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Vacchi, il candidato di Confindustria con la vocazione all’open innovation

Il presidente della IMA, in corsa per la leadership degli industriali italiani, guida una multinazionale familiare da oltre 1 miliardo di fatturato, titolare di oltre 1400 brevetti nel mondo. Sono 500 su 4800 i dipendenti impegnati nell’innovazione di prodotto

Pubblicato il 09 Mar 2016

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Alberto Vacchi (primo da destra) riceve il

È forte in Emilia e in Lombardia. Ha il supporto di un’ampia fetta del manifatturiero, storicamente il settore più importante dell’industria italiana, e sembra che vederlo alla guida di Confindustria non dispiacerebbe nemmeno a un sindacato combattivo come la Fiom emiliana. Stiamo parlando di Alberto Vacchi, 52 anni, bolognese, amministratore delegato di IMA S.p.a. e attuale membro della giunta nazionale e regionale dell’unione degli industriali. Il 17 marzo sarà protagonista, insieme a Vincenzo Boccia, Aurelio Regina e Marco Bonometti, dell’udienza davanti al Consiglio di Confindustria che deciderà il successore dell’attuale presidente Giorgio Squinzi.

Dal 1996 Vacchi è l’amministratore delegato di IMA S.p.a. di cui dal 2007 presiede il cda. La Industrie Macchine Automatiche è un’azienda a conduzione familiare, tra le principali nel mondo nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè. L’impresa di Ozzano dell’Emilia, nel bolognese, ha chiuso il 2015 con un fatturato d’esercizio superiore al miliardo di euro, di cui l’export copre il 91%. Come gruppo, IMA ha 34 stabilimenti di produzione in Italia, Germania, Francia, Svizzera, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti, India, Cina per un totale di 4.800 dipendenti, di cui “oltre 500 impegnati nell’innovazione di prodotto”, tanto che il gruppo IMA è titolare di oltre 1.400 brevetti o domande di brevetto attivi nel mondo.

Vacchi ha appena ottenuto due prestigiosi riconosciment. Pochi giorni fa il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha conferito il premio “Leonardo Qualità Italia 2015”, assegnato annualmente a imprenditori le cui aziende abbiano raggiunto particolari successi sui mercati internazionali, diventando ambasciatori dell’eccellenza italiana nel mondo. Poco prima l’Ad di IMA era stato incluso nella classifica dei 50 Chief Executive Officer più performanti in Italia secondo Harvard Business Review, al secondo posto dopo il Ceo di FCA Sergio Marchionne.

Ma cosa significa “innovare” a IMA? “È il forte orientamento a proporsi quali fornitore di soluzioni e non di semplici prodotti”, si legge nel bilancio di sostenibilità 2014/2015. Un’innovazione che si compone di ricerca e sviluppo interni, ma anche di una vocazione alla open innovation, con acquisizioni dall’esterno sia di competenze che di idee. Per esempio, la cooperazione fra diverse realtà del gruppo ha prodotto una nuova macchina di confezionamento capsule ad alta velocità e una macchina confezionatrice di prodotti compressi non farmaceutici, due delle ultime innovazioni immesse nel mercato da IMA. Dall’anno scorso la multinazionale ha creato una nuova e trasversale struttura di ricerca, il cui responsabile è direttamente il presidente Vacchi. Il packaging, con corsi specifici di modellazione 3D e la progettazione delle nuove macchine con software industriali ai sistemi operativi real time, sono i settori su cui IMA provvede a formare i suoi ricercatori, che vengono seguiti per tutto il percorso, dallo studio all’inserimento in azienda. “Gli investimenti costanti e significativi nella ricerca e sviluppo (circa il 5% dei ricavi consolidati) sono alla base del percorso di crescita del gruppo”, continua il bilancio di sostenibilità. Open innovation, dicevamo: “L’innovazione proviene anche da nuove soluzioni proposte dalle aziende fornitrici di componenti commerciali e dagli artigiani fornitori di IMA. Queste realtà – scrive il gruppo – lavorando per aziende e settori diversi, possiedono una visione trasversale che mettono a frutto nella collaborazione con i nostri progettisti”.

IMA vanta anche alcuni esempi di breakthrough innovation, tuttora in fase di evoluzione, che nei settori dei macchinari farmaceutici e food promettono piccole rivoluzioni: la Mylab, una macchina da laboratorio che può passare dalla funzione granulazione a quella in capsule per le bevande o la Xtrema Powder, una dosatrice di polveri con multi dosata per i nuovi antibiotici. In un bilancio sostenibile, infine, non può mancare l’accenno all’ambiente, con un capitolo dedicato ai nuovi materiali per il packaging dove si legge che IMA “sta lavorando all’utilizzo di materiali di confezionamento compostabili”.

Un gruppo che vanta più di 50 anni di storia e sembra proiettato nel futuro dei processi innovativi e delle sinergie produttivi fra aziende: sarà il biglietto da visita giusto per garantire ad Alberto Vacchi la poltrona più ambita di Viale dell’Astronomia?

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