Made in Italy

Vendere i gelati allo straniero per crescere: il caso Mec3

L’azienda, leader mondiale nella produzione di ingredienti per la gelateria artigianale, è stata ceduta al fondo americano Riverside. Il general manager spiega perché: era l’unico modo per potenziare lo stabilimento e sostenere lo sviluppo internazionale. Restando ben piantati a Rimini

Pubblicato il 28 Mar 2014

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Se un investitore straniero rileva un’azienda italiana, il made in Italy ci perde o ci guadagna? Alla Mec3, azienda che produce ingredienti per il gelato artigianale, sono convinti che in certi casi una cessione può essere l’unica via efficace per permettere a un’impresa di svilupparsi e giocare un ruolo da protagonista sullo scenario globale. La società è stata rilevata dal fondo di private equity statunitense Riverside il 27 febbraio scorso. “La vendita è stata una scelta del fondatore, Giordano Emendatori”, dice il general manager Maurizio Raggi. “L’obiettivo è far continuare lo sviluppo globale dell’azienda e fare investimenti massicci sullo stabilimento (a San Clemente, non lontano da Rimini, ndr): il fondo ci compra perché ci vuole far crescere”.

La preoccupazione che la cessione possa trasformarsi in una delocalizzazione non esiste: la produzione è e resta in Italia, anche perché finora i risultati sono stati brillanti. Mec3 è la prima azienda al mondo nella produzione di ingredienti per la gelateria artigianale (basi, paste aromatizzate, variegati…), esporta in oltre 130 Paesi nel mondo, ha circa 300 dipendenti (esclusi i collaboratori e l’indotto) ed è stata annoverata nella classifica Europe’s 500 tra le società più dinamiche in Europa dall’associazione Enterpreneurs for Growth. A fine 2013 il bilancio consolidato di gruppo indicava 95 milioni di euro alla voce fatturato, con un incremento del 7% circa rispetto all’anno precedente. Anche durante gli anni di crisi, la società è cresciuta di almeno il 6% annuo e punta ad arrivare intorno ai 150 milioni di ricavi entro il 2018. “È stato messo in chiaro che se Mec3 ha raggiunto questi numeri è grazie al suo radicamento sul territorio e alle donne e agli uomini che hanno lavorato in questo stabilimento: pertanto, non è in programma alcuno spostamento”, sottolinea Raggi.

Chi lavora quindi è tranquillo. Nessun fondo di investimento straniero può minacciare il suo posto di lavoro. In più, dato che la produzione del valore non va oltre confine, una parte della ricchezza resta nel nostro Paese. Se le cose stessero così per tutte le aziende, forse non saremmo qui a parlare di “svendita dei gioielli” ma più semplicemente di investimenti esteri diretti in Italia. Anche perché, a sentire chi nel settore degli ingredienti per gelato ci lavora, rinunciare all’italianità sarebbe da pazzi. “Se

Maurizio Raggi, dg di Mec3

la pizza è anche un po’ americana e la moda è anche dei francesi, il gelato artigianale è associato esclusivamente all’Italia. Tanto che, a differenza di prodotti simili come l’ice cream o il confezionato, in molti Paesi lo chiamano con il termine italiano ‘gelato’”, spiega il general manager.

Il gelato made in Italy è più resistente alle imitazioni ed è impermeabile alla crisi perché, nonostante le difficoltà economiche, è un piacere accessibile. “Se una famiglia rinuncia alla vacanza o al ristorante, il gelato ai bambini lo compra comunque”. Il fatto che la crisi non si sia sentita non significa che si ci possa lasciar andare: bisogna innovare, altrimenti si perde competitività. Ecco perché l’azienda investe il 2% all’anno in ricerca e sviluppo.

Molte delle innovazioni sono state di prodotto. “Dal vendere soltanto l’ingrediente, per esempio la nocciola, siamo passati a vendere ai gelatieri – i nostri clienti – anche i gusti. Ci siamo inventati per esempio il gusto gelato-biscotto Cookies, che ha avuto molto successo”, racconta Raggi. Un’altra delle novità, lanciata nel 2009, è Quella, una crema cacao e nocciole che non indurisce alle basse temperature. E per testare la qualità delle innovazioni, la società si è dotata di un laboratorio di analisi sensoriale in cui 30 panelist supervisionano lo sviluppo di ogni progetto.

Ma oltre a vendere i semilavorati (“su cui poi il gelatiere mette la sua artigianalità: latte, zucchero, panna e variazioni sul tema”, precisa il general manager), la svolta di Mec3 è stata sul servizio: fornire know how riguardo al business del gelato ai piccoli imprenditori che vogliono aprire una gelateria. “Offriamo ciò che occorre sapere a chi intende entrare in questo settore: dalla preparazione del gelato ai modi per miscelare gli ingredienti in forme originali fino ai supporti per comunicare con il cliente”. Per chi è in cerca di idee imprenditoriali, visto anche il successo delle catene di gelaterie artigianali, può essere un buon punto di partenza.

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