Il Recovery Plan per le infrastrutture per la mobilità: come indirizzare le risorse del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) destinate a far ripartire l’Europa dopo la pandemia? Perché puntare (anche) sulle infrastrutture destinate a migliorare il nostro modo di muoversi? Cosa si può fare in particolare? E cosa si sta già facendo?
Se ne è parlato al recente EY Summit Infrastrutture “Costruzioni e Intermodalità”, durante il quale sono stati diffusi i risultati di un’indagine EY-SWG che ha coinvolto 400 manager e dirigenti italiani. Tema: il settore infrastrutturale, con un focus su Recovery Plan, Mobilità sostenibile e Smart City.
È emerso che, per il 95% dei manager italiani, è necessario un nuovo piano integrato capace di esprimere una visione di insieme delle priorità del Paese. Tra le priorità del piano, dopo le infrastrutture digitali (71%), seguono i sistemi integrati di mobilità (50%), tallonati da alta velocità ferroviaria (43%) e infrastrutture sanitarie (41%).
Investire in infrastrutture per la mobilità è essenziale per garantire la crescita dello sviluppo economico del Paese, dice l’indagine EY (scaricabile qui). Obiettivi cardine degli investimenti in infrastrutture di mobilità dovrebbero essere la sostenibilità ambientale e il collegamento centro-periferie. I driver della mobilità sostenibile? La promozione di modalità di trasporto alternativo e l’adozione di soluzioni tecnologiche altamente innovative quali per esempio il treno supersonico Hyperloop o i treni con alimentazione a idrogeno. I gestori delle infrastrutture di mobilità, prosegue il report, dovranno focalizzarsi sull’innovazione con l’obiettivo di ottenere una mobilità più smart, sostenibile e resiliente. Dovranno inoltre sviluppare una visione più integrata dei servizi al cittadino e della pianificazione territoriale. Per realizzare le smart cities del futuro, i manager intervistati ritengono che si debbano migliorare le infrastrutture fisiche del trasporto urbano e recuperare gli spazi abbandonati. Ma bisogna anche superare la contrapposizione tra pubblico e privato per la riprogettazione delle città.
“La sfida non è tanto il cosa fare, ma i tempi per realizzare le infrastrutture” ha detto Claudio D’Angelo, Transportation Italy Leader, EY, introducendo il panel dedicato a questo tema. “Ci saranno più attori che interverranno per realizzare le infrastrutture e sicuramente cambierà il ruolo dei gestori. Poi c’è il tema delle tecnologie, che va di pari passo con quello della sostenibilità: più del 50% dei player intervistati per la nostra ricerca ha messo al centro questa tematica. Inoltre più di uno su due sostiene che IoT e analoghe tecnologie sono mature, ma c’è un gap di realizzazione sul territorio nazionale”.
Roberto Tomasi, CEO di Autostrade per l’Italia, ha sottolineato l’importanza di due elementi: competenze e ammodernamento delle strutture. “Senza competenze, le risorse finanziarie non bastano. Il nostro Gruppo è composto da 9008 persone, 1200 assunte negli ultimi due anni, 3000 ne assumeremo nei prossimi 3 anni. Abbiamo un presidio tecnologico nel mondo del digitale, ma senza le competenze non possiamo rafforzare le nostre capacità”.
“Occorre poi monitorare le infrastrutture che abbiamo per gestirne l’invecchiamento, dato che il 50% è stato costruito prima del 1970” ha proseguito Tomasi. “Dobbiamo provvedere all’ammodernamento nei prossimi 20/30 anni. Per far questo, il digitale è fondamentale. La trasformazione digitale è a 360 gradi ed è un’opportunità di reskilling per le nostre persone”.
Infine il CEO di Autostrade ha ribadito l’importanza di ridurre i tempi troppo lunghi della burocrazia: “Per affidare una gara pubblica servono circa 500 giorni: è troppo. Servirebbero 6 mesi. La sfida è arrivare a un quarto del tempo di quello attualmente impiegato”.
Dopo aver illustrato vari progetti in corso di realizzazione – Napoli-Bari, Roma-Bari, terzo valico e nodo di Genova – Francesco Quintano, Direttore Centrale Strategie, Pianificazione, Innovazione e Sostenibilità delle Ferrovie dello Stato Italiane, ha ribadito l’importanza del PNRR per le infrastrutture del Paese, in particolare per il Sud. “Dopo la pandemia, la ripresa economica e il rilancio del turismo non possono prescindere dalle infrastrutture. Lo smart working ha modificato l’assetto della modalità e le abitudini di viaggio. Mobilità e turismo sono i settori più colpiti. Nel 2020 c’è stata una riduzione della domanda di trasporto del 35%, un drastico calo della mobilità ferroviaria e un ricorso massivo alle auto. Serviranno 3 o 4 anni per tornare ai livelli di mobilità precedenti e comunque il business dei pendolari subirà l’impatto del cambiamento. Servono servizi di trasporto più sostenibili e intermodali: iniziative cruciali per sviluppare il sistema di mobilità integrato di trasporto merci e anche per sostenere la logistica”.
Sull’intermodalità si è focalizzato anche Armando Brunini, CEO di SEA. “È un tema cruciale non solo per rendere un servizio più efficace agli utenti, ma anche perché si incrocia con quello della sostenibilità. Il 60% dell’inquinamento atmosferico deriva dal traffico veicolare, dicono i test effettuati sugli aeroporti. Passare dalla gomma al ferro è uno dei contributi per ridurre l’impatto ambientale del trasporto aereo”. Brunini ha poi comunicato che sull’aeroporto Milano Linate è quasi pronta la M4, che arriva in centro città in pochi minuti. E a Malpensa ci sono progetti di miglioramento delle infrastrutture ferroviarie.
Per Ugo Salerno, Presidente e Amministratore Delegato di RINA, Registro italiano navale (in pratica la multinazionale che attribuisce una valutazione alle navi), i “tempi di realizzazione delle infrastrutture sono uno dei punti fondamentali. Serve un manager con ruolo multidisciplinare che segua il progetto dalla nascita alla valutazione legale”.
Smeraldo Fiorentini, Direttore Generale Divisione Transportation & Logistics di Almaviva, aggiunge: “Nel settore c’è una mancanza di programmazione cronica e di una visione di sistema. Questo ha prodotto un gap che consiste non tanto nella carenza di infrastrutture fisiche ma nel non seguire i problemi reali della mobilità. C’è insufficienza di collegamenti di primo e ultimo miglio verso le mete principali (stazioni, aeroporti). Poi ci sono problemi di sicurezza sulle strade e autostrade, oltre che di inquinamento. Dobbiamo essere consapevoli che il sistema trasporti è fondamentale per la competitività del sistema Paese ed evitare i finanziamenti a pioggia”.