IL RAPPORTO

Dieci buone notizie sul made in Italy che qualcuno dimentica

Il documento di Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, “10 verità sulla competitività italiana”, mette in luce cifre incoraggianti sull’economia italiana, dal surplus manifatturiero ai record del turismo. Fortis: “Non è vero che non cresciamo, il sistema è reattivo”

Pubblicato il 07 Mag 2014

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L’Italia è poco competitiva? Macché. Mentre l’Ocse rivede leggermente al ribasso le sue stime di crescita per il Pil italiano nel 2014 (+0,5%, a differenza del +0,6% dello scorso novembre), c’è chi ha i dati per dimostrare che il nostro Paese ha tutte le carte in regola per rilanciarsi, nonostante la crisi. Tra chi vuole provare, cifre alla mano, che l’Italia “non è un Paese senza futuro” ci sono Fondazione Symbola, Unioncamere e Fondazione Edison, che hanno presentato le “10 verità sulla competitività italiana”, un elenco di buone notizie, spesso trascurate, sulle energie e le potenzialità dell’economia tricolore e del made in Italy.

“In queste dieci verità – afferma Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola – c’è ben più che una replica a tanti falsi luoghi comuni. C’è un’idea di futuro per il nostro Paese e per l’Europa. Esperienze che possono diventare l’avanguardia di un nuovo modello di sviluppo: più sapere e innovazione, anche in settori tradizionali, meno risorse consumate e meno inquinamento, con ambiente e green economy che diventano driver del cambiamento”. Dagli straordinari risultati in termini di fatturato manufatturiero ai record del turismo, ecco quali sono le dieci verità più incoraggianti relative all’economia del Belpaese.

Surplus manifatturiero di oltre 100 miliardi di dollari: nella top 5 globale
L’Italia è tra i soli cinque Paesi al mondo che vantano un surplus manifatturiero superiore ai 100 miliardi di dollari. Ci fanno compagnia grandi potenze Cina, Germania, Giappone e Corea del Sud. La bilancia commerciale manifatturiera di Francia (-34 miliardi), Gran Bretagna (-99) e Usa (-610), secondo i dati Wto, pende invece al contrario. “Non è vero che l’Italia cresce poco: le esportazioni sono andate molto bene. C’è stata una caduta del commercio mondiale nel 2009 che ha interessato tutti i Paesi esportatori. Ma dal 2010 in poi tutte le grandi economie esportatrici sono tornate a crescere da questo punto di vista. In termini di bilancia commerciale

Marco Fortis

con l’estero, il nostro risultato è stato straordinario”, spiega a EconomyUp Marco Fortis, il vicepresidente della Fondazione Edison che ha illustrato i dieci fattori positivi. “In molti ambienti ad altà intensità di tecnologia, come meccanica e farmaceutica, c’è la percezione che l’Italia abbia superato la Germania per qualità e capacità di seguire il cliente anche nelle fasi di post vendita”.

La globalizzazione non ci spaventa: conservate le quote di mercato nell’export
L’Italia è tra i Paesi avanzati che, nella globalizzazione, ha conservato maggiori quote di mercato mondiale. Dopo l’irruzione della Cina e degli altri Brics, ha mantenuto il 71% delle quote di export rispetto al 1999. Un livello pari a quello degli Usa e superiore a quello di Giappone (quota export ridotta al 67%), Francia (61%) e Regno Unito (55%). “Non solo il sistema ha reagito conquistando nuovi mercati ma ha anche diversificato la propria specializzazione rispetto a 15-20 anni fa. La meccanica ha un fatturato che è più del doppio rispetto a un settore che rappresenta il made in Italy tradizionale come quello della moda e del tessile”, fa notare l’economista.“Ci sono molti settori dinamici e di cui non si parla abbastanza”, afferma il vicepresidente della Fondazione Edison. “Come il farmaceutico: l’export di farmaci è due volte e mezzo superiore a quello dei mobili. In più, in questo comparto l’Italia si sta dimostrando un Paese attrattivo anche per le multinazionali straniere, che vengono a investire qui perché trovano personale molto qualificato ma non troppo caro e stabilimenti già esistenti che possono essere ampliati: questi colossi del settore, quando razionalizzano la loro produzione e chiudono impianti, preferiscono chiudere altrove e portare produzioni in Italia”

Le imprese italiane sono competitive: 935 prodotti sul podio mondiale
Le imprese italiane sono tra le più competitive al mondo. Su un totale di 5.117 prodotti, nel 2012 l’Italia si è piazzata prima, seconda o terza al mondo per attivo commerciale con l’estero in ben 935. “Dire che non cresciamo perche non siamo competitivi è un grande errore: il sistema è molto reattivo e competitivo”, dichiara Fortis.

