È stato il primo produttore di stampanti 3d in Italia. Ma c’è di più: Maurizio Costabeber ha inventato e brevettato gran parte delle tecniche e nuove tendenze della produzione in 3d. In un’azienda cento per cento italiana che occupa più della metà delle sue risorse e dei suoi dipendenti in ricerca.
La Dws si trova fisicamente in un piccolo comune del vicentino, Zanè, ma la sua storia arriva da molto lontano: “Negli anni ’90, quando lavoravo per l’impresa tradizionale di mio padre, ero spesso in Giappone per affari”, racconta Costabeber. “Lì ho conosciuto le prime società che producevano macchine per stampa 3d in fase primordiale”.
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Una modalità manifatturiera diversa dalla tradizionale, che permetteva di produrre in assenza di vincoli e senza limiti di forme e quantità. È questo ad aver subito affascinato l’imprenditore veneto: “Un’invenzione disruptive, come si direbbe in inglese, che poteva cambiare radicalmente il futuro: quando un creativo ha un’idea innovativa per produrla deve rispettare una serie di tempistiche, vincoli. Le forme organiche le può solo sognare, perché quasi sempre le tecniche produttive non gli permettono di ricrearle. I creativi sono soggetti a compromessi che la stampa 3d tende a eliminare”, aggiunge.
Per un periodo Costabeber si è fatto portavoce della stampa 3d in Europa e Medio Oriente, distribuendo le macchine giapponesi. Poi, alla fine dei ’90, ha deciso di aprire a casa sua, in Veneto, la prima azienda che le realizzava: “A quel tempo si chiamava prototipazione rapida, serviva per tracciare lo sviluppo ma poi si tornava a tecnologie tradizionali per produrre. Noi abbiamo reinventato questa tecnologia per produrre anche quantitativi rilevanti, passando dalla prototipazione rapida alla produzione rapida”.
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La fase di incubazione è stata lunga, è durata fino al 2007: “Poi abbiamo iniziato a commercializzare le nostre macchine di stampa 3d
professionali per le Pmi e per l’artigianato”. Il modello di business? Proporre strumenti di altissimo livello qualitativo e innovativo ma facendosi pagare in anticipo, sempre. “Non è stato facile, soprattutto all’inizio. Ma ce l’abbiamo fatta e in questo modo abbiamo evitato di affidarci alle banche o cedere parte dell’azienda a fondi di investimento, creando una struttura finanziaria solida”. Oggi Dws esporta in 60 Paesi e nel 2013 ha fatturato 7 milioni e mezzo di euro, con una crescita del 40% rispetto all’anno precedente.
La società vicentina oggi ha 27 dipendenti: “Produciamo 250 macchine professionali all’anno, con quattro persone addette. Altre dieci, fisici, chimici, ingegneri informatici, ingegneri elettronici e così via, sono impegnate in ricerca, per noi campo preponderante”. Ma entro il prossimo autunno, quando si sposterà in una sede più grande, intende assumere otto nuove persone e entro un paio di anni raddoppiare.
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E un punto di forza della Dws sono proprio le risorse umane: “Abbiamo un team internazionale. Andiamo in controtendenza, generando un ingresso di cervelli in Italia. Vogliamo un’azienda multietnica e multiculturale, requisito necessario per un’impresa globale”. Ma il vero asso nella manica di Costabeber sono i prodotti e gli ambiti in cui essi vengono impiegati. All’inizio era il settore orafo quello a cui erano prevalentemente destinate le stampanti 3d Dws.
Finchè tre anni fa Costabeber ha deciso di affacciarsi in un ambito estraneo alla stampa 3d, quello dentale: “Forniamo macchine e materiali per fare tutto il lavoro del laboratorio odontotecnico, mentre per il dentista abbiamo apparecchiature che stampano denti e protesi dentali. Tutto con un modello da noi brevettato”. E sono i primi e gli unici al mondo a farlo. Tanto che la neonata tecnologia gli è valsa una crescita del 40% e questo mercato rappresenta ormai il 50% del fatturato aziendale.
Infine da quest’anno Dws ha presentato una nuova gamma di prodotti rivolta al mercato prosumer, la fascia alta di mercato consumer: 5.000 euro per una stampante 3d con prestazioni tipiche delle macchine tradizionali, ma accessibile a un pubblico più vasto. “Ci interessa molto il mercato di maker e startup, che hanno budget più contenuti di azienda già avviata ma anche le stesse esigenze. Lo slogan delle nuova linea è: stampante 3d tradizionale accessibile a tutti”.
Ma a colpire è l’approccio di Maurizio Costabeber. Lui ha innovato davvero e lo sa. E con il suo team ha creato una realtà produttiva rara. Non per questo ha cambiato atteggiamento. Parte dal basso – dice – per dare un piccolo contributo all’innovazione e lavorare al meglio per i suoi clienti.