Un Paese che va indietro. Un territorio in cui dal 2009 a oggi ci sono 33 mila imprese in meno e in cui il numero complessivo delle aziende artigiane si è ristretto, in cinque anni, di ben 83 mila unità ritornando ai livelli del 2011. È questa l’Italia fotografata dall’indagine del Centro Studi CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa), condotta rielaborando i dati di Movimprese relative alle aperture e alle chiusure di attività imprenditoriali sul territorio nazionale fino al terzo trimestre 2013.
La Grande Crisi continua a mordere e non ha più tanto senso giocare a immaginarsi la ripresa alla fine di ogni anno per poi scoprire mestamente che è tutto rimandato di dodici mesi. I dati sull’occupazione, se possibile, fanno ancora più spavento. Le 83 mila imprese attive nell’artigianato che hanno chiuso i battenti dal 2008 a oggi hanno portato alla perdita di più di oltre 200 mila posti di lavoro. È come se avessero abbassato la saracinesca contemporaneamente gli stabilimenti italiani di Fiat, Ferrovie dello Stato ed Eni. E se si tiene conto che in molti casi non sono presenti ammortizzatori sociali in grado di attutire il colpo, il dramma assume dimensioni ancora più consistenti.
Si dirà che mettere insieme le cifre della crisi esaspera i toni senza restituire la situazione effettiva del momento. Bene, allora concentriamoci sul 2013. Nei primi nove mesi, le chiusure nell’artigianato sono aumentate di circa due punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2012. Stesso discorso per le nuove iscrizioni in camera di commercio: -10,4%, una riduzione nello stock di imprese artigianali pari a 25 mila unità. Se continua così, a fine anno mancheranno all’appello quasi 34 mila imprese.
L’Italia artigiana arranca, insomma. Nei suoi tre settori di punta (costruzioni, manifattura e trasporti), pari a quasi il 70% dell’intero comparto, la recessione si è fatta sentire senza esclusione di colpi: il numero complessivo di imprese attive nelle costruzioni è diminuito in cinque anni di 5,8 punti percentuali (-34 mila aziende), lo stock di società manifatturiere si è rimpicciolito del 7,8% (- 28 mila) e nei trasporti mancano all’appello il 10,4% delle ditte (-11 mila).
Le uniche buone notizie provengono dai settori che hanno saputo reagire alla crisi con più dinamismo e hanno osservato un aumento del numero complessivo di imprese. A cominciare dagli alimentari, comparto che va spesso in controtendenza nei periodi di maggiore difficoltà economica. Si è registrato un incremento di aziende anche nel comparto delle riparazioni nel manifatturiero, spiegabile con il fatto che in tempi di crisi si preferisce riparare anziché sostituire. Bene anche i servizi, l’alloggio e la ristorazione, l’informatica e la comunicazione, il noleggio e i servizi di supporto alle imprese. Segnali che bastano per guardare con fiducia al 2014? A questo e ad altri interrogativi sulla crescita del Paese e sul destino del sistema produttivo italiano, e in particolare di quello artigiano, si parlerà all’Assemblea nazionale di CNA in programma giovedì 12 dicembre a Roma presso l’Auditorium Conciliazione.
Aprirà i lavori il presidente nazionale di CNA Ivan Malavasi. Seguiranno gli interventi del ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato e la tavola rotonda con il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, il Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia e il presidente nazionale CNA.
EconomyUp.it trasmetterà in diretta streaming l’evento giovedì 12 dicembre dalle ore 10.40. #cna2013 è l’hashtag per twittare in diretta.