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Micromobilità elettrica: come la ricarica può evitare la sosta selvaggia di bici e monopattini

Il sistema di ricarica per la micromobilità elettrica in condivisione è attualmente poco razionale. In Europa si usano le docking station, che potrebbero ridurre il disordine nella consegna dei veicoli. Ed essere collegate alla rete di illuminazione pubblica

Pubblicato il 04 Nov 2020

Francesco Sellari

Micromobilità e tecnologie (Photo by 🇨🇭 Claudio Schwarz | @purzlbaum on Unsplash)

Il sistema della ricarica per la micromobilità elettrica sembra essere l’ingranaggio più fragile di un’offerta di servizi che risponde bene alle nuove esigenze del trasporto cittadino. Anche a causa del Covid19, infatti, sempre più persone preferiscono il noleggio di piccoli e comodi mezzi elettrici, come alternativa al trasporto pubblico. Parliamo di e-bike, scooter e soprattutto monopattini. Questi ultimi hanno conosciuto un boom dopo il lockdown. A settembre 2020, servizi di noleggio di monopattini erano presenti in 17 città, con una flotta di 27.000 mezzi.

La formula free floating, “a flusso libero”, offre la possibilità di prendere e lasciare il mezzo in qualsiasi luogo all’interno dell’area coperta dal servizio. Grande comodità che determina però alcune criticità. In primis, la sosta selvaggia dei monopattini: una nuova barriera architettonica per i cittadini disabili. Una soluzione ibrida, composta da free floating più stazioni di ricarica, potrebbe risolvere il problema, aprendo a nuove prospettive di business.

Ricarica per la micromobilità elettrica: come funziona

Come funziona oggi il sistema di ricarica per la micromobilità elettrica in condivisione? Per i mezzi con batterie estraibili, in prevalenza scooter e biciclette a pedalata assistita, la ricarica è a carico degli addetti dell’operatore che fornisce il servizio. Quando necessario, intervengono a sostituire le batterie. Per i monopattini elettrici, invece, si è sviluppato un business complementare i cui protagonisti sono i juicer. I juicer sono lavoratori autonomi che, con un meccanismo simile a quello degli addetti del food delivery, vengono pagati in base al numero di monopattini che riescono a caricare. Quotidianamente, perlustrano l’area di copertura del servizio in furgone, prelevano i monopattini scarichi e li riposizionano carichi, seguendo le indicazioni di un algoritmo che li premia in base all’orario di riconsegna. In genere, un monopattino carico è pagato di più se riconsegnato il mattino presto, pronto per chi lo noleggia per recarsi in ufficio.

Ricarica per la micromobilità: l’alternativa delle docking station

Il sistema è tutt’altro che razionale. E rischia di compromettere in parte i benefici ambientali della sharing mobility, visto che per recuperarli i juicer spesso utilizzano inquinanti furgoni a diesel. L’alternativa in via di sperimentazione in alcuni Paesi dove la sharing mobility è più radicata consiste nell’installazione di stazioni di ricarica per la micromobilità. Sono conosciute come docking station e hanno la doppia funzione di ricaricare i mezzi e di parcheggiarli, mettendo ordine su piazze e marciapiedi. È un settore molto recente nel quale operano ancora poche aziende, in prevalenza statunitensi. Charge e Swiftmile hanno di recente portato le proprie stazioni di ricarica anche in Europa, rispettivamente a Parigi e Berlino. Kuhmute è una startup che propone stazioni universali per caricare qualsiasi mezzo, compresi hoverboard o carrozzine per disabili. Queste stazioni di ricarica possono teoricamente servire tutte le flotte di piccoli mezzi elettrici operanti in una città.

Stazioni di ricarica per la micromobilità: a chi conviene?

Chiaramente, l’adozione di stazioni di ricarica per la micromobilità non significa perdere la comodità del sistema a flusso libero. Queste sperimentazioni ci dicono tuttavia che il futuro della micromobilità elettrica potrà essere incanalato in un approccio ibrido. Un sistema che potremo definire di “smart picking”: fatta salva la possibilità di lasciare il mezzo in un punto qualsiasi dell’area di copertura, si possono immaginare schemi di business che premiano l’utente che lascia il monopattino nella stazione di ricarica. È una soluzione vincente per tutti: per l’utente non ci sono ulteriori costi; la società di sharing può risparmiare sui costi di gestione, ricarica e manutenzione, pagando una fee all’azienda che fornisce le docking station; l’amministratore pubblico risolve il problema della sosta selvaggia dei monopattini.  A ciò si aggiunge la possibilità dell’analisi dati per capire dove posizionare le stazioni e le abitudini di uso degli utenti.

Stazioni di ricarica: come abilitarle con la rete dell’illuminazione pubblica

La soluzione ai problemi connessi al proliferare dei monopattini sta dunque nella dotazione infrastrutturale della città. “Le città hanno una ricchezza che è la rete dell’illuminazione pubblica e che può essere utilizzata per supportare la micromobilità” ci dice Mauro Carulli, di Alosys, società che ha sviluppato e realizzato un dispositivo in grado abilitare, in maniera semplice e con costi ridotti, le stazioni di ricarica per la micromobilità elettrica.

Alosys Switch è infatti uno speciale commutatore in grado di alimentare le docking station prelevando la corrente dalla trifase dell’illuminazione pubblica. L’istallazione non necessita nuovi scavi, cablaggi o nuovi adeguamenti normativi. In questo modo le stazioni di ricarica sono facilmente alimentate h24. “Tutti sono in corsa per trovare la soluzione per la ricarica delle macchine elettriche ma sembra che in Italia nessuno si stia interessando alla ricarica delle nuove forme di mobilità – aggiunge Carulli – La potenza erogata dalla rete dell’illuminazione pubblica può rispondere facilmente alle esigenze di ricarica di monopattini e bici elettriche. Noi ci rivolgiamo alle Esco e alle amministrazioni pubbliche per fornire il meccanismo di abilitazione delle stazioni di ricarica. A cui aggiungiamo la competenza per scegliere la docking station più pertinente per le caratteristiche del servizio e tutti i dati di analisi di questa gestione”.

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Francesco Sellari
Francesco Sellari

Giornalista e videomaker. Segue da diversi anni il settore della ricerca nel campo elettrico ed energetico. Si occupa anche di innovazione e sostenibilità ambientale.

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