La micromobilità è ormai diventata un affare per macro-operatori. Si può sintetizzare così il pensiero di Andrea Giaretta, Direttore Sud-Est Europa di Dott, società che a fine marzo 2024 ha annunciato la fusione con TIER, con l’obiettivo di diventare il principale operatore in Europa di questo innovativo modo di muoversi in città.
Il primo ottobre 2024 un nuovo annuncio: le due aziende opereranno sotto un unico marchio, quello di Dott. Ora gli utenti possono accedere attraverso un’unica app a una flotta di 250.000 monopattini e biciclette elettriche in 427 città d’Europa e Medio Oriente. Oltre ai numeri, il vantaggio dell’alleanza sta nella combinazione dell’hardware, della tecnologia e delle operations tra TIER e Dott.
“Questa fusione fa parte di un’attività di ridimensionamento della micromobilità in Europa ed è un atto di concentrazione delle forze” spiega a EconomyUp Giaretta, laureato in Ingegneria Meccanica a Padova, già in Uber Rides come responsabile operativo e, dall’autunno 2018, General Manager di Dott per l’Italia. Da gennaio 2021 gli è stato assegnato lo stesso ruolo per tutto il Sud-Est Europa e successivamente per Middle East e Western Europe. Dal 2020 Giaretta è anche vicepresidente di Assosharing, la prima associazione italiana per la sharing mobility.
Micromobilità: dal boom del 2018 al consolidamento del 2024
“Questo nuovo modo di muoversi percorrendo distanze brevi con mezzi di trasporto meno ingombranti e meno inquinanti di quelli tradizionali è nato nel 2017-2018 – ricorda Giaretta – in un momento in cui i fondi di investimento erano disponibili a investire nel settore e il credito era facilmente accessibile. È naturale che all’inizio siano emerse molte piccole realtà, grazie alla facilità di accesso ai capitali e ai bassi tassi di interesse. Tuttavia è normale che solo alcune startup riescano a raggiungere il successo. Così come è stato normale, a un certo punto, arrivare a un consolidamento. Avviene in Europa, avviene in Italia”.
In particolare, cosa è successo nel nostro Paese?
Il mercato ha visto un ridimensionamento negli ultimi anni, con una riduzione del numero di operatori, grazie a bandi che hanno finito per limitarli a due o tre per città. La fusione di grandi operatori internazionali rende difficile per i piccoli operatori locali competere, a meno che non si trovino in Comuni marginali, dove hanno l’esclusiva. La micromobilità è ormai un settore dominato da grandi aziende, che grazie all’effetto scala possono offrire servizi più competitivi e garantire un’esperienza utente uniforme anche per i turisti, un segmento importante del mercato. Nonostante questo, in Italia la competizione rimane aperta con tre operatori principali presenti sul mercato. E in generale, il mercato italiano della micromobilità è in crescita, sia nelle piccole che nelle grandi città, con continui miglioramenti nella sicurezza e nell’efficienza del servizio.
La fusione Dott-Tier rientra in questo scenario?
Certamente. La sinergia tra le due società permette di utilizzare le risorse in modo più efficace. Entrambe hanno sviluppato tecnologie avanzate negli ultimi cinque anni e ora possono accedere a questi sviluppi combinati. Il consolidamento consente di offrire un servizio migliore e più stabile.
Sinergia Dott-Tier: l’importanza di combinare le tecnologie
Quali tecnologie costituiscono il vostro punto di forza?
La gestione del parcheggio è migliorata grazie a tecnologie che aumentano la precisione GPS, facilitando la localizzazione dei veicoli e garantendo un parcheggio più ordinato. Questo aiuta gli utenti a terminare correttamente la corsa e a ridurre i costi aggiuntivi. La user experience è un altro punto di forza, con la possibilità di accedere a pacchetti convenienti che rendono l’uso del servizio abituale e vantaggioso. Città come Milano, Roma e Torino già beneficiano di servizi integrati di Mobility as a Service (MaaS), che combinano trasporto pubblico e micromobilità. Tuttavia, ci sono ancora sfide normative che potrebbero aumentare i costi e complicare la gestione del servizio.
Codice della Strada e micromobilità: le criticità
Sta parlando del futuro Codice della Strada?
Sì. Sul piano legislativo stiamo lavorando per proporre regolamenti che non ostacolino il servizio e che tengano conto delle esigenze di sicurezza. L’obbligo del casco, ad esempio, è visto come una misura poco pratica e potenzialmente inefficace. La questione delle targhe è un costo che potrebbe rappresentare un ostacolo per l’utilizzo. C’è il rischio che queste regolamentazioni, pensate per i privati, complichino la vita agli operatori di sharing. Per questo manteniamo un dialogo aperto con le amministrazioni e i parlamentari.
Il futuro dei micro-veicoli?
Nelle grandi città è importante mantenere un equilibrio per garantire concorrenza, senza però penalizzare gli operatori che hanno esperienza, tecnologie avanzate e la capacità di attrarre turisti stranieri. Questo trend di scalabilità è sempre stato presente nel mondo tech e dei trasporti. Non dimentichiamo l’importanza del biglietto unico, che ha integrato i trasporti in modo efficace. La mobilità sta andando verso un consolidamento, proprio come il trasporto pubblico, creando sinergie che possono portare a un ulteriore miglioramento in termini di esperienza ed efficacia.