Legumi, cereali, funghi secchi. Chi li vede solo a tavola fa fatica a immaginare come possono essere al centro di processi di innovazione. Eppure succede. Si può innovare anche con lenticchie e semi. E il traguardo a cui è arrivata l’azienda veneta Pedon – trent’anni di vita appena compiuti – è una bella lezione per tutta quella parte di made in Italy che arranca davanti alla crisi. L’insegnamento è che non esistono segmenti di mercato impermeabili alla ricerca e all’innovazione.
[L’azienda che cresce con legumi e cereali]
L’impresa di Molvena, provincia di Vicenza, ha spento le trenta candeline lo scorso 13 settembre. La storia ha inizio nel 1984, quando i fratelli Franco, Sergio e Remo Pedon decidono di ampliare l’attività del padre Guerrino, acquistano un macchinario di seconda mano e si mettono a confezionare legumi secchi in un magazzino.
Già all’epoca, per essere competitivi bisognava anticipare le evoluzioni del mercato. “In un settore assolutamente conservativo e statico come quello dei prodotti secchi, giocare sulla qualità e sul prezzo non è sufficiente. È per questo che abbiamo cominciato a innovare da subito”, racconta l’amministratore delegato Remo Pedon, il più giovane dei tre fratelli che hanno dato avvio all’azienda.
È così che l’impresa inizia a mettere i codici a barre sulle confezioni. “Sembra strano, ma allora nessuno ci aveva pensato. Siamo stati i primi in Italia: è una novità che ci ha aiutato a dimostrare ai nostri clienti – in particolare la gdo – che avevamo un approccio diverso”
Negli anni ’90, grazie ad alcune acquisizioni i Pedon diversificano il loro business entrando nei settore dei funghi secchi e dei preparati per dolci. Il processo di crescita è continuo, tanto che nel 1998 decidono di aprire uno stabilimento più grande, a Molvena appunto, più attrezzato per soddisfare le richieste delle catene di supermercati.
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“La gdo ci chiedeva un controllo maggiore della filiera e così avevamo bisogno di una realtà produttiva più grande. Siamo passati a questo stabilimento di 7.000 metri quadri ed è stato anche molto impegnativo e difficile: sapevamo che dovevamo incrementare notevolmente il nostro business”, ricorda Pedon.
L’altro passo in avanti di quegli anni è stato proprio puntare sul controllo completo della filiera, dalla selezione dei semi fino al prodotto per il confezionamento in varie parti del mondo. Così, il gruppo Pedon è diventato un big player (oltre il 50% del mercato italiano, 40% del fatturato realizzato all’estero) nel settore dei legumi, cereali e semi.
[dal Manifesto di EconomyUp: Internazionalizzazione – Remo Pedon]
Il gruppo è strutturato in due divisioni, una retail – Pedon (presente nei vari canali distributivi sia con prodotti a proprio marchio, sia con produzioni in private label per la gdo e per l’industria conserviera) – e una dedicata all’approvvigionamento e commercializzazione di prodotti sfusi per l’industria alimentare – Acos – nata a fine anni ’90.
Dal 2000 a oggi l’espansione internazionale del gruppo è stata costante: ha aperto stabilimenti in Cina, Etiopia, Argentina ed Egitto e uffici
commerciali in varie parti del mondo, come Emirati Arabi, Sudafrica e Stati Uniti. “Il mercato americano al momento è tra i piu importanti”, spiega il co-fondatore
Risultato? Oggi il gruppo è una multinazionale da 90 milioni di euro di fatturato che esporta in 25 Paesi e dà lavoro a 600 persone, di cui 150 in Italia. Con una crescita a ritmi sostenuti da più di dieci anni: nell’arco di una generazione la società ha decuplicato i ricavi. “Nel ’99 eravamo in 23 dipendenti con 8 milioni di fatturato e quest’anno contiamo di chiudere a quota 100 milioni di ricavi”.
La ricetta è sempre stata la stessa: introdurre innovazioni monitorando l’evoluzione dei gusti e delle abitudini dei consumatori. Le persone hanno bisogno di più tempo da dedicare a se stessi e ai propri interessi? Ecco allora che Pedon ha lanciato sul mercato una linea di cereali e legumi a cottura rapida pronti in 10 minuti.
Ancora, i consumatori cercano prodotti sani e vogliono sapere da dove arrivano? Il gruppo scommette sul biologico (il 20% del fatturato), sugli alimenti senza glutine e su nuovi prodotti naturali poco noti in Italia come la quinoa, prima, e la “chia”, dopo: semi di salvia hispanica che contengono omega 3, vitamine, proteine e antiossidanti.
“Ora stiamo lavorando – anticipa Pedon – su prodotti che possano andar bene a tutte le latitudini , dagli Stati Uniti alla Cina all’India, con minime variazioni a seconda delle abitudini gastronomiche. Ma per scaramanzia non aggiungo altro”.