“Un ministero del made in Italy? Ben venga. E se anche non ci sarà fisicamente un ministero dedicato, serve comunque grande attenzione da parte dello Stato e del governo a questo settore che è in crescita e sta dimostrando tutta la sua straordinaria capacità di fare impresa del nostro Paese”. A dirlo è Riccardo M. Monti, presidente dell’Ice (Istituto per il commercio estero), commentando le indiscrezioni di questi giorni che facevano riferimento a un eventuale dicastero del Made in Italy nel futuro governo Renzi. Sono anche circolati alcuni nomi: inizialmente si è parlato di Oscar Farinetti, il patron della catena alimentare Eataly molto amico del sindaco di Firenze, che però ha smentito. Poi è stato dato come candidato Luca Cordero di Montezemolo, che ha detto di non avere “alcun commento” da fare in proposito.
In seguito è emersa l’intenzione di Matteo Renzi di recuperare il ministero per il Commercio con l’estero, oggi smembrato fra Esteri e Sviluppo economico. Se così fosse, il nome in corsa, secondo indiscrezioni, sarebbe di Carlo Calenda di Scelta civica. Nella sostanza il rinato ministero dovrebbe promuovere il Made in Italy nel mondo.
Nel frattempo è sorto il dibattito e si è levata anche qualche voce critica, come quella del presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi, che ha sostenuto: “Parlare di un ministero del Made in Italy ci appare quanto mai inutile. Il brand che rappresenta il nostro Paese non ha bisogno di un dicastero. Ha urgenza di azioni mirate e di strategie propulsive in grado di rafforzare ulteriormente l’immagine dei nostri prodotti a livello internazionale”.
Il presidente dell’Ice la pensa diversamente. “Nel 2013, malgrado la difficoltà della finanza pubblica, abbiamo avuto un raddoppio delle forze promozionali – dice – quindi c’è stata attenzione da parte del governo. Io mi auguro che continui ad esserci. Non spetta a me dirlo, ma se poi questa attenzione verrà fisicamente declinata creando un ministero ben venga”.