Sono convinto che il cartaceo nel futuro dell’editoria non sparirà. Così come le correnti di arte moderna, una tra queste il Futurismo, hanno influenzato il mondo dell’editoria all’inizio del secolo scorso, credo che il digitale influenzerà le scelte future di layout e che saranno le preferenze dei consumatori a definire quali saranno i contenuti da pubblicare. L’uomo per sua natura è un essere sociale, per cui tende da sempre a cercare il collegamento con le altre persone ed oggi più che mai, grazie alla tecnologia è connesso ed interagisce ininterrottamente con le persone, le aziende e i servizi che lo circondano. Ciò che cambia nel suo rapporto con l’editoria è il modo in cui i contenuti vengono fruiti e condivisi, dal semplice passaparola si passa ad una interazione fatta di commenti al post e condivisione dell’articolo tramite i propri profili social.
I contenuti, da parte dell’editore, devono essere rinnovati e riadattati ai nuovi mezzi. Così come ad esempio un articolo di giornale è prevalentemente caratterizzato da un testo, lo stesso articolo fruito via mobile non potrà più avere le stesse caratteristiche editoriali ma dovrà usare, ad esempio, un titolo più corto accompagnato da contenuti multimediali come immagini e video.
Vista l’ampiezza e la velocità di diffusione, le news oggi sono diventate una commodity, anche se il Brand dell’editore continua a giocare un ruolo importante, non tanto per i contenuti quanto per l’autorevolezza della fonte e per la relazione che si è creato nel tempo con il proprio lettore. ll consumatore non cerca soltanto una notizia ma cerca l’affinità tra il suo personale punto di vista e quello del giornale, facendosi così ambasciatore di quei contenuti.
Un dato importante per affermare il concetto della relazione con il brand, ce lo fornisce l’indagine Nielsen 2013 TRUST IN ADVERTISING, la gente ha una maggiore fiducia in
1. Recommendations from people I know
2. Branded websites
3. Consumer opinions posted online
4. Editorial content such as newspaper articles
Oggi il consumatore entra in contatto con il brand (o l’editore) da diversi device senza una sequenza logica: da smartphone a tablet a Desktop, oppure da desktop a smartphone a tablet. Questo vuol dire che le nuove regole verranno dettate dai formati “mobile” e che la fruizione dei contenuti sarà sempre più “social”.
L’editore deve sviluppare il contenuto tenendo conto dei diversi contenitori, seguendo un ordine che va dal piccolo al più grande. Non è solo MOBILE FIRST, ma CONTENT FIRST, perché è il contenuto che si deve adattare alla forma. Questo concetto per noi è racchiuso in quello di ADAPTABLE COMMUNICATION. Uno dei movimenti che si possono notare oggi nell’editoria ed in generale, è l’attività di semplificare quello che si fa, sia per quanto riguarda il layout grafico come fa ad esempio il Boston Globe, così come la semplificazione dei contenuti nel caso di vox.com che cerca di rendere il più possibile comprensibili al lettore le principali notizie dei media.
Oggi più che mai, chi crea il contenuto deve affidarsi allo staff della tecnologia per soddisfare dei requisiti che sono imprescindibili, come il sito responsive design, un loading time rapido ed una user interface intuitiva. Secondo una recente ricerca di Google infatti l’utente non solo è impaziente ed abbandona il non responsive, ma la sua esperienza negativa viene considerata così frustrante da attaccare il valore della reputazione di quel Brand.
Quindi concludendo, la tecnologia è un alleato da tenersi stretto non solo perché aiuta il brand a comunicare al meglio con i propri interlocutori, ma perché lo aiuta a tutelare la propria reputazione.
* Jose Gonzalez Galicia è Chief Executive Officer di K Group