Il settore della ceramica mostra segni di ripresa. I dati diffusi al Cersaie di Bologna, il Salone internazionale della ceramica per l’architettura e dell’arredobagno, certificano che il comparto è in salute e nel primo semestre del 2014 ha messo a segno una crescita del 4,6% in valore e del 2,2% in metri quadrati prodotti.
Le notizie più positive arrivano dall’export, che ha fatto registrare un incremento di 2,12 miliardi di euro (7,2% in valore). In termini di quantità, l’accelerazione è stata del 5,1%. Se si tiene in considerazione che viene esportato l’80% circa della produzione nazionale, le cifre diventano ancora più significative.
Dai numeri, elaborati da Confindustria Ceramica, emerge che i mercati più interessati alle piastrelle made in Italy sono stati quelli tradizionali, ovvero i Paesi Ue (+11,4%, +1,2 miliardi in valore), tra cui Francia e Germania. Sul mercato transalpino, il primo per l’export tricolore, le ceramiche italiane hanno ottenuto nel primo semestre 2014 una crescita del 5,9%. In Germania, altra destinazione primaria, le vendite sono state il 17,5% in più. In valori percentuali, gli incrementi più rilevanti si registrano in Gran Bretagna (+22,5%) e in Olanda (+21,2%).
La Russia e gli Stati Uniti invece fanno segnare una battuta d’arresto. Nella prima, dove si osserva un – 15%, incidono anche le tensioni legate alla crisi in Ucraina. Negli Usa invece la contrazione è stata minima (-0,5%). Con il vento in poppa anche le vendite in Asia: +8,8%.
Incoraggiante anche l’aumento degli investimenti, che in questo periodo sono un tasto dolente per tutta l’industria tricolore. Entro dicembre, l’industria della ceramica avrà incrementato i suoi investimenti del 10%, destinando il 5% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo. È proprio puntando sull’innovazione (in questo caso, costruendo stabilimenti più efficienti) che le aziende cercano di aggirare il problema delle bollette energetiche, che hanno un costo più elevato rispetto a quello pagato dai competitor stranieri.
Unico tasto davvero dolente è il consumo interno, che continua a segnare il passo riducendosi del 7,2% in valore e arrivando a 408 milioni di euro. Il solo segmento felice a livello nazionale è quello delle ristrutturazioni, agevolato anche dagli incentivi statali. In ogni caso, tra export e mercato domestico, il bilancio è positivo.
A determinare il buon andamento delle ceramiche italiane, oltre al gusto e alla creatività made in Italy, sono stati anche fattori peculiari come la riduzione dei tempi di consegna della merce e il successo dei componenti per l’arredo urbano delle aree comuni.
E a conferma che il settore attraversa un buon momento ci sono anche i numeri del Cersaie: le presenze sono state oltre 100 mila in più dell’anno scorso e gli espositori sono arrivati a quota 942, mentre nel 2013 erano 901. (m.d.l.)