La mozzarella di bufala campana entra in reggia. E lo fa grazie a un progetto pilota che mette insieme un’eccellenza gastronomica con un gioiello artistico e che può diventare un modello per altri territori. Il Consorzio di Tutela della Mozzarella di Bufala avrà la sua nuova sede nell’area delle cavallerizze del Palazzo reale di Caserta, pagando un affitto annuo di 80mila euro. Lo spazio, di oltre mille metri quadrati, prevede attività di formazione sia con i giovani che con i dipendenti dei caseifici e informazione (consumatori, giornalisti, operatori del settore). Ma nei nuovi spazi saranno anche fatti investimenti in ricerca e sviluppo legati al prodotto in stretto legame con il mondo accademico, in particolare con l’Università Federico II il cui rettore è membro del Comitato Scientifico del Consorzio.
“Un accordo che va nella direzione della rinascita della Reggia”, dice il direttore, Mauro Felicori. «La scelta di fondo è chiara: tale rinascita coinvolge il territorio di cui la mozzarella è un simbolo. È un accordo semplice, ma forte da cui traggono vantaggio agricoltura e Beni Culturali”. Tanto è semplice che “può e deve rappresentare un modello su scala nazionale”, si impegna il sottosegretario ai Beni Culturali Antimo Cesaro. « Da Caserta arriva un esempio per il resto del Paese che si fonda sulla sinergia tra pubblico e privato, rapporto che fino a poco fa sembrava impossibile e sulla piena collaborazione tra i ministeri, nell’ottica di una reale ricaduta economica, culturale ed occupazionale per i territori interessati”.
La mozzarella di bufala campana non si produce solo in Campania (si fa anche in Puglia, Lazio e Molise) ma è l’unica ad aver ottenuto una DOP, la denominazione di origine protetta europea. Un’eccellenza gastronomica ma anche un importante comparto economico per il Sud d’Italia: 1371 allevamenti coinvolti, 102 caseifici certificati, 330 milioni di euro fatturati alla produzione che diventano oltre 500 al consumo,15mila addetti. “Questo progetto sarà il nuovo biglietto da visita del Consorzio – dice il presidente dell’organismo di Tutela costituito nel 1981, Domenico Raimondo – ed è la testimonianza che ormai si è voltato pagina rispetto all’immagine che di questo territorio e di questo prodotto si è fatto ingiustamente nel passato”. Di “percorso ancorato con il territorio” parla anche il direttore del Consorzio, Pier Maria Saccani: “Il consorzio investe in un’ottica moderna di sviluppo e in un bene unico al mondo, facendo emergere al massimo il collegamento immediato che esiste tra la mozzarella e la sua area di origine e rafforzando il legame con il territorio e l’identità del più importante prodotto a marchio dop del Mezzogiorno”.