La storia

«Porterò i robot made in Italy nelle scuole e nelle farmacie»

Gaetano Capasso, fondatore dell’azienda campana Italrobot, progetta di allargare l’uso della robotica anche ai contesti lontani dalla produzione in serie. «La nostra piattaforma sarà utilizzata dagli studenti», dice. E sul prototipo per raccogliere palline da golf annuncia: «Ho già un potenziale acquirente». Che sia Woods o Manassero?

Pubblicato il 14 Nov 2014

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Gaetano Capasso

Per ora nello stabilimento di Marcianise in provincia di Caserta sono solo in due a sperimentare robot per raccogliere palline da golf o scaricare merci pesanti, ma le cose stanno per cambiare.

Parola di Gaetano Capasso, amministratore di Italrobot, azienda creata grazie al finanziamento del bando 2013 Smart&Start del Ministero dello Sviluppo economico per imprese innovative e che punta a rivoluzionare dalla Campania il settore robotico italiano. Portando l’automazione anche in ambienti lontani dalla produzione in serie, come le scuole o le farmacie.

«Per ora siamo io e un giovane ingegnere dell’Università di Napoli a prototipare e sperimentare i robot ma presto assumerò altre persone», spiega Capasso. Lo sentiamo al telefono il 13 novembre, una giornata ricca di impegni per il giovane amministratore. «Mi ha chiamato proprio nel momento giusto perché sto per lanciare l’open house delle isole robotizzate». Prego? «Si tratta di due giornate dimostrative in cui invitiamo il pubblico a vedere cosa possono fare le nostre macchine e mi, creda, possono fare molte cose».

L’entusiasmo che trapela dalla voce di Capasso è palpabile. Una delle famose isole robotiche da lui progettata è destinata alle scuole. «Non vedo l’ora di mostrare la piattaforma agli studenti: l’abbiamo concepita proprio per avvicinare i ragazzi alla robotica e potrà essere portata nelle aule e utilizzata», continua l’ad, ingegnere elettrotecnico che ha respirato automazione sin da bambino.

«Mio padre mi ha fatto innamorare di questi sistemi – continua – Alle spalle di Itarobot c’è infatti l’esperienza dell’azienda di famiglia, la Tea Impianti, che in questo settore ha almeno 30 anni di esperienza». Vuol dire che in casa avevate prototipi che facevano le pulizie o preparavano la colazione? «È un’immagine futuristica – dice ridendo – ma no, le assicuro che non siamo topi di laboratorio anzi siamo persone normali. Tanto che quando ho detto che avrei partecipato al bando Smart&Start e mi sarei lanciato nella robotica c’è stato un po’ di scetticismo a casa ma poi la passione per il futuro ha avuto la meglio».

Di visione del futuro in effetti ce ne vuole molta per progettare un robot in grado di caricare e scaricare i cassettoni pieni di medicinali di una farmacia, farne l’inventario e scartare i prodotti scaduti. Oppure, per realizzare il primo sistema semovente per raccogliere le palline da golf in campo. «Il robot da golf che stiamo realizzando costa circa 60 mila euro e ho già un potenziale acquirente – svela Capasso –. Ma non le dirò ma chi è». Azzardiamo tra un Tiger Woods o un giovanissimo e italianissimo Manassero ma l’amministratore non si sbottona.

La domanda di robot e piattaforme automatizzate per la produzione industriale non manca. Dall’analisi dei dati elaborati da Ucimu, l’associazione italiana dei produttori di sistemi robotici, è emerso che la richiesta interna di macchine robotizzate è cresciuta del 3,1% (pari a 295 milioni di euro) nel 2013 e l’export italiano di macchine robotiche è cresciuto dell’8,3% rispetto al 2012. In generale, la produzione nazionale si è attestata a 490 milioni di euro, il 5,2% in più rispetto all’anno precedente.

Italrobot però pensa fuori dagli schemi e immagina di impiegare robot in attività extra-industriali, ad esempio nella manutenzione dei cavi elettrici grazie a un bradipo robotizzato capace di arrampicarsi sui tralicci.

Certo, se tutte queste attività oggi condotte dall’uomo tra pochissimi anni saranno affidate ai robot che ne sarà dei posti di lavoro? «È una domanda che mi fanno sempre – conclude Capasso – e a cui rispondo sempre nello stesso modo: il robot farà i lavori più pesanti e per ogni macchina ci sarà sempre bisogno di un programmatore e di un manutentore e di qualcuno che sia presente per controllarla. Insomma, per come la vedo io, i robot non distruggeranno posti di lavoro ma ne creeranno di nuovi».

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