Immaginate un treno composto da una capsula che viaggia sospesa all’interno di tubi d’acciaio a bassa pressione. Immaginate ancora che questa capsula, grazie alla compressione e alla levitazione magnetica, possa raggiungere la velocità del suono (1200 km/h) anche trasportando passeggeri: la distanza Milano-Roma sarebbe coperta in soli 25 minuti.
Infine, immaginate che questo treno, pur essendo ultrarapido, utilizzi pochissima energia elettrica e sia persino capace di produrne più di quanta ne consumi puntando su un sistema di recupero energetico, su pannelli solari collocati lungo la parte superiore dei tubi e su un cemento nei piloni che reggono i tubi in grado di assorbire il diossido di carbonio e di restituire ossigeno.
Un film di fantascienza? Non proprio. Il progetto, ambiziosissimo, esiste dal 2013, si chiama Hyperloop e a idearlo, come è noto, è stato una delle menti più conosciute dell’ecosistema globale dell’innovazione: Elon Musk. E, ciliegina sulla torta per gli italiani, anche le aziende made in Italy possono contribuire alla realizzazione di questo treno del futuro.
Per due motivi: primo, il vulcanico fondatore di Tesla, che ha preferito non seguire il progetto in prima persona, ha da poco lanciato, attraverso la sua SpaceX, la Hyperloop Pod Competition, un contest per selezionare progetti di design della capsula in cui dovrebbero viaggiare i passeggeri; secondo: Hyperloop Transportation Technologies, la società che si sta occupando di portare avanti il progetto di Musk, ha stretto una partnership con il venture incubator Digital Magics per fare scouting di imprese italiane eccellenti in ambiti come il design e l’Internet delle cose e portare un pezzo di made in Italy dentro Hyperloop. E lo Ied, Istituto europeo di design, è la prima azienda italiana selezionata per competere alla realizzazione dell’industrial design di alcune aree sensibili come l’esterno e l’interno delle capsule, le stazioni, i piloni e i tubi.
Ma un po’ d’Italia, in Hyperloop, già c’è perché nel team che guida Hyperloop Transportation Technologies, oltre al ceo americano di origine tedesca Dirk Ahlborn, c’è un italiano: Gabriele Gresta, già co-fondatore di Digital Magics, e deputy chairman della società che sta portando avanti l’impresa – quasi utopica – del treno supersonico.
Il percorso nasce nell’autunno del 2013, quando i fondatori della società lanciano una campagna sulla piattaforma di crowdsourcing e crowdfunding JumpStartFund: l’idea non è quella di raccogliere soldi per lo sviluppo dell’iniziativa, ma risorse umane capaci di mettere a punto il progetto nei minimi dettagli.
Ingegneri, fisici e altri professionisti che partecipano con il proprio lavoro – almeno dieci ore alla settimana – ricevono in cambio azioni
della società. Una proposta open source che piace, visto che in 4 settimane aderiscono circa 200 scienziati.
Al momento i professionisti che vi lavorano da ogni parte del mondo sono circa 380, i membri della community che sostiene il progetto sono circa 10 mila, gli investitori accreditati per finanziarlo sono oltre 400, le applicazioni prodotte ogni giorno sono in media 5, tanti quanti i milioni di dollari già “promessi” in crowdfunding per l’imminente fase di finanziamento del progetto.
«Faremo una raccolta di capitali molto presto per preparare una quotazione al Nasdaq – dice Gresta durante un incontro nella sede di Digital Magics – che potrebbe vedere la luce nel secondo quarto del 2016. Inoltre, stiamo ricevendo l’attenzione di molte multinazionali interessate a finanziare o a sponsorizzare il progetto. Vogliamo che Hyperloop venga sostenuto finanziariamente solo da privati».
Hyperloop mira a essere un concentrato hi tech di velocità, sicurezza e sostenibilità: «Basandoci su tecnologie già esistenti, abbiamo concepito – racconta Gresta – una capsula che viaggia dentro un tubo svuotato di aria, con zero resistenza, all’interno del quale c’è un compressore e un sistema di levitazione. Il sistema di tubi è costruito su piloni costruiti a circa 7 metri da terra che avranno un bassissimo impatto ambientale: i terreni su cui costruirli li chiederemo a proprietari terrieri e contadini dando in cambio, tra le altre cose, l’energia elettrica prodotta grazie al treno. Le stazioni, al cui design si sta dedicando in particolare designer e studenti della Ucla, saranno luoghi avveniristici e molto accessibili. In più, si tratterà di un sistema sicurissimo, libero da interferenze atmosferiche, di altri mezzi o di animali, a prova di terremoto, e con un meccanismo di rilevazione di pericoli che, nel caso, può anche arrestare il treno».
Oltre alla sostenibilità ambientale, Hyperloop punta a essere completamente sostenibile anche dal punto di vista economico. Le infrastrutture del treno, che come detto avrà dei meccanismi per generare energia rivendibile, potrebbero costare meno di quelle necessarie per la realizzazione dell’alta velocità.
«Se la tratta della linea high speed Los Angeles-San Francisco ha un costo previsto di 68 miliardi di dollari, la stessa linea con Hyperloop potrebbe costare dai 9 ai 16 miliardi. Comincerebbe a recuperare le spese e a fare utili già dopo 7 anni. Il tutto, senza considerare il trasporto delle merci, soprattutto nelle ore notturne, che potrebbe generare altri ricavi», spiega il deputy chairman.
La prima sperimentazione di Hyperloop sarà condotta in California, nel territorio di Quay Valley, a nord di Los Angeles, dove sta nascendo una smart city completamente sostenibile e a impatto zero. Qui sarà costruita una linea di circa 5 miglia che attraverserà la città e su cui sarà possibile fare tutti i test necessari al lancio di Hyperloop su più larga scala. I lavori scatteranno nel 2016 e i passeggeri potranno iniziare a utilizzare il supertreno di Quay Valley nel 2018.