In un Paese in cui l’occupazione delle donne presenta ancora dati arcaici (solo un terzo della popolazione femminile è impiegato, con retribuzioni inferiori a quelle dei colleghi maschi) se trovare un lavoro è difficile, reinventarsi un mestiere può apparire un’impresa impossibile.
Eppure sono in molte quelle che hanno lanciato e vinto questa sfida, con se stesse ancor prima che col mercato. Saranno loro le protagoniste del 5° Salone Nazionale dell’Imprenditoria Femminile e Giovanile in programma a Torino dal 1° al 3 ottobre, con l’eloquente titolo: “L’arte di RE-inventarsi. Come rompere gli schemi e riprendersi il futuro”.
Un appuntamento promosso dall’Associazione Gammadonna in collaborazione con la Camera di commercio di Torino ed il suo Comitato per l’Imprenditoria Femminile.
In vista dell’evento è stata analizzata la situazione dell’imprenditoria femminile sul territorio, illustrata sia attraverso i dati strutturali del primo semestre 2013, sia grazie ai risultati dell’indagine che l’Osservatorio GammaDonna ha compiuto in avvicinamento al Salone fra le quasi sessanta imprenditrici “reinventate” partecipanti, provenienti da tutta Italia, per esplorarne caratteristiche, bisogni, difficoltà, soddisfazioni.
Ne è emerso che, nel 60% dei casi, le donne capaci di dare una nuova chance alla propria vita professionale attraverso una scelta imprenditoriale provengono da un’esperienza di lavoro dipendente. L’età media delle nuove imprenditrici si attesta sui 40 anni e il 70% di loro ha conseguito una laurea. La vita di coppia non soltanto non pare costituire un ostacolo all’attività in proprio (l’85% ha un compagno) ma, per 3 imprenditrici su 4, il partner ha rappresentato un supporto nel progetto di reinvenzione professionale.
Circa un’imprenditrice su due individua nella ritrovata autostima il principale risultato derivante dalla nuova strada intrapresa, a fronte di un 9% che indica l’importanza di poter conciliare lavoro e famiglia e di un 7% che si dice gratificato dalla raggiunta autonomia economica. Ma il cammino non è semplice e la principale necessità appare il reperimento di finanziamenti (41%), seguita dall’esigenza di personale qualificato al pari delle consulenze specialistiche (entrambe al 14%). Sul fronte delle difficoltà, invece, le rappresentanti dell’imprenditoria femminile intervistate puntano il dito contro la burocrazia nel 34% dei casi, a cui segue la carenza di denaro al 25% e l’assenza di una rete all’11%.
Una fotografia generale che si compone di singole storie di successo, fra le quali sono state selezionate sette testimonianze di donne che ce l’hanno fatta e che apriranno la quinta edizione del Salone.
A completare il quadro sull’imprenditoria femminile contribuiscono i dati del primo semestre 2013, elaborati per l’occasione dalla Camera di commercio.
L’imprenditorialità femminile al I semestre 2013
Nel primo semestre del 2013 le imprese femminili registrate in Italia erano 1.429.880, circa il 23,6% del totale. Nel 12% dei casi si tratta di attività giovanili (al di sotto dei 35 anni), e nell’8% di aziende straniere.
Con 110.705 imprese femminili, il Piemonte rappresenta il 7,7% del dato sull’intero Paese, mentre le relative attività giovanili e straniere costituiscono rispettivamente il 10,6% e 7,6%. A livello nazionale i settori maggiormente coinvolti nel fenomeno riguardano il commercio (il 28,7%; -‐0,5% rispetto al medesimo periodo nel 2012), i servizi alle imprese (il 16,3%; +0,9%), e l’agricoltura (16,2%; -‐3,7%). Sono proprio le aziende legate a quest’ultimo gruppo a far registrare il dato tendenziale peggiore, mentre cresce soprattutto il numero di attività operanti nell’alloggio e ristorazione (il 9,2%; +2,2%) e nelle costruzioni (il 4,7%; +1%).
In generale in Italia nel primo semestre 2013 il numero di imprese femminili diminuisce, rispetto allo stesso periodo del 2012, dello 0,3%; in Piemonte e nella provincia subalpina, che conta 55.921 attività femminili (il 50,5% del totale regionale), si evidenziano dei tassi di crescita lievemente peggiori (rispettivamente -‐0,8% e -‐0,5%), mentre per entrambi nei diversi settori si registrano grossomodo gli stessi trend avvertiti per l’intero Paese.
(Fonte: Dati InfoCamere, elaborazioni Camera di commercio di Torino)