Tutto è iniziato con l’esplosione del bike sharing, un’innovativa proposta di trasporto che è stata accolta con entusiasmo ma non sempre ha ottenuto il successo imprenditoriale sperato. È proprio da qui che parte la riflessione di Andrea Giaretta, General Manager per l’Italia di Dott, quando deve raccontare i motivi che hanno ispirato la nascita dell’azienda. Fondata a fine 2018 da Henri Moissinac e Maxim Romain, la startup è specializzata nell’offerta di micromobilità urbana soprattutto nella forma di monopattini elettrici, la vera rivoluzione per gli spostamenti brevi in città: “È un mezzo che non serve solo per una passeggiata in centro il sabato pomeriggio, ma proprio per dare continuità alla mobilità urbana”.
Il senso stesso della mission aziendale, come spiega Giaretta, è più ampio: “I nostri clienti non sono solo quelli che noleggiano i monopattini, ma anche e soprattutto le amministrazioni comunali. Le città hanno bisogno di vedere un valore aggiunto in questi mezzi. La smart mobility deve andare di pari passo con le politiche urbanistiche, integrandosi con il piano di mobilità generale”.
Roma testa di ponte in Italia
Già presente in Francia, Belgio, Germania, Polonia, Inghilterra e anche in Italia – attualmente a Torino, Milano, Monza e Roma, prossimamente in arrivo a Verona – Dott ha appena rinnovato completamente la sua flotta nella capitale: a distanza di circa un anno i “vecchi” monopattini a batteria integrata sono stati sostituiti da un nuovo modello a batteria sostituibile.
“Abbiamo fatto una prima esperienza a Parigi e a Lione che si è rivelata estremamente positiva e abbiamo scelto quindi l’Italia come secondo passo”. Si è trattato di rimpiazzare più di 2.400 veicoli, ma lo sforzo non si è limitato alla batteria, come dichiara Giaretta: “I nuovi monopattini sono totalmente ridisegnati con molti accorgimenti sia dal punto di vista delle performance che della sicurezza. Rispetto al modello precedente sono più robusti e pesanti per una migliore tenuta di strada. Hanno un nuovo ammortizzatore che garantisce maggiore comfort alla guida e la capienza della batteria è stata aumentata del 30%. Ma soprattutto: è estraibile. Questo garantisce un minore consumo di risorse sia per quanto riguarda i materiali necessari alla costruzione di monopattini, sia dal punto di vista della manutenzione/logistica”.
Si tratta quindi di una piccola grande novità che permette agli operatori Dott non solo di ispezionare il componente con estrema facilità, ma anche di spostarsi con mezzi più piccoli, con maggiore facilità di movimento e un minore impatto sul traffico cittadino. Lo sviluppo del nuovo modello ha rappresentato un’occasione per implementare altre innovazioni, come il freno a tamburo su entrambe le ruote: “Molti componenti sono stati sovradimensionati anche per garantire una durata superiore nel tempo. I nostri monopattini sono progettati per durare almeno 3 anni, una durata incredibile se si pensa che all’inizio della nostra avventura le statistiche parlavano di una vita massima di uno-due mesi mentre i modelli della flotta precedente sono stati lanciati a Bruxelles a gennaio del 2019 e il 70% sta ancora circolando”.
Vantaggi per business e ambiente
Il fatto che i mezzi non devono essere continuamente rimossi per la ricarica ha da solo comportato la diminuzione di tre volte dei danni ai monopattini causati dagli spostamenti. Inoltre in questo modo i veicoli risultano disponibili su strada più a lungo e in quantità maggiore. Gli stessi magazzini, non dovendo più ospitare una piccola flotta sostitutiva, possono essere ridimensionati, mentre la manodopera può sfruttare la modularità dei nuovi modelli per riutilizzare quanti più componenti possibile, in un’ottica di economia circolare.
L’introduzione della batteria sostituibile era in discussione da tempo nel settore, a suo dire, “anche perché cambiarla è molto più veloce che caricarla o sostituire il mezzo con un altro in caso di guasto. L’obiettivo è ridurre l’ingombro, ma soprattutto l’impatto ambientale”, dice il General Manager di Dott Italia. Alcuni studi svolti dalla sede inglese di Dott identificano la batteria estraibile come il singolo fattore più importante nella riduzione delle emissioni di CO2, con un abbattimento stimato tra il 56% e l’81%. L’attenzione per l’ambiente è parte integrante della mission aziendale ed è evidente anche in aspetti non immediatamente visibili dagli utenti, come spiega Giarretta: “Tutte le nostre batterie sono caricate utilizzando la corrente fornita da Iren e proveniente al 100% da fonti rinnovabili”.
Questa soluzione consente delle sinergie e offre una modularità che si abbina alla perfezione con un veicolo aggiuntivo che stiamo sviluppando: la bicicletta elettrica. Per ora è ancora in fase di prototipo, ma presto lo introdurremo per arricchire l’offerta. Ad ogni modo, non ci fermeremo qui e stiamo già pensando al prossimo modello di monopattino: avrà una batteria intercambiabile con la bici, una caratteristica che permetterà sinergie ancora maggiori oltre che nuove applicazioni intermodali”.
L’esperienza utente
In effetti la differenza rispetto al modello precedente può non apparire così lampante – non potendo fare un confronto diretto – ma accanto alla concorrenza non si può non notare. I monopattini Dott di nuova generazione appaiono più solidi di quelli retail brandizzati da alcuni operatori, ma non così massicci e ingombranti come i modelli di altri rivali. Pur senza voler fare una recensione su strada il feeling alla guida risulta davvero confortevole e la velocità di punta – limitata per ottemperare alla normativa e consentire un migliore sfruttamento dell’alimentazione – viene ampiamente compensata da maneggevolezza nella guida e affidabilità nella frenata, caratteristiche di gran lunga più importanti nelle strette e affollate strade di sampietrini del centro di Roma.
Quello della solidità rimane comunque uno dei punti di orgoglio nella descrizione di Giaretta che infatti imputa il flop di tante società di bike sharing proprio ad “un hardware non all’altezza. Quell’exploit, per certi versi inaspettato, ci ha permesso di comprendere la potenziale domanda di mobilità urbana, ma anche di identificare alcune criticità, su tutte la qualità costruttiva del mezzo. Per questo da subito abbiamo puntato su veicoli custom, progettati da noi, con una gestione operativa totalmente internalizzata – e chiosa – Nessuna azienda di successo esternalizza il proprio core business”.