“Per tanto tempo nella mobilità si è pensato che l’offerta generasse domanda”, dice Federica Santini, presidente di Trenord. Ma dopo il Covid, e potendo contare sui dati reali degli spostamenti delle persone, non è più così. O, almeno, sarà sempre meno così. È ormai chiaro che mettere più treni non significa evitare che ci siano convogli strapieni e altri vuoti. Ci sono fermate che i dati possono rivelare ingiustificate e molte tratte potrebbero essere coperte in maniera più efficiente (con costi minori e minore impatto ambientale) ed efficace (con maggiore soddisfazione dei cittadini-utenti) con altri mezzi, ad esempio un bus elettrico.
Il Progetto Darwin di Trenord: big data per la mobilità
Il paradigma sta cambiando e in maniera radicale, tanto è vero che Trenord, il più grande operatore italiano di trasporto pubblico locale su rotaia nato da una joint venture fra Trenitalia e Ferrovie Nord Milano, ha battezzato Darwin il suo progetto sui big data per la mobilità. Una vera e propria evoluzione della specie. “Si tratta di ribaltare la pianificazione di un servizio di mobilità, partendo dall’analisi dei flussi di mobilità”, spiega Federica Santini. “Prima era impensabile poterlo fare, ma adesso le tecnologie permettono di costruire un orario ferroviario con maggiore consapevolezza di quelle che sono le esigenze e le abitudini degli utenti. L’innovazione sta entrando nei processi core dell’azienda”.
Il Covid è stato lo choc necessario. Il crollo della mobilità e la digitalizzazione accelerata hanno portato tutte le aziende del settore a domandarsi non solo gli effetti a medio e lungo termine della pandemia ma anche quali possano essere le soluzioni migliori nel new normal post pandemia. In Italia c’è stato un altro grande stop, dopo la crisi finanziaria del 2008, osserva Giovanni Chiodi, responsabile Market Analysis and business development in Trenord. Solo nel 2018 si stava cominciando a vedere una ripresa, ovviamente cancellata dal lockdown e dal virus che ha rimescolato le carte: più auto, più mobilità attiva o dolce (bici e monopattini), meno trasporto pubblico e condiviso (basata leggere il 17° Rapporto sulla mobilità degli italiani di Isfort per rendersi conto che nulla sarà più come prima)
La Lombardia come laboratorio di mobilità
Serviva, quindi, un’evoluzione della specie, soprattutto se si tiene conto che Trenord ha davanti un anno straordinario con Brescia e Bergamo capitali della cultura nel 2023 e il rinnovo del contratto di servizio con la Regione Lombardia (prorogato una seconda volta di 12 mesi in attesa del passaggio elettorale della prossima primavera). Prevedere la domanda di mobilità e i suoi mutamenti diventa necessario e strategico. L’approccio data driven inevitabile, dimenticando le tradizionali modalità di definizione dell’offerta di mobilità. “Prima i servizi erano frutto di trattativa con le amministrazioni pubbliche. Ora possiamo e dobbiamo ragionare sui dati. Facciamo un servizio pubblico e con i big data possiamo incidere sulla qualità della vita delle comunità nei territori lombardi”, spiega la presidente Santini.
Per le sue caratteristiche, a partire dalle dimensioni del traffico, la Lombardia può essere considerato un laboratorio. I dati dicono che non è solo diminuito il numero di chi viaggia sui treni (- 27% rispetto al 2019) ma sono cambiate anche le fasce orarie e i momenti i cui le persone frequentano le stazioni. E, per la prima volta, non solo loro a dirlo ma gli smartphone e le black box delle auto e non le interviste ai viaggiatori, come accadeva fino a oggi.
Progetto Darwin, fase 2: la costruzione di un modello di simulazione multimodale
Lanciato nel 2019, il Progetto Darwin è stato realizzato grazie ai dati di Vodafone Analytics, in collaborazione di Go-Mobility, startup specializzata nell’analisi dei big data e nella traduzione degli stessi in modelli di domanda predittivi,. e con la supervisione del Politecnico di Milano.
Si è poi sviluppato in piena pandemia, con tre obiettivi: identificare, dentro e fuori l’azienda, dati significativi da raccogliere in un Data Lake; costruire con questi dati un modello predittivo della mobilità; tradurre le informazioni raccolte in capacità decisionale.
“Dopo un biennio condizionato dalla pandemia, e dalla conseguente riduzione della domanda e dei ricavi, è diventato necessario disegnare un servizio che consideri l’offerta di trasporto pubblico come un unico sistema che risponde all’effettiva domanda di mobilità”, spiega Federica Santini. “Il progetto Darwin ci consente di effettuare un passo significativo in questa direzione, permettendoci di disegnare servizi di trasporto pubblico coerenti con i flussi di domanda”.
Raccolti i dati, il Progetto Darwin è adesso in una seconda fase: la costruzione di un modello di simulazione multimodale. A che cosa serve? “A conoscere e proiettare la domanda di mobilità a fronte di variazioni socio-demografiche, interventi urbanistici o costruzione di nuovi poli attrattivi”, risponde Federica Santini. “Ma anche a conoscere gli impatti sui flussi di domanda di interventi infrastrutturali sulla rete di trasporto (pubblico e privato). Per esempio il collegamento ferroviario Bergamo Orio al Serio o le politiche di restrizione alla circolazione dei diesel Euro5 a Milano dal prossimo autunno”.
È l’inizio di una vera business transformation per un’azienda come Trenord, perché da una parte i dati e dall’altra i modelli che questi permettono di generare porteranno inevitabilmente a valutare la fattibilità economica di interventi per riorganizzare processi e servizi fino a rivedere lo stesso modello di esercizio. “Siamo all’inizio di un nuovo modo di penare e programmare i nostri servizi.”, conclude Federica Santini. “L’innovazione sta nel modo in cui viene analizzata la domanda per portare il treno dove serve quando serve. Come deve fare un data driven company”