L'INTERVISTA

I nuovi lavori della mobilità, Carlo Goretti (Telepass): “Servono professionalità trasversali”

La trasformazione in atto nella mobilità ha bisogno di esperti, consulenti, tecnici. Quali sono le nuove figure professionali per la smart mobility? Quali competenze servono? Quali i percorsi formativi? Lo spiega a EconomyUp il Chief People and Operating Officer di Telepass

Pubblicato il 04 Mag 2022

Carlo Goretti, Chief People and Operating Officer di Telepass

Per lavorare nella nuova mobilità servono competenze digitali e tecnologiche, ma anche la capacità di adattarsi velocemente in un settore in rapida evoluzione, e soprattutto “professionalità trasversali”. A sottolinearlo è Carlo Goretti, Chief People and Operating Officer di Telepass, un’azienda che, partendo da un servizio di pagamento del pedaggio autostradale, si è evoluta fino a diventare una variegata piattaforma di servizi per la smart mobility.

È da questo osservatorio – una società di 550 dipendenti, 330 dei quali assunti negli ultimi 3 anni – che Goretti guarda ai nuovi mestieri scaturiti dalla smart mobility. Concetto che racchiude in sé una serie di elementi: la tecnologia, le infrastrutture (parcheggi, reti di ricarica, segnaletica, veicoli), le soluzioni e, soprattutto, le persone. Obiettivi finali dell’introduzione di una mobilità smart e sostenibile sono ridurre il traffico e l’inquinamento, creare flussi intelligenti e senza interruzioni, e promuovere un modo di muoversi accessibile a tutti.

Il Mobility Manager per la mobilità in azienda

Un contesto del genere prevede la presenza di professionisti con precise caratteristiche. Un “job title” emerso in questi anni nel mondo della mobilità è il Mobility Manager, la figura professionale che si occupa di gestire la mobilità di un’azienda. Previsto per legge dal 1998, è stato reso obbligatorio nel 2021 per aziende sopra i 100 dipendenti. Ma fatica a imporsi in azienda. “È una figura ancora poco matura – commenta Goretti – e le aziende lo stanno vivendo più come una compliance o un’attività mirata a trovare soluzioni di corto raggio. La ritengo un’opportunità non sfruttata fino in fondo, mentre può avere un impatto strategico finalizzato all’efficienza e alla capacità di liberare tempo alle persone. Al mobility manager, infatti, si legano tematiche di sostenibilità: deve lavorare sul welfare, agevolare il benessere dei dipendenti e il loro ingaggio, e favorire le aziende che, come noi, hanno una forte relazione con il territorio”.

Telepass a caccia di professionalità trasversali

Ovviamente nel mondo della smart mobility non esiste solo questa figura professionale. La trasformazione in atto nel settore dei trasporti sta portando, come dicevamo sopra, a un modello di mobilità che si evolve praticamente di giorno in giorno e che ha costantemente bisogno di portare a bordo esperti, consulenti, tecnici. Quali sono le competenze richieste ai nuovi professionisti della mobilità? “Smart mobility è un concetto ampio – spiega Goretti – che significa far evolvere i servizi, innovarli, crearne di nuovi. Per questo in Telepass cerchiamo professionalità trasversali, portate da persone provenienti dai più vari settori. Dal momento che sviluppiamo strumenti di pagamento digitali a supporto della mobilità, è ovvio che ci servono competenze payment e digital, ma abbiamo anche bisogno che chi se ne occupa comprenda i bisogni del cliente e capisca l’importanza della customer simplicity applicata alla mobilità. Non cerchiamo competenze di trasportistica o di flusso, abbiamo necessità di competenze sui servizi”.

L’importanza del digital mindset

Inutile dire che Telepass, essendo un’azienda tecnologica fortemente orientata al digitale, cerca persone con una cultura digitale. “Il digital mindset è molto importante, non solo in senso verticale: deve avere questo tipo di mentalità anche chi fa marketing, o si occupa del prodotto”. Certamente è utile la conoscenza del mondo dei dati. Con circa 7 milioni di clienti, Telepass è in grado di raccogliere una mole ingente di informazioni su come si muovono le persone, che vengono poi usate esclusivamente al fine di offrire servizi utili al cliente. Un’azienda data-driven a tutti gli effetti.

Professioni della mobilità: quale formazione

Per la formazione tecnologica in senso stretto possono essere indicate le lauree in informatica o anche in economia, ingegneria, matematica. Ma, sebbene Telepass abbia stretto collaborazioni con alcune università, Goretti fa capire che non è il famoso “pezzo di carta” a fare la differenza al momento di scegliere un nuovo assunto. “Cerchiamo spesso le persone sul mercato in aziende nuove, o anche nelle startup. Faccio fatica a pensare un percorso formativo preciso. È possibile che l’esperto di dati io lo ‘prenda’ dal gaming. La chiave è la trasversalità e un cv che dimostri apertura al cambiamento e ricerca della sfida, ma con esperienze di successo”.

Importanti sono anche le soft skills, le abilità personali legate all’intelligenza emotiva e alle attitudini naturali. Quali bisogna possedere per cimentarsi nel settore della smart mobility, e più specificamente per approcciarsi al mondo Telepass? “Questo è un mercato in grandissima evoluzione, le aziende devono essere veloci e reattive. Quindi – prosegue il manager – cerchiamo persone che abbiano voglia di mettersi in gioco. Professionalità reattive, flessibili, capaci di adattarsi al contesto e soprattutto di pensiero sistemico: molte delle soluzioni ci sono già, bisogna confezionarle. In generale devono dimostrare curiosità ed entusiasmo”.

L’azienda prosegue nel reclutamento delle nuove leve. “Siamo considerati molto attrattivi per chi cerca lavoro e non facciamo fatica a portarci dentro i candidati migliori: lo sforzo più grande è mantenere alto il livello di engagement e di entusiasmo e un ambiente sano di lavoro dove si apprende e si cresce, e dove l’errore non è demonizzato. Questo aiuta molto anche in ottica di talent retention. Poi c’è la sfida complessa per tutti: i profili più tecnologici. Ma stiamo dimostrando che il nostro è un ambiente tecnologico avanzato, e che le persone possono crescere bene da noi”.

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Luciana Maci
Luciana Maci

Giornalista professionista dal 1999, scrivo di innovazione, economia digitale, digital transformation e di come sta cambiando il mondo con le nuove tecnologie. Sono dal 2013 in Digital360 Group, prima in CorCom, poi in EconomyUp. In passato ho partecipato al primo esperimento di giornalismo collaborativo online in Italia (Misna).

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