Com’era fondare una startup digitale quando Google e Facebook ancora non esistevano? Uno che potrebbe passare ore a raccontarlo è Enzo Maiorano, 43 anni, cofondatore di quattro portali web che sono diventati un punto di riferimento in Italia per la comunità dei professionisti dell’edilizia e del design: Edilportale, Archiportale, Archiproducts e Archilovers.
Il racconto partirebbe da Bari. È qui, in 1.500 metri quadri di open space con vista sul mare, che hanno sede le piattaforme online create da Enzo e dai suoi soci Ferdinando Napoli, Marilde Longo e Maurizio Alfieri.
L’anno in cui la storia ha inizio è il 2000. Non a caso, proprio lo scorso 23 dicembre, la società digitale fondata da questi quattro ingegneri edili che si conosciuti tra i banchi dell’Università di Bari ha festeggiato i suoi 15 anni di vita con un party che a Japigia, il quartiere barese dove ha sede l’azienda, ricordano ancora.
“Ci siamo laureati tutti più o meno nello stesso anno, nel 1998. E tra il 1999 e il 2000, mentre facevamo le nostre prime esperienze professionali, abbiamo notato che nel mondo delle costruzioni mancava un punto di riferimento unico per informazioni tecniche e notizie su prodotti e aziende”, racconta Enzo.
Ma in quel periodo Internet stava iniziando a diffondersi ovunque. E la sfida – pensano i quattro – è creare questo progetto online. “C’erano i modem 56k, noi avevamo un business plan ancora un po’ rozzo, ma ci siamo dimessi dai nostri lavori a tempo indeterminato, abbiamo chiamato a raccolta altri amici arrivando a formare un gruppo di sette-otto persone e abbiamo girato tutta Italia per cercare finanziamenti: a credere più di tutti in noi è stato Gianfranco Dioguardi, imprenditore edile ‘illuminista’ che dopo aver visto per 5 secondi il nostro business plan ha detto ‘ci sto’ e ci ha dato un ufficio e un piccolo capitale di partenza”, ricorda Maiorano.
Edilportale nasce così, come una piattaforma per far incontrare tutti gli attori del mondo dell’edilizia: le imprese di costruzioni, i progettisti e i produttori di materiali. Il mercato risponde bene: molte aziende e molti professionisti sono disposti a spendere quote relativamente basse (“il primo contratto che abbiamo stipulato con un’impresa era di 500 mila lire”, dice il cofondatore) per poter essere presenti sul portale e promuovere i propri prodotti o servizi. “È il business della lead generation: le aziende ci pagavano, e ci pagano, per avere contatti qualificati di una comunità professionale sempre più ampia in cui venivano condivise informazioni sui prodotti, notizie sul mondo dell’edilizia e approfondimenti di vario tipo”.
La crescita del sito è costante. Tanto che nel 2005 Enzo e soci decidono di fondare un secondo portale: Archiportale, che si focalizza sui temi dell’architettura e del design e che estende il modello della lead generation anche a questo mondo.
Il numero di schede sui prodotti e di informazioni raccolti sulle aziende diventa così ampio che non “sfruttare” i database anche in un altro modo sarebbe
un peccato. Così, nel 2009, prende forma Archiproducts, una fiera virtuale in cui produttori e artisti possono mettere in mostra i loro manufatti, dal calcestruzzo agli oggetti di design, con traduzioni in undici lingue per poter “aggredire” anche il mercato estero. Al momento infatti il portale si rivolge per il 30% all’Italia e per il 70% al resto del mondo.
L’ultimo step, nel 2011, è Archilovers, un social network con progetti di architettura e design in cui “anziché taggare gli amici, come faresti su Facebook, puoi taggare i prodotti: un meccanismo che fa gola ai produttori e che spinge molti a diventare inserzionisti della nostra piattaforma perché solo chi fa parte del network può vedere il proprio prodotto taggato”.
La rete creata dai fondatori di Edilportale, per cui lavorano un’ottantina di persone in una sede che non sfigurererebbe in Silicon Valley (c’è anche chi si muove in monopattino), poggia su 1,5 milioni di persone registrate, 2,5 milioni di follower sui canali social, 46 milioni di lettori all’anno e 3.500 aziende inserzioniste. Con questi numeri, la società è diventata una dei primi player in Italia e viaggia su un fatturato di circa 6,5 milioni e prevede un’ulteriore crescita nei prossimi anni, anche perché a fine 2015 si è lanciata anche nell’e-commerce, cominciando a vendere alcuni prodotti delle aziende del network. Colossi come l’americana Houzz, che rappresenta uno dei maggiori competitor, oggi sono meno distanti rispetto a qualche anno fa.
Diventare più internazionali è il primo obiettivo del 2016. L’azienda vuole aprire un cluster a Berlino, e successivamente a Parigi e Londra. Per finanziarsi, l’ipotesi è anche quella della quotazione in Borsa, ma senza fretta. “Abbiamo sempre lavorato con le nostre forze, e siamo su un ebitda del 30%: una società in salute, insomma. Prima di fare passi del genere, ci andiamo con i piedi di piombo”.
Per non abbassare la guardia sul fronte dell’innovazione, l’azienda pensa a sperimentare formule di crowdsourcing (“abbiamo contattato i ragazzi di Cocontest per valutare una collaborazione”), a coinvolgere alcuni architetti “ambassador” nel consigliare prodotti agli utenti finali in cambio di punti e ad accelerare su progetti di realtà virtuale e aumentata. “Abbiamo acquisito una società finlandese, Sayduck, che ha sviluppato dei sistemi per rendere virtuali i prodotti di arredamento e permettere ai clienti di visualizzarli in determinati spazi. Poi, in genere, stiamo lavorando sulle opportunità che possono offrire strumenti come Oculus Rift nel completare l’esperienza di acquisto da parte dell’utente”, spiega. In altre parole, il team barese sta lavorando a sistemi per cui, per esempio, un cliente può visualizzare virtualmente una poltrona nel proprio salotto scegliendone dimensione, colore e caratteristiche. Poi, se la soluzione piace, l’utente è libero di acquistarla. Direttamente dalla poltrona su cui è seduto.