La notizia è di quelle che fanno abbozzare un sorriso di prima mattina: una azienda manifatturiera italiana che produce motociclette, Borile Moto, sposta l’intera produzione a Cinisello Balsamo, in provincia di Milano, invece di delocalizzarla all’estero. A pilotare il radicamento nella Penisola è una famiglia di imprenditori seriali della Lombardia, i Bassi, che qualche anno fa si mettono in testa un progetto che molti giudicherebbero suicida: scovare e investire su piccole e medie imprese italiane che producono made in Italy allo stato puro, aiutandole a decollare e conquistando i mercati stranieri. Insomma, un vero e proprio programma di sviluppo di solito proposto da ministeri e banche e non certo da privati imprenditori.
A spiegare come si fa a creare crescita economica senza un piano industriale nazionale è lo stesso Alberto Bassi, appena 28 anni ma già amministratore delegato del polo Borile. «Le moto di questa azienda sono uniche, tutte di altissima qualità, e la decisione di spostare la produzione a Cinisello finalmente ci darà quella spinta produttiva che restando a Padova (altra sede manifatturiera dell’azienda, ndr) non avremmo avuto per ragioni logistiche: dobbiamo essere vicini a Milano per esportare con più facilità».
Molti avrebbero delocalizzato direttamente in Cina o in India, perché vi siete incaponiti per mantenere una produzione di nicchia nella Penisola? «Lo so, è una domanda che ci fanno in molti ma per noi l’estero è solo il mercato in cui vendere e non in cui produrre il made in Italy. La genialità e la creatività degli artigiani che abbiamo qui non è replicabile altrove e se vendiamo moltissimo in Australia, Stati Uniti e Asia è proprio perché garantiamo una filiera di altissima qualità tutta mantenuta qui sul territorio».
A Cinisello, Borile vuole mettere in cantiere oltre mille motociclette l’anno entro il 2017, perché la richiesta continua a crescere e occorre ingranare la marcia al massimo per stare al passo con le esigenze degli appassionati delle due ruote artigianali.
Puntare sulle nicchie di qualità, sia in termini di consumo che di prodotto, è un vizio della famiglia Bassi. «Questo scovare talenti della manifattura del made in Italy su cui investire con competenze e risorse economiche è qualcosa che ho iniziato con mio padre Carlo circa cinque, sei anni fa», spiega Alberto.
Oggi la famiglia ha esteso i suoi affari nel settore della nautica e della sartoria. «Papà ha intuito che sul territorio abbiamo tantissime eccellenze e una genialità creativa che spesso hanno solo bisogno di un buon impulso manageriale per decollare davvero, per questo da tempo individua i prodotti più promettenti e soprattutto le persone che fanno davvero le aziende e investe su queste».
Una sorta di talent scout delle imprese nostrane che ricorda i meccanismi di accelerazione delle startup. Non a caso Carlo Bassi ha creato una vera e propria holding, ora acquisita dal Gruppo 24Ore, e che si chiama, evocativamente, BacktoWork perché inietta risorse e competenze necessarie a far ripartire imprese che, da sole, non potrebbero sfondare su mercati stranieri ma producono elementi unici e potenzialmente dirompenti. Insomma, una famiglia di imprenditori seriali per certi versi folli nelle loro scelte.
«Sì, andiamo in controtendenza», spiega sorridendo Alberto che vede nel capillare tessuto imprenditoriale italiano il vero antidoto alla crisi economica. Una costellazione di micro, piccole e medie imprese spesso tagliate fuori dai circuiti di investimento e credito per l’espansione all’estero proprio a causa delle loro dimensioni. Eppure, secondo dati Istat, su oltre 4 milioni 442 mila imprese presenti sul nostro territorio ben 4 milioni 417 mila (più del 90%) hanno al massimo 50 addetti e la stragrande maggioranza non arriva ai 15 dipendenti. «Lo ripeto, a volte occorre solo dare una buona struttura a queste imprese che possono e devo restare in Italia perché è questp restare che fa la differenza». Parola di Bassi.