Made in Italy

E la barca va, anche dopo il fallimento

Al Salone Nautico di Genova si ritrova un’industria che sta tornando a crescere. Come dimostra la storia dei Cantieri Estensi, andati in default nel 2013 e ora rilanciati da una cordata di imprenditori bergamaschi. Che puntano sulla ricerca tecnologica con l’università e sullo stile in partnership con Missoni

Pubblicato il 30 Set 2015

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L’economia del mare è in ripresa. Secondo i dati forniti da UCINA (Confindustria Nautica) il fatturato 2014 dell’industria nautica si attesta a 2,5 miliardi di euro, con una crescita del 2,1% rispetto al 2013; la migliore performance è registrata dal settore degli accessori, che segnano un segno positivo del 3,1%; migliora anche l’occupazione con la crescita di un punto percentuale. “Dati confortanti che arrivano dopo anni molto difficili – afferma il Presidente di UCINA Carla Demaria – e nel 2015 i dati sono in ulteriore miglioramento. Riprendiamo fiducia nel futuro”.

Fiducia condivisa da diversi attori del settore. È recente la notizia della creazione di Nautica Italiana, associazione di industrie legate alle nautica e alla costruzione di barche, nata all’interno di Altagamma, che riunisce 35 brand del settore. “La nautica – sostiene Lamberto Tacoli, presidente della nuova associazione – non è solo made in Italy. È molto di più: è un contenitore di made in Italy. Su ogni barca italiana, non c’è solo la nautica italiana, ma anche l’arredamento, il tessile, l’accessoristica, il design, il cibo persino”. Obiettivo di Nautica Italiana è sostenere l’export e ridare credibilità a un settore fortemente provato dalla crisi.

Settore che torna sotto i riflettori dal 30 settembre al 5 ottobre: a Genova è in programma la 55esima edizione del Salone Nautico. 1000 imbarcazioni, 760 espositori e 140 operatori esteri provenienti da più di 36 Paesi. Ma, soprattutto, questa è l’occasione per puntare l’attenzione su un settore del made in Italy che può ancora far girare l’economia.

E proprio alla speranza che la nautica possa ancora essere un driver economico per il Paese, è legata la storia di Cantieri Estensi, storico marchio della nautica italiana fallito nel 2013 e rilanciato sul mercato nel 2015 grazie all’acquisizione da parte di una cordata di imprenditori bergamaschi. Cosa li abbia convinti a mettere mano al portafogli per sborsare 3 milioni di euro e acquisire Cantieri Estensi è presto detto: da una parte i dati confortanti sulla ripresa del mercato nautico, dall’altro la storia stessa dell’azienda.

Cantieri Estensi, azienda per la costruzione di imbarcazioni da diporto e sportive in vetroresina, nasce nel 1995 a San Giovanni D’Ostellato in provincia di Ferrara. Dal 1996 ad

oggi ha varato oltre 500 imbarcazioni, diventando un noto marchio italiano nella produzione delle Lobster boat, rivisitate in chiave mediterranea. Nel 2009 viene inaugurato un nuovo stabilimento di produzione ad Ostellato, dove, su una superficie di 6mila metri quadri, si sviluppa l’intero ciclo produttivo di tutti i modelli firmati Cantieri Estensi: dalla realizzazione dei manufatti in vetroresina alle attività di carrozzeria, di falegnameria, di allestimento nonché quelle relative all’installazione di tutti gli impianti. Sono gli anni in cui la società fattura oltre 40 milioni di euro, impiega direttamente 120 persone e altre 200 nell’indotto. Il successo, però, dura poco. A causa della crisi, nel 2013 viene dichiarato il fallimento di Cantieri Estensi Spa. Ma non è la fine del marchio: nel 2015 la Società viene rilevata da una cordata di imprenditori bergamaschi (composta da competenze complementari che spaziano dalla gestione di aziende di lusso, verniciature industriali e compravendita di imbarcazioni da diporto) che ha deciso di riprendere la produzione delle imbarcazioni rilanciando il brand nel solco della tradizione, e mettendo a punto un ambizioso piano di sviluppo. Nasce Cantieri Navali Estensi srl: l’obiettivo della nuova società è garantire la continuità con il passato in termini di stile e lay-out delle imbarcazioni, puntando sull’innovazione nei comfort e nell’abitabilità, sulla funzionalità degli allestimenti, su un equipaggiamento moderno di grande eleganza. Il tutto coniugando le linee classiche delle barche da pesca statunitensi con tecnologie d’avanguardia e un attento restyling di finiture: se infatti i nuovi interni delle imbarcazioni sono stati customizzati da un gigante del fashion made in Italy, quale Missoni Home, dall’altra l’azienda punta su innovazione tecnologica, bassi consumi e rispetto per l’ambiente.

Oltre alla propulsione IPS (che consente di ottenere il 30% di riduzione dei consumi di carburante e il 30% in meno di emissioni di CO2), l’azienda sta valutando la possibilità di introdurre la propulsione ibrida, con motori elettrici in grado sia di sostenere la propulsione in crociera, sia di sostenere i servizi di bordo durante le soste in mare, senza dover ricorrere a inquinanti generatori. Altro progetto allo studio è quello di installare pannelli solari ripiegabili su alcune parti delle imbarcazioni al fine di limitare il consumo di energia elettrica soprattutto durante le soste dalla navigazione e senza dovere ricorrere all’uso di generatori. L’azienda, inoltre, sta sviluppando applicazioni disponibili sugli smartphone che possano permettere la gestione a distanza dei principali sistemi di bordo da parte dell’armatore.

E non è tutto. Perché l’ultima novità in casa Cantieri Navali Estensi è rappresentata dalle nanotecnologie. L’azienda, infatti, ha intenzione di sostenere la ricerca e lo sviluppo, in collaborazione con le Università, di un innovativo sistema di antivegetativa da applicare agli scafi delle barche prodotte. Si tratta di un prodotto green che si distingue rispetto alla normale antivegetativa perché invece che contenere biocidi o pesticidi come agenti anti fouling, è costituito da un sistema che agisce attivando proprietà chimico fisiche particolari utilizzando come ingrediente attivo materiale nano strutturato. Il prodotto sotto forma di coating caratterizza la superficie della carena con un’azione passiva in grado di produrre un effetto auto pulente o self cleaning che inibisce la formazione delle incrostazioni biologiche. Il vantaggio tecnico e funzionale che offre è l’azione preventiva contro il fouling sin dalla formazione del biofilm, facilitando il processo di manutenzione dello scafo con conseguente riduzione dei costi di cantiere.

“Il nostro obiettivo è quello di riposizionare Cantieri Navali Estensi nel segmento di alta gamma, producendo barche da sogno di elevata qualità e affidabilità, con un eccellente servizio post vendita anche grazie alla nuova rete di dealer e di centri di assistenza dislocati in Italia, in Francia, Spagna e Germania” afferma Gianmarco Gabrieli, Ceo della società.

Con questi progetti, la società prevede di raggiungere alla fine del 2015 ricavi pari a 1,850 milioni di euro, per salire a 2,700 milioni nel 2016, a 5,600 milioni nel 2017 e a 7,050 milioni nel 2018, anche con l’ingresso di investitori che possano accelerare la crescita grazie a iniezioni di capitale adeguate. La way out per gli investitore finanziari potrebbe poi essere la quotazione sull’AIM.

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