Andare a a prendere l’energia lì dove nessuno avrebbe detto ce ne fosse e portarla lì dove ancora non c’è: è stata questa la scommessa vinta da Michele Grassi, 40enne pisano forte di studi internazionali (Pisa, ma anche Inghilterra e Stati Uniti) che, a questo scopo un po’ visionario, nel 2008 ha fondato 40South Energy.
La sua azienda che ha la testa a Londra e i piedi a Pisa, affonda le mani e il corpo nel profondo dell’acqua del mare per tirarne fuori energia attraverso una macchina (la R115) inventata da Grassi stesso, in grado di ingabbiare l’energia sprigionata dal moto ondoso sottomarino, per poi, primo caso al mondo, rivenderla.
«Siamo i primi al mondo a portare a termine un progetto del genere – dicono dall’azienda pisana dove il progetto è nato – non tanto per la tecnologia usata, ma anche per il fatto che l’abbiamo inserita in un contesto commerciale».
I primi a comprare l’energia ottenuta in questo modo sono stati gli impianti di Enel Greenpower, almeno per quel che riguarda l’impianto R115, a largo dell’Isola d’Elba avviato nel 2014.
«La macchina – continuano da 40South Energy – offre molti vantaggi: un impatto ambientale e paesaggistico pressocché nullo, dimensioni medie, circa 40 metri per 40, capacità energetica sufficiente ai consumi di circa 80 famiglie e ha costi di funzionamento e installazione relativamente limitati: il costo dell’impianto elbano, per esempio, non supera i 375 mila euro. Si tratta – continuano i responsabili di 40SouthEnergy – di un sistema molto agile cosa che lo rende particolarmente adatto a rifornire le isole, in particolare quelle molto piccole e con consumi elettrici ben definiti: l’esempio tipico è quello delle isole dell’oceano indiano, dove ci sono resort e villaggi. Lì il costo dell’energia è moto alto e il nostro impianto potrebbe approvigionare le strutture turistiche, assicurando loro autosufficienza energetica».
E questa è la seconda parte della scommessa di 40SouthEnergy: «Quelli portati avanti da Elements Works sono progetti di “community microgrid”, ovvero sistemi di distribuzione energetica locale che integrano sistemi di generazione, anche da fonti rinnovabili, e carichi focalizzati su porti o marine di piccole dimensioni».
A giocare questa partita, però sarà una seconda startup, fondata sempre da Grassi, che si chiama Elements Works e che ha avviato il suo impianto, lo scorso luglio, a Marina di Pisa: «Il progetto prevede l’installazione di una macchina delle onde H24 da 50 kW prodotta da 40South Energy e una prima flotta di auto elettriche: sarà strutturato in forma modulare e il primo nucleo sarà finanziato tramite il crowdfunding. La risposta della comunità locale, attraverso la partecipazione al crowdfunding e al successivo utilizzo del servizio di prenotazione di auto elettriche, sarà fondamentale per successive implementazioni di ulteriori moduli di progetto: più diffusa sarà la partecipazione della popolazione al finanziamento, maggiore sarà infine la capacità di investimento per potenziare la rete dei servizi come lampioni alimentati a Led che fungeranno anche da hotspot per garantire un servizio di wi-fi per la comunità, un secondo dissalatore da utilizzare come backup per il porto e in alternativa come irrigatore per una piazza pubblica: tutto dipende da come risponderà il pubblico pisano».