E se il made in Italy imparasse dalla Basilicata a fare sistema per internazionalizzarsi? Un modello ora c’è, si basa sulle reti di imprese, sulla collaborazione tra distretti e sulla creazione di brand condivisi per l’export. Si chiama Mapping Basilicata – Exporting Italian Excellence. È una piattaforma di internazionalizzazione che raccoglie un centinaio di aziende lucane, di diverse dimensioni, appartenenti ai distretti industriali più importanti del territorio (mobile imbottito di Matera, agroalimentare di qualità del Metapontino, rurale della collina e della montagna materana, pollino-lagonegrese, agroindustriale del Vulture, corsetteria) e le affianca in percorsi di crescita verso i mercati esteri. Questo “hub” nasce come evoluzione di una forte adesione da parte del tessuto produttivo lucano al sottoscrivere contratti di rete: più di 160 dal 2009 che coinvolgono oltre 500 Pmi e circa 3 mila occupati.
Il progetto Mapping Basilicata è finanziato dalla Regione Basilicata con circa un milione di euro proveniente da fondi europei (Fesr) e nazionali (Mise) e realizzato da Sviluppo Basilicata, la finanziaria regionale che si occupa dello sviluppo del territorio, e Unioncamere Basilicata in collaborazione con Forim, l’azienda speciale della Camera di Commercio di Potenza che si dedica alla formazione delle imprese.
Nell’ambito di questa iniziativa, che si propone come un’alternativa alla polverizzazione delle Pmi sul territorio, diverse aziende della Basilicata si sono aggregate quest’anno sotto tre marchi – Casa Matera, Basilicata Fine Foods e B-Wear – che contraddistinguono altrettanti settori considerati di eccellenza nella manifattura lucana: l’arredamento/design, la corsetteria e l’agroalimentare. Ed è con questi brand che le società puntano a presentarsi con un’identità sola sui mercati internazionali.
Casa Matera è diventato il brand di riferimento per l’industria creativa del Distretto del Mobile imbottito di Matera, un distretto che raggruppa 78 imprese del territorio materano e della Murgia pugliese e che negli anni ’90 era ai primi posti nel mondo per l’esportazione di divani, con capofila la Natuzzi. Poi c’è stata la crisi, dovuta anche al gap di costi di produzione con Paesi dell’Est Europa come Romania e Bulgaria. Casa Matera nasce proprio con l’obiettivo di reagire a queste difficoltà proponendo prodotti di qualità ancora più elevata. Così, il marchio ha lanciato una collezione ideata da 5 designer internazionali e da una rete di 7 aziende artigiane del territorio. L’idea è di valorizzare a livello internazionale Matera, anche in virtù della spinta che può dare la nomina di Capitale europea della cultura 2019 ottenuta l’anno scorso. Il marchio, che a maggio scorso ha stretto un accordo per la vendita della collezione con il marketplace internazionale Eporta, ha partecipato a tre eventi di rilievo: MilanoDesignAward, May Design Series a Londra e, sempre nella capitale britannica, Tent, in cui i riscontri sono stati così positivi da far prefigurare un’edizione italiana di questa fiera, a Matera, nei prossimi anni. Casa Matera prevede di raggiungere un primo fatturato indicativo per il marchio pari a 3 milioni di euro ripartito al 60 per cento sul mercato europeo (Regno Unito, Germania) e 40 per cento sul mercato dei Paesi arabi e della Russia.
B-Wear è una collezione di intimo e underwear progettata dalla fashion designer Antonella Montemurro insieme alle aziende del distretto della Corsetteria di Lavello, una serie di imprese che per anni hanno lavorato come terziste (in gergo, “fasoniste”) per conto di grandi compagnie di biancheria intima e che anche grazie a questa iniziativa cominciano a proporsi come produttrici dirette. La collezione, realizzata con materiali sostenibili (tessuti e fibre naturali, latte, caffè, soia…) è stata presentata a Mosca nell’ambito della fiera internazionale CPM. I primi ordini sono destinati proprio al mercato russo. Il brand nel 2016 prevede di raggiungere un primo fatturato di circa 1 milione di euro, ripartito al 60% sul mercato russo e 40% sul mercato europeo (Germania,Austria, Regno Unito).
Basilicata Fine Foods è il marchio che riunisce la filiera del food&wine. Ha partecipato a diverse iniziative di promozione nel mondo, da Londra a New York, e sta stringendo accordi con diverse piattaforme di distribuzione online per posizionarsi sui mercati a seconda del tipo di prodotti: per le aziende vinicole, è in corso una trattativa con il marketplace Winezon; per il settore food in Gran Bretagna è in via di definizione un accordo con la piattaforma www.delicatezza.co.uk, specializzata nella vendita diretta e distribuzione di prodotti alimentari italiani di alta qualità.
Per gli Stati Uniti, è stata inaugurata, nei primi di dicembre, la prima piattaforma per la promozione e la vendita dei prodotti agroalimentari lucani con l’etichetta Basilicata Fine Foods. L’accordo concluso con la società statunitense Avant Garde con sede nel New Jersey è il punto di partenza per identificare, nei prossimi due anni, i canali di distribuzione dei prodotti agroalimentari della Basilicata. L’anno prossimo Basilicata Fine Foods prevede di raggiungere un primo fatturato indicativo per il marchio pari a 3 milioni di euro.
“Un problema del made in Italy, e conseguentemente dell’economia lucana, è la polverizzazione delle attività produttive e la presenza di eccellenze che però sono semisconosciute al di fuori dei propri territori”, ha detto Giampiero Maruggi, amministratore unico di Sviluppo Basilicata durante la presentazione dei risultati 2015 di Mapping Basilicata. “Ecco perché abbiamo scelto tre settori forti e li abbiamo aggregati attraverso tre marchi per affacciarci sui mercati raccontando un’unica storia e un’unica tradizione. È così che combattiamo la delocalizzazione e dimostriamo il livello di eccellenza e di innovazione che le aziende lucane hanno raggiunto”.