Passaggio al bio, musei in cantina, finanza green, ritorno alle tecniche di pigiatura artigianali. L’innovazione, nel mondo delle bollicine made in Italy, si fa anche così. La ricetta è quella de La Montina, cantina della Franciacorta che a dicembre 2015 ha annunciato l’ingresso nel network VedoGreen, società del Gruppo IR Top (Partner Equity Markets di Borsa Italiana – LSEG) specializzata nella finanza per le aziende green, per portare avanti un progetto di sviluppo basato anche sulla produzione biologica.
L’azienda di Monticelli Brusati (Brescia), che nel 2014 ha venduto circa 300 mila bottiglie dei suoi Franciacorta (Brut, Extra Brut, Satén, Millesimato Brut, Riserva Baiana Pas Dosé, Rosè Millesimato Extra Brut, Rosé Demi Sec), ha completato nel 2015 la trasformazione dei vigneti in biologico (36 ettari): la prima vendemmia 100% bio sarà nel 2016 per una produzione stimata di 250 mila bottiglie che andranno sul mercato a partire dal 2018.
“In Franciacorta esiste già la disciplinare più ristrettiva a livello mondiale per quanto riguarda il metodo classico”, dice a EconomyUp Michele Bozza, marketing & export manager di La Montina. “Abbiamo notato però che nel mondo la richiesta verso bottiglie bio sta crescendo e noi siamo in un territorio in cui microclima e conformazione microbiologica ci consentono di trasformare uva in vino attraverso questo metodo senza grosse difficoltà, tanto che ormai in Franciacorta i vigneti bio sono già il 33%: siamo sicuri che possa darci la spinta di cui abbiamo bisogno per internazionalizzarci di più. Il nostro obiettivo, per il 2018, è arrivare a oltre 500 mila bottiglie vendute, più di 6 milioni di fatturato, contro i circa 3 milioni con cui con abbiamo chiuso il 2014, e a una quota di export del 30% – soprattutto in Messico, Giappone, Svizzera, Regno Unito e Hong Kong – rispetto all’11% del 2014”.
Che vino e bio stiano andando sempre più d’accordo è un fatto confermato anche dai dati: Millèsime Bio e Agrex Consulting/Agence Bio attestano che a livello globale nel 2014 il vino biologico conta su 275 mila ettari di vigneti (3,6% del totale, circa 6 milioni di ettolitri di produzione), +11% rispetto al 2013, il 73% dei vigneti bio è concentrato in Europa (Austria 9,7%, Francia 8,5%, Spagna 8,4%, Italia 7,9%, Germania 7,4%), l’Italia è i principali esportatori di vini biologici e viene dopo Spagna (39%) e Francia (19%).
La volontà di fare un salto dimensionale si accompagna anche alla necessità di trovare capitali provenienti dall’esterno. Anche così si spiega l’ingresso in VedoGreen. “Per esportare di più – continua Michele Bozza, figlio dell’amministratore delegato Gian Carlo, uno dei tre fratelli che nel 1987 hanno dato vita alla cantina – abbiamo bisogno di partner legati al food & wine che condividano dei valori legati al green e alla sostenibilità: è un periodo in cui anche altre aziende in Franciacorta, per crescere e far conoscere al mondo l’eccellenza di questo marchio made in Italy, scelgono di far entrare nuovi soci: se troviamo un partner che soddisfa noi e viceversa, saremo pronti a fare questo passaggio”.
Insieme a bio e finanza green, l’innovazione di questa cantina franciacortina passa da un ritorno alle origini nei metodi di produzione che faccia da collante con la spinta sul biologico.
Giancarlo Bozza, amministratore delegato di La Montina, spiega infatti che la cantina, tra i metodi di pigiatura dell’uva, ha scelto di utilizzare dal 1999 un torchio verticale Marmonier, che a oggi è utilizzato da diverse maison nella Champagne. “È stato disegnato e realizzato per ottenere il massimo della qualità dalla pigiatura soffice – mosto fiore – , con rese uva/vino non superiori al 35%, estrapolando i migliori zuccheri concentrati nel centro dell’acino senza intaccare la parte legnosa del graspo”.
Alle scelte produttive si affianca anche un investimento sull’offerta legata alla location della cantina, che ha sede a Villa Baiana, una dimora storica risalente al 1620 appartenente a Benedetto Montini (antenato di Papa Paolo VI), e che adesso viene anche utilizzata per convegni e cerimonie. Tra le punte di diamante c’è infatti il museo di arte contemporanea ospitato all’interno della struttura e dedicato principalmente all’artista milanese Remo Bianco (1922 – 1988), dove periodicamente sono anche esposte personali di artisti contemporanei internazionali. Quindi, chi fa un percorso tra le cantine e le botti in vista di una degustazione dei vini, può anche vivere un’esperienza di fruizione di quadri, sculture e lavori artistici. Sempre che il vino non possa essere considerato esso stesso un’opera d’arte.