In zona di Udine si fabbricano sedie dalla fine dell‘800. Decennio dopo decennio, i piccoli produttori che lavorano da queste parti, attivi soprattutto come subfornitori, hanno dato vita a uno dei distretti più operosi d’Italia. Poi, con la globalizzazione, è arrivata la crisi. Erano i primi anni del Duemila. Per quanto produrre sedie fosse maledettamente complicato, la concorrenza dell’Est – Europa o Asia che fosse – si faceva via via più pressante. Per i grossi quantitativi di merce, provare a competere sul prezzo era pressoché impossibile. E il mercato, per il distretto della sedia di Manzano, ha cominciato a contrarsi. L’unico modo per reagire era virare sulla qualità, puntare sul made in Italy, sulla sapienza artigiana.
Negli ultimi quindici anni, le imprese che hanno resistito si sono riqualificate scommettendo sul miglioramento del design, sullo sviluppo del brand e sull’organizzazione aziendale. Oggi, come certifica Asdi Sedia – Italian Chair District, l’agenzia per lo sviluppo del distretto, nel comparto produttivo in provincia di Udine specializzato nella produzione di sedie e tavoli ci sono 650 aziende, che insieme generano oltre 450 milioni di fatturato. Davanti alla sfida globale, però, migliorare le forme non è sufficiente. È necessario innovare anche in modi diversi. “Non basta più dire che i prodotti sono made in Italy. La qualità bisogna anche dimostrarla: ecco perché le aziende del distretto stanno innovando anche attraverso i certificati ambientali”, dice Carlo Piemonte, direttore di Asdi Sedia.
Così, tramite l’Italian Chair District, sono nate le prime filiere italiane sulla sostenibilità del legno certificate FSC (Forest Stewardship
Council) e PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) a livello distrettuale, tra le poche anche in ambito europeo. La filiera con certificazione FSC conta nel distretto 55 imprese mentre quella certificata PEFC ne ha 24. Dal 2014, poi, la certificazione multisito ISO 9001 è diventata certificato di gruppo e ha confermato alla filiera 10 aziende della subfornitura. I numeri dimostrano che chi certifica la qualità con questi sistemi ha risultati migliori rispetto agli altri: le tre filiere certificate vantano un fatturato aggregato 2013 di filiera pari a 170 milioni di euro (+2,2% rispetto al 2012) e un saldo occupazionale positivo: 1.100 occupati, 8 unità in più rispetto al 2012.
Garantire la provenienza delle materie prime diventa quindi un importante fattore competitivo. E consente alle imprese di fare un passo in avanti anche dal punto di vista culturale. “I gruppi che si sono creati intorno alle certificazioni hanno scoperto che ci può essere una stretta collaborazione anche tra aziende che fanno lo stesso mestiere e che sono state concorrenti per anni”, spiega Alberto Gortani, vicepresidente dell’Asdi Sedia e titolare di Moroso, uno dei brand più noti del distretto. Le Pmi hanno capito quindi che in un contesto globale fare fronte comune è molto meglio che procedere separate e negli ultimi anni hanno approfittato della certificazione green anche per moltiplicare le aggregazioni e le reti d’impresa.
Un’altra innovazione, più recente, su cui puntano i produttori del distretto è il configuratore 3D, un sistema che permette ai professionisti (architetti, interior designer…) e ai clienti di customizzare i prodotti in tempo reale. La piattaforma, sviluppata da una startup locale, Ubiz3D, è stata messa a punto per consentire alle imprese, in un’ottica di maggiore attenzione al cliente, di realizzare sedie sempre più vicine alle esigenze del mercato. “È rivoluzionario che un software del genere sia accessibile anche per le piccole aziende”, afferma Piemonte.
L’avanzamento tecnologico si mette insomma al servizio del marketing e del rafforzamento del nome dei brand, dai più noti come Calligaris, Moroso, Gervasoni, Tonon, Frag, Potocco fino a realtà meno conosciute ma non di minor qualità. E, seguendo la filosofia dell’”unione fa la forza”, le aziende accelerano sull’internazionalizzazione cercando di conquistare nuovi mercati. “Il distretto – conclude Gortani – è migliorato anche dal punto di vista commerciale: partecipiamo a fiere ed eventi in maniera collettiva e sappiamo aggregarci per affrontare mercati lontani in cui ci sono nicchie interessanti”. Sudafrica e Paesi arabi sono le destinazioni su cui viene posta la maggiore attenzione in questo periodo. E c’è un piccolo segreto che aiuta le aziende a espandersi: i biglietti da visita raccolti durante le manifestazioni internazionali devono essere condivisi con tutti. Da soli, non si va da nessuna parte.