Il suo sito di ecommerce vale quasi 250 miliardi di dollari, più di Amazon ed Ebay messi insieme. Per questo Jack Ma, 50 anni, è uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo. Ha fondato Alibaba, come si chiama la piattaforma, nel lontano 1998. E da allora strada ne ha fatta: l’ultimo tratto lo ha avvicinato a Wall Street, dove ha intenzione di quotarsi entro quest’anno.
Jack Ma e il suo Alibaba sono già una potenza con un enorme futuro davanti: secondo McKinsey nel 2020, che non è poi cosi lontano ormai, i cinesi spenderanno online più soldi di quanto non succederà negli Usa, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Francia messi insieme. Un enorme mercato a cui sarà impossibile rinunciare. In Italia qualcuno ci sta pensando?
Certamente ci hanno pensato bene in Francia, che in fatto di promozione del lusso e bon vivre hanno le idee molto più chiare di noi. Si è mosso il ministro degli Esteri Laurent Fabius per assicurarsi la frontiera digitale cinese. E durante una sua recente visita in Cina è andato a trovare Jack Ma nella sua città, Hangzhou, e con lui ha firmato un accordo per promuovere i marchi francesi. Parigi quindi ha già cominciato a comprare visibilità, anche se non si sa quanto abbia investito e investirà in questa operazione di politica economica globale. Si sa però che il patto durerà tre anni e prevede una semplificazione per le aziende francesi che si registreranno sul portale Tmail del gruppo Alibaba, oltre che servizi su misura un supporto di marketing dedicato. Prevista anche una campagna promozionale a favore dei marchi francesi già noti in Cina, come L’Oréal e Clarins. Inoltre, i due enti pubblici francesi Ubifrance e l’Agenzia francese per gli investimenti internazionali (Ifa) forniranno assistenza alle aziende che intendono aumentare le loro vendite sul mercato cinese.
Chissà se la nostra ministra degli Esteri, Federica Mogherini, ha intenzione di seguire l’esempio del collega francese. Qualcuno però il Made in Italy dovrebbe sostenerlo con convinzione nei nuovi mercati emergenti digitali, a partire dalla Cina. Certo ci sono due, tre ministeri che dovrebbero occuparsene, c’è il famigerato Istituto per il commercio estero dalle sette vite, ci sono le camere di commercio all’estero, le Regioni che viaggiano allegramente e un’infinita di soggetti privati o semiprivati. Insomma, tanta folla ma scarsi risultati. Perché la sensazione è che non ci sia ancora una visione unitaria e soprattutto la consapevolezza che nel mondo l’ecommerce conta, molto più che in Italia, e che gli interlocutori stanno cambiando, velocemte. Sarebbe divertente chiedere ai nostri ministri: chi è Jack Ma? Che cos’è Alibaba? Provate a immaginare le risposte….