Una comunicazione a misura di ragazzi, fatta da loro coetanei. Uno stile diretto. L’uso delle nuove tecnologie digitali. Determinazione e coraggio per affrontare i giganti dell’informazione nella sfida all’ultimo click. Due amici di lunga data, Chris Altchek e Jake Horowitz, appartenenti alla cosiddetta Generazione Y, quella del nuovo millennio, hanno fondato, nel 2011, Mic.com, una società di comunicazione che fornisce contenuti multimediali pensati per i giovani sotto i 35 anni.
L’idea è nata scambiando alcune idee con i loro coetanei e accorgendosi che esisteva un vuoto nella comunicazione che poteva essere colmato. Da un piccolo ufficio con tre persone a Harlem, a una vera redazione in uno dei quartieri più glamour di New York, Tribeca, con 82 dipendenti dei quali circa una cinquantina di giornalisti.
A far parlare i media internazionali del successo della startup newyorkese non sono i numeri – perché ha ricevuto un finanziamento di 32 milioni di dollari ed è valutata circa 100 milioni di dollari, un decimo di concorrenti agguerriti come Vice, Vox e Buzzfeed – ma l’opportunità ricevuta da uno dei due fondatori di accedere alla Casa Bianca.
Lo scorso luglio, Horowitz, 27 anni, ha intervistato il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Venti minuti di intervista, faccia a faccia con l’uomo più potente del mondo, seduti nella biblioteca della Casa Bianca. Horowitz voleva mostrare a Obama come far scorrere le pagine del tablet e il presidente gli ha risposto ironicamente di non essere «un completo idiota» e di saper far funzionare un iPad.
Durante il colloquio, i lettori di Mic hanno inviato in diretta le domande al presidente attraverso l’app per dispositivi mobili. Lo stesso giorno, il presidente Usa aveva in agenda soltanto un’altra intervista con la Cnn. In molti, quindi, si chiedono quale sia il valore aggiunto di Mic e come mai gli sono state spalancate porte ancora inespugnabili per molti altri concorrenti digitali.
La risposta sta nei suoi lettori: il sito ha circa 20 milioni di utenti ogni mese, dei quali il 73 per cento ha meno di 35 anni. Secondo una ricerca di Mic, l’85 per cento del target ha intenzione di votare alle elezioni presidenziali nel 2016 e questo è un dato molto interessante per la squadra di Obama.
Il video dell’intervista al presidente, infatti, ha fatto in breve 300 mila visualizzazioni, metà sul sito e metà su Facebook. Mic punta a quegli 80 milioni di millennial statunitensi (nati tra gli anni Ottanta e i Duemila) perché conquistare una delle più potenti generazioni di tutti i tempi significa fatturare miliardi di dollari.
Uno dei fondatori, Altchek, ex dipendente di Goldman Sachs, riconosce che la strada da percorrere è ancora lunga, che sarà dura la battaglia con i competitor digitali, ma il punto di forza è proprio il linguaggio di giovani che parlano ai giovani. «Siamo ancora nella primissima fase della rivoluzione dei media digitali – ha detto Jon Miller, ex amministratore delegato di AOL e attuale membro del consiglio di amministrazione di Mic, a Business Insider – ed è presto per prevedere quali saranno i vincitori tra i multimedia digitali. In passato si era detto che non c’era nulla da fare nel settore delle news e invece è nata la Cnn. Poi, tutti pensavano che non c’era più spazio e invece sono emerse Cnbc e Fox. Il punto di forza di Mic oggi è di avere un punto di vista differente e un alto livello di contenuti».
La startup, infatti, sta puntando molto sulla qualità dei video per coprire diverse aree d’interesse e attrarre investimenti pubblicitari. «Stiamo viaggiando in tutto il mondo – racconta Altchek – per arrivare dove ci sono notizie. Ma nel mondo digitale i video vengono consumati on demand. Le persone si stanno sempre più concentrando su un settore che a loro interessa e in base a quello guardano i video, ma non è necessario che siano live. In media un americano spende 70 minuti al giorno per informarsi».
Mic vuole anche assicurarsi una giusta distribuzione dei contenuti attraverso il web, e Business Insider ipotizza la possibilità di collaborazione con i servizi di streaming di Comcast, non confermata dal management. Dopo la chiusura senza ricavi del 2014, è stato assunto un responsabile delle vendite di pubblicità, Evan Gotlib, che gestisce i team di San Francisco, Los Angeles, Chicago, Texas e New York, specializzati nella vendita di prodotti settoriali, contenuti video e di un banner definito “eroe”.
Si tratta di uno spazio pubblicitario online che compare su mobile e desktop estendendosi su tutta la pagina e che, secondo le dichiarazioni di Altchek, sarebbe stato venduto per tutto il 2015. Gotlib e la sua squadra potrebbero chiudere contratti tra i 5 e i 10 milioni di dollari fino alla fine dell’anno. Se così non fosse, come farebbe la startup a competere con concorrenti del calibro di Buzzfeed che, con oltre 900 dipendenti, ha fatturato più di 100 milioni di dollari nel 2014?
Anche sul versante finanziamenti non regge il paragone: Vox e Buzzfeed hanno recentemente ottenuto rispettivamente 200 milioni e 850 milioni di dollari e sono valutate intorno a 1 miliardo e mezzo di dollari. I fondatori sembrano fiduciosi e, per il momento, escludono l’ipotesi di una vendita. Sembra che abbiano persino rifiutato una proposta da Twitter. «Ci sono stati colloqui con persone diverse – ha detto Altchek – ma siamo convinti che questo è il momento giusto per creare, dopo tanto tempo, un mezzo di comunicazione indipendente in grado di sfidare i giganti».
Per il momento la popolarità non manca. A inizio anno, Mic ha lanciato uno show online, “Flip the Script”, condotto da Elizabeth Plank che ha ottenuto 34 milioni di visualizzazioni sul web, tra Facebook, YouTube e il sito. Inoltre, è stato prodotto un web show, “Future Present”, che si focalizza su alcune particolari novità del mondo tecnologico. La puntata sul bambino con un braccio realizzato in stampa 3D ha ottenuto 3,4 milioni di visualizzazioni sui social media. Bocconi appetitosi per gli inserzionisti che stanno spostando i loro piani di investimento dalla televisione ai video sul web e sono disposti a pagare CPM (costo per mille) più elevati rispetto ai banner sui siti.
Altchek e Horowitz hanno un grande entusiasmo e la voglia di rischiare, convinti che «la prossima società di informazione da 10 miliardi sarà quella che riuscirà a conquistare la Generazione Y».