalmente custom in funzione dell’obiettivo del proprio cliente, dal Comune alla singola organizzazione. Ed è su queste premesse che il modello MaaS, una volta vinta la sfida della collaborazione tra enti diversi, può realmente accompagnarci verso il futuro.