L’industria cresce bene all’estero (più della Germania): il problema è la domanda interna
L’industria manifatturiera italiana è cresciuta rispetto al 2008 del 16,5%, contro l’11,6% della Germania. Il problema è stato il crollo della domanda interna: Il fatturato interno dell’industria italiana ha perso il 15,9% negli ultimi cinque anni, contro lo 0,3% della Germania. La responsabilità delle difficoltà sul mercato interno sono da cercare, secondo Fortis, nelle politiche di austerity adottate a livello europeo e nazionale. “Tra competitività e crescita del Pil non c’è un nesso dimostrato”, commenta. ”Quello che fa crescere di più il Pil è la domanda interna, che altrove – Irlanda, Olanda, Inghilterra – è stata drogata dai debiti privati, che a loro volta hanno fatto scatenare la bolla immobiliare. La nostra bassa crescita è dipesa dalla bassa domanda interna, dovuta all’austerity imposta dalla necessità di recuperare credibilità”.

Gagliardi (Unioncamere), Realacci (Symbola) e Fortis (Edison) alla presentazione delle "10 verità sulla competitività italiana"

Il turismo va: l’Italia è la meta preferita dei turisti extraeuropei
L’Italia è, in Europa, la destinazione preferita dei turisti extraeuropei. Siamo il primo paese dell’Eurozona per pernottamenti di turisti extra Ue, con 54 milioni di notti. Siamo la meta scelta più spesso da viaggiatori provenienti da Cina, Brasile, Giappone, Australia, Usa e Canada. “Su questo punto – osserva il vicepresidente della Fondazione Edison – c’è un continuo piagnisteo: eravamo il Paese più visitato, non lo siamo più. Non è vero. Bisogna spostare l’attenzione dagli arrivi ai pernottamenti. Oggi viaggiano persone che prima viaggiavano molto meno, come russi e cinesi. E prima non c’erano hub aeroportuali così attrattivi come Londra, Francoforte, Parigi, che sono preferiti rispetto a quelli italiani. Capita perciò che i cinesi, per esempio, arrivino a Parigi, stanno due giorni in Francia e passino il resto della loro vacanza in Italia, magari 4-5 giorni. Il flusso del turismo extraeuropeo è ancora appannaggio dell’Italia”.

Un sistema produttivo che impatta poco sull’ambiente: meno emissioni inquinanti e rifiuti che all’estero
Il modello produttivo italiano è tra i più efficienti e innovativi in campo ambientale. Per ogni milione di euro prodotto emettiamo in atmosfera 104 tonnellate di CO2, la Spagna 110, il Regno Unito 130, la Germania 143. Siamo più efficienti anche nel campo dei rifiuti (con 41 tonnellate per ogni milione di euro prodotto distanziamo anche le 65 tonnellate della Germania ) e del riciclo (a fronte di un avvio a recupero industriale di 163 milioni di tonnellate di rifiuti su scala europea, nel nostro Paese ne sono state recuperate 24,1 milioni di tonnellate, il valore assoluto più elevato tra tutti i paesi europei).

Siamo tra i Paesi meno indebitati al mondo
Se si considera il debito aggregato (Stato, famiglie, imprese) l’Italia è uno dei Paesi meno indebitati al mondo: quello italiano pesa il 261% del Pil. Quello del Giappone il 412%, quello della Spagna il 305%, quello britannico il 284%, quello statunitense il 264%.

Il debito aggregato è cresciuto meno che in altri Paesi
Il debito aggregato, la somma di pubblico e privato, è cresciuto del 61% rispetto al Pil tra il 1995 e il 2012. Quello francese invece è aumentato dell’81%, quello britannico del 93% e quello spagnolo del 141%.

Non siamo il malato d’Europa: il peso sul debito pubblico europeo è calato
Dai primi anni ’90 a oggi la quota dell’Italia nel debito pubblico totale dell’Eurozona è costantemente diminuita. Non siamo il malato d’Europa: il peso del nostro debito sovrano rispetto al totale del debito pubblico europeo è sceso dal 28,7% del 1995 al 22,1% del 2013.

Lo Stato spende meno di quello che incassa: l’avanzo primario è il più alto della Storia
Dal 1996 ad oggi l’Italia ha prodotto il più alto avanzo primario statale (la differenza tra le entrate e le spese della Pa, al netto della spesa per gli interessi sul debito) cumulato della storia: 591 miliardi di euro correnti, ben 220 miliardi in più della virtuosa Germania.

Ecco il documento completo “10 verità sulla competitività italiana”

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