Bene la raccolta, così così gli investimenti. I dati del primo semestre 2015 per l’industria del Private Equity in Italia, secondo i numeri presentati da Aifi (Associazione italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), raccontano di una crescita del numero di operazioni effettuate, 168 (+21% sul 2014), ma di un ammontare complessivo minore con 1,787 miliardi di euro di investimenti da gennaio a giugno di quest’anno contro l’1,89 del 2014, con una flessione del 5%. La nota positiva arriva dalla raccolta di nuove risorse finanziarie che nel solo semestre del 2015 ha eguagliato l’ammontare di tutto il 2014 raggiungendo quota 1,671 miliardi di euro (+206% rispetto al semestre 2014).
«Credo che questi risultati siano in linea con l’economia del nostro Paese, in cui si sta manifestando una leggera ripresa» ha commentato Innocenzo Cipolletta presidente di Aifi «il boom nella raccolta può essere giustificato dalla ripresa economica e da un mercato che non offre rendimenti. Ecco perché gli investitori si orientano verso realtà, come il private equity, che garantiscono più rendimenti».
A fare la parte del leone nella spinta alla raccolta sembrerebbe siano stati tre grandi operatori del settore: Charme, Clessidra e 21Investimenti che con il loro fundraising hanno contribuito per circa il 90% delle operazioni totali, alzando l’asticella dei capitali racimolati fino a 1,328 miliardi. Segnali positivi arrivano anche dall’estero dove la raccolta ha sfiorato quota 600 milioni nel primo semestre e, secondo le proiezioni, punta al miliardo di euro entro la fine dell’anno.
Per quanto riguarda il confronto con lo scenario internazionale si registra una notevole contrazione in Spagna con 202 operazioni (-13% sul 2014) e 726 milioni investiti (-41% sul 2014); +4% gli investimenti in Germani e Francia.
Tra le novità del 2015, in Italia, si segnala la presenza del private debt, che tuttavia stenta a decollare: da gennaio a giugno sono stati solo 40 milioni di euro una cifra ben lontana dal target complessivo di raccolta di 2 miliardi. Quasi nulla la raccolta dei fondi di Venture Capital, secondo i criteri di rilevazione adottati da Aifi.