Un colosso degli idrocarburi crea la sua società per la smart mobility. “A far data dall’1 gennaio il servizio di car sharing Enjoy non sarà più gestito da Eni, ma dalla sua controllata Eni Sustainable Mobility”. Questa nota, inviata a tutti gli iscritti al servizio, lascia immutate le condizioni contrattuali e di fatto non cambia nulla per l’utente. A mutare, semmai, è il posizionamento strategico del noto marchio con il cane a 6 zampe sul fronte della smart mobility, la mobilità intelligente e innovativa che sta rivoluzionando il nostro modo di muoversi. Un fronte sul quale Enjoy ha segnato una forte innovazione nelle 5 città (6 se si considera anche Catania, dove i ripetuti atti di vandalismo a danno delle macchine hanno costretto alla chiusura del servizio nel 2019) nelle quali ha messo a disposizione finora la sua flotta di Fiat 500 e Fiat Doblò, che recentemente si è arricchita con la dotazione della minicar elettrica XEV YoYo.
Mobilità smart ma anche sostenibile
Enjoy, in sostanza, ha contribuito a rendere più “intelligente” la mobilità a valle della filiera. Eni Sustainable Mobility punta adesso a renderla, appunto, anche sostenibile. E non soltanto a valle, come sta avvenendo con l’introduzione delle e-car all’interno della flotta di Enjoy, ma anche a monte. Va in questa direzione, ad esempio, l’acquisizione nel 2021 di Be Charge da parte di Plenitude, società controllata da Eni, per arrivare ad avere oltre 9.000 punti di ricarica sul territorio nazionale. Entro il 2025 dovrebbero aumentare fino a 30 mila tra Italia ed Europa con la possibilità di essere visualizzati, prenotati e pagati tramite l’app Eni Live.
Meno emissioni di CO₂ con la produzione di biocarburanti
La multinazionale da tempo lavora in ottica green. Basti pensare che fin dal 2014 ha avviato la produzione di biocarburanti mediante la trasformazione di oli vegetali e biomasse di scarto in HVO (Hydrotreated Vegetable Oil). Le raffinerie di Venezia e Gela sono state completamente trasformate e convertite alla lavorazione di materie prime di origine biologica, tra cui oli vegetali, grassi animali e oli da cucina esausti. Oggi Eni Sustainable Mobility è l’unico produttore in Italia di biocarburante HVO che se, utilizzato al 100% in purezza, consente di ridurre le emissioni di CO₂ nel settore dei trasporti. Vi sono già esempi in proposito nei contesti aeroportuali e in ambito logistico, mentre sono in corso dei test per il loro impiego su autobus, mezzi pesanti e treni. A questo si aggiungono gli accordi siglati da Eni con alcuni Paesi africani per lo sviluppo di colture oleaginose sostenibili, in particolare il ricino. A ottobre 2022 è partito dal porto di Mombasa il primo cargo di olio vegetale prodotto da Eni in Kenya e destinato alla bioraffineria di Gela.
Eni Sustainable Mobility: continuare a volare in aereo, ma in maniera meno inquinante
Sempre da Gela arriva poi Eni Biojet, una bio-nafta che ha l’obiettivo di contribuire a decarbonizzare il trasporto aereo. Il SAF (Sustainable Aviation Fuel) viene poi raffinato a Livorno e ha lo scopo di abbattere le emissioni causate dai voli che, secondo quanto riporta il Tracking Aviation Report dello IEA del 2020, sono responsabili del 2,8% di CO₂ a livello mondiale. In attesa che intervengano soluzioni di lungo periodo sia sul restyling dei velivoli sia nella modifica ai motori, il ricorso a carburanti di questo genere risulta essere la soluzione più praticabile. Nel caso del SAF di Eni, la trasformazione di materie prime di scarto e non in competizione con la filiera alimentare rappresenta un’opportunità concreta che dovrebbe espandersi ulteriormente a partire dal 2024. È questa la data in cui nello stabilimento siciliano verrà avviata la produzione di ulteriori 150 mila tonnellate all’anno di Eni Biojet per provare a soddisfare il fabbisogno del mercato italiano.
Eni Sustainable Mobility e il metano: una fonte per i trasporti e per l’energia
Se sul fronte della produzione di HVO e di SAF i progetti di sviluppo sono ancora in corso, c’è un carburante che oggi è ampiamente utilizzato e il cui ruolo nella mobilità green è ormai consolidato. Si tratta del metano, che può contare su una rete distributiva sul suolo italiano di circa 1.500 punti vendita. Eni mette a disposizione sia la versione compressa CNG (Compressed Natural Gas) per le autovetture, sia quella liquida LNG (Liquefied Natural Gas) per il trasporto pesante. Il suo impegno per la diffusione di questa fonte, fra l’altro, non si limita al comparto dei trasporti ma anche, più in generale, alla produzione di bio-metano per usi civili. Nel 2021, l’acquisizione di FRI-EL Biogas Holding ha permesso di aggiungere ai propri asset 21 impianti per la generazione di energia elettrica da biogas, da biomasse agricole e rifiuti zootecnici, nonché un impianto per il trattamento della FORSU, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani. A conferma del fatto che l’obiettivo di una vera sostenibilità si raggiunge presidiando tutto il ciclo energetico, dalla fonte sino ai mezzi di locomozione.