Scenari

In azienda il digitale sale di piano

Dall’It è arrivato al direttore generale e all’amministratore delegato, dicono Marco Massarotto e Sebastiano Rocca, che hanno unito le forze di Dnsee e Hagakure per rispondere a una nuova esigenza di mercato: avere una visione organica per fare business con la tecnologia

Pubblicato il 13 Mag 2014

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Sebastiano Rocca, a sinistra, Ceo di Dnsee, e Marco Massarotto, founder di Hagakure

Che l’Italia abbia un problema di maturità digitale è noto. E lo sconta con una difficoltà di crescita, perché le tecnologie non esprimono ancora l’impatto che potrebbero avere sul Pil. «È una questione di mercato, di cultura, di modelli aziendali», dicono Sebastiano Rocca e Marco Massarotto, che stanno cercando di fare la loro parte come fornitori di “visioni” e strumenti per realizzarle. Tre mesi fa hanno portato a termine un’operazione, la fusione di Dnsee e Hagakure, da cui è nata la prima agenzia italiana di comunicazione digitale: quasi 20 milioni di fatturato, 220 persone, sedi a Milano, Roma e Modena. Adesso sono al lavoro per integrare le due strutture, che lavoravano già insieme da circa un anno, e candidarsi ad essere il “main partner digitale” delle aziende nella marcia inesorabile verso la “business transformation”.

Strada da fare ce n’è molta se l’Italia nell’ultimo report di Boston Consulting Group sulla web economy nel G20 era al trentaseiesimo posto sui 56 Paesi presi in considerazione. Le potenzialità sono enormi se si considera che entro il 2016 la web economy, sempre nella stessa area, avrà un valore di oltre 4 trilioni di dollari. Non c’è tempo da perdere. I dati Netconsulting ricordano che l’Italia ha ancora un gap sul fronte dell’innovazione, che finisce per bloccare la crescita. Ma il processo è avviato e anche l’acquisizione di Hagakure da parte di Dnsee è un segnale. Una grande agenzia di web marketing, con quasi 15 anni di esperienza in portali internet e app, che incorpora la prima agenzia che otto anni fa fece dei social il suo core business.

«Un’integrazione perfetta di competenze», osserva Rocca, che è Ceo del gruppo. «Per rispondere a un’esigenza di mercato». Quale? «Il digitale non più solo strumento di comunicazione ma anche di business, su tutti i canali». Un cambio di prospettiva che sta rimescolando le carte. «Dal lato cliente è sempre più forte la necessità di avere una regia digitale in un mercato in cui ci sono ancora tante piccole realtà molto verticali», osserva Massarotto che è considerato un guru in fatto di social e fa parte dello strategic board di Dnsee. «In questa situazione succede che le aziende abbiano ancora troppi fornitori per il digitale e questo non le aiuta nella trasformazione».

Ma le cose stanno cambiando, nonostante le resistenze e le incertezze. E cambiano perché “il digitale è salito di piano”, è l’immagine proposta dai nostri interlocutori. Cosa vuol dire? «È stata un’escalation», spiega Massarotto. «Prima se ne occupava l’It, poi sono nate le divisioni digital, quindi è diventata materia del marketing, adesso è una preoccupazione della direzione generale e del capo azienda». E man mano che si saliva di livello, e di tavolo, aumentavano gli interlocutori e le complessità. «Adesso siamo in una fase di transizione dalla comunicazione al business. L’It resta importante ma non è l’attore unico e strategico. È il momento dell’integrazione e della visione organica. Il mercato ci sta arrivando. La domanda non è più sottotraccia. Ma ci vuole tempo per riconvertire le strategie», osserva Massarotto, che prevede: «Il 2015 sarà un anno di accelerazione in vista anche delle scadenze europee del 2020».

Se loro si sono messi insieme è per arrivare preparati all’accelerazione e «catturare progetti, e budget, più importanti e candidarsi ad essere il main partner digitale. Se sei piccolo, fai fatica ad affrontare i progetti più grandi, a essere credibile di fronte ai budget più consistenti», dice Rocca che fa l’identikit del cliente ideale: «È quello che ti dice: voglio sviluppare la mia attività, che cosa posso fare con il digitale? Chi invece esordisce dicendo “devo fare il digitale”, so già che non sarà un buon cliente». Perché? «La questione non è che cosa vuoi o puoi comunicare attraverso i canali digitali ma quali sono gli obiettivi e come è possibile raggiungerli grazie agli strumenti offerti dalla tecnologia e dal web».

«È un tema che attraversa tutto il made in Italy», prende la parola Massarotto. «Il digitale è un canale per fare nuovo business e per crescere. Nel turismo, nel fashion, nel food. Serve per tutti una sorta di digital diary ma anche un’educazione alla tecnologia che è ancora bassa nelle aziende». Quali sono le richieste più frequenti in questa fase di transizione? «Siti per il mobile e integrazione con le piattaforme di Crm per migliorare le relazioni con i clienti. E poi la creazione di “touch point”: dove trovo i clienti? Come li porto in negozio? », risponde Massarotto. E Rocca: «È forte la necessità di una visione strategica: che cosa sto facendo? Che cosa devo fare? Insieme con una razionalizzazione e riorganizzazione degli asset digitali». Su queste domande lavorano le società del gruppo “Interactive thinking”, a cui fanno capo Dnsee e Hagakure, che entro l’anno si presenteranno sul mercato con un brand unico. La trasformazione continua.

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