Farmaceutica

Se in Toscana nasce la Pharma Valley

La Regione guidata da Enrico Rossi mira a costruire un polo di eccellenza in stile Silicon Valley dedicata al settore dei farmaci. Il primo step è un workshop tra aziende e istituzioni locali, in programma il 26 settembre, per stabilire la road map degli interventi. Una ventina le multinazionali invitate, da Novartis a Pfizer

Pubblicato il 23 Set 2014

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Creare in Toscana la Silicon Valley dell’industria farmaceutica. Un polo di eccellenza internazionale in cui attrarre investimenti, fare innovazione e, naturalmente, creare posti di lavoro. Il progetto di istituire una “Pharma Valley” è della Regione Toscana, che ha fatto la prima mossa organizzando