La pandemia ha inevitabilmente portato a ripensare il concetto di città, imprimendo un’accelerazione a una serie di progetti, alcuni dei quali, seppure ancora solo sulla carta, puntano a creare città del futuro in grado di garantire agli abitanti il massimo benessere. Dall’Arabia Saudita al Giappone, dagli Stati Uniti a Singapore, stanno emergendo visioni guidate da aspirazioni di sostenibilità e innovazione tecnologica. Nonostante non siano ancora concretizzati, questi laboratori di innovazione in fieri ci aiutano a capire verso quali direzioni si sta orientando la progettualità relativa ai futuri centri urbani.
Città del futuro: come dovrebbero essere
“L’emergenza sanitaria scaturita dall’attuale pandemia ha messo a dura prova le grandi città, le cosiddette ‘global cities’ in cui si concentravano tutti i quartier generali delle grandi multinazionali e i centri finanziari, dove interi distretti dirigenziali e tutte le attività accessorie hanno subito gli effetti del lockdown”.” ha dichiarato Carlo Ratti, ingegnere, architetto, docente al MIT di Boston e considerato tra i maggiori esperti mondiali nel campo dell’innovazione urbana in vista del FORUM PA 2021. Naturalmente il ripopolamento dei centri urbani – ha proseguito Ratti – sarà strettamente correlato al cambio di paradigma che riguarderà i processi lavorativi: se il mondo ibrido che ci viene prospettato, in cui lavoreremo in parte da casa e in parte in ufficio, prenderà piede, per forza di cose assisteremo a un mutamento degli assetti, degli equilibri geografici e urbani che siamo abituati a conoscere.
La città del futuro: un centro urbano sostenibile
Gli esperti concordano sul fatto che la città del futuro sarà sostenibile. Ma cosa significa? Una città sostenibile è inclusiva, sicura, duratura. Deve porre attenzione alla gestione dei rifiuti e al controllo dell’aria, tutelare e valorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale, garantire abitazioni sicure e di qualità e, al tempo stesso, garantire l’accesso ai cittadini alle decisioni riguardanti pianificazione e miglioramento delle città. Una città è sostenibile se lo è la sua mobilità: per esempio se prevede sistemi di sharing o mobilità condivisa, in particolare auto, bici, scooter e monopattini a disposizione dei cittadini. Se circola un numero consistente di auto elettriche o ibride, che possono aiutare a ridurre i livelli di CO2 nelle città. Se i mezzi di trasporto pubblico funzionano e sono integrati con altri mezzi, nell’ottica della mobility-as-service.
Secondo il “Quindicesimo rapporto di Euromobility sulla mobilità sostenibile nelle principali 50 città italiane” Firenze è la prima per mobilità sostenibile in Italia, seguita da Milano, Torino, Parma e Bologna. Roma è soltanto al quindicesimo posto.
Città del futuro nel mondo
Come accennato sopra, nel mondo stanno emergendo progetti di città del futuro particolarmente suggestivi. Per ora sono soltanto idee illustrate dai professionisti del settore attraverso appositi rendering e divulgate dai media attraverso narrazioni ancora ipotetiche. Ma chi se ne occupa sta continuano a lavorarci e, nei prossimi anni, potremmo vedere il sogno diventare realtà. Ecco alcuni esempi.
Neom, la città hi-tech in Arabia Saudita
L’Arabia Saudita sta cercando da tempo di ridurre la propria dipendenza dal petrolio e cerca nuove strade: una si chiama Neom e punta ad essere la prima città al mondo completamente high tech, oltre che la più vasta. La sua estensione dovrebbe essere all’incirca pari a quello del Belgio. Sorgerà infatti su un’area di 26.500 chilometri quadrati nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, nella provincia di Tabuk, tra il Mar Rosso e il Golfo di Aqaba. Luoghi pressocché desertici, dai panorami mozzafiato e scarsamente abitati, che ora aspirano a popolarsi di nuove tecnologie. E scenari che potrebbero essere anche i luoghi adatti per l’industria cinematografica. Il costo della smart city è stato quantificato in circa 500 miliardi di dollari. Il piano è noto dal 2017, quando è stato ufficialmente lanciato dal giovane principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman (l’Arabia Saudita è una monarchia autoritaria), ma nel 2018 sembra essere passato attraverso una fase di stallo. L’obiettivo resta quello di far decollare almeno la prima fase dell’iniziativa entro il 2025. Sarà alimentata interamente da fonti rinnovabili, la connessione internet sarà libera e ultra veloce in tutte le zone della città, i trasporti utilizzeranno la tecnologia driverless con mezzi a guida autonoma. Neom scommetterà sulla smart mobility, sulla connettività, sui droni, sul rispetto dell’ambiente. Per portare innovazione utilizzerà big data, intelligenza artificiale e riconoscimento facciale. Il tutto in un’area 33 volte più grande di New York.
Toyota: la città del futuro di una casa automobilistica
Al CES 2020 Toyota ha rivelato i piani per costruire la città del futuro alla base del monte Fuji. Chiamata Woven City, si estenderà su una superficie di 70 ettari e presenterà un “ecosistema completamente connesso alimentato da celle a idrogeno”. La città è anche considerata come un “laboratorio vivente” in cui i ricercatori vivranno e lavoreranno su progetti come guida autonoma, robotica, mobilità personale, case intelligenti e intelligenza artificiale. Il design è dell’architetto danese Bjarke Ingels, CEO del gruppo Bjarke Ingels. L’azienda ha lavorato a numerosi progetti di alto profilo tra cui il quartier generale di Google Mountain View e il nuovo World Trade Center di New York. La città sarà ecologica poiché gli edifici saranno costruiti principalmente in legno per ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica. Saranno inoltre dotati di pannelli solari per generare elettricità e contribuire a integrare alla produzione di idrogeno.
Telosa, il sogno della metropoli eco-sostenibile nel deserto
“Telosa” è la smart city sostenibile che Marc Lore, ex CEO della catena di supermercati Walmart, vuole costruire nel deserto americano. L’imprenditore miliardario ha annunciato il progetto a settembre 2021. La città, chiamata così da “telos” (termine usato nel greco antico per descrivere uno scopo superiore), dovrebbe estendersi per circa 106 km quadrati ed ospitare 5 milioni di persone. Le sue particolarità: un’architettura ecologica, una produzione di energia sostenibile e un sistema idrico in grado di sfruttare al massimo le esigue risorse del territorio. Per costruirla servono fondi per 400 miliardi di dollari. Per convincere gli investitori, Lore ha affidato il progetto ad un prestigioso studio architettonico americano (Bjarke Ingels Group) che ha diffuso i primi rendering digitali.
Oltre a un design urbano innovativo, il progetto promette anche un “nuovo modello per la società”. Vuole infatti consentire ai residenti di “partecipare al processo decisionale” e garantire la proprietà condivisa della terra.
Singapore: la smart city con una visione di sostenibilità
Singapore non è un sogno: esiste ed è considerata la città più smart del mondo in varie classifiche, tra cui un’indagine mondiale elaborata da Smart Cities World. Da tempo, infatti, il governo di questa città-stato è impegnato nella creazione di una Smart Nation, al fine di migliorare la vita dei propri abitanti attraverso l’utilizzo delle più varie tecnologie. Ma proprio perché è così avanzata tecnologicamente, è anche un laboratorio per il futuro dei centri urbani. I visionari di WOHA, celebre studio di architettura con sede a Singapore, fondato nel 1994 da Wong Mun Summ e Richard Hassell, hanno creato il video Singapore 2100 dove è immaginata come una città 50/50: metà della superficie è destinata alla natura e metà agli spazi urbani. Grazie alla biodiversità che prospera, l’effetto dell’isola di calore si riduce, l’aria è più pura e la qualità dell’abitare dei residenti è destinata a migliorare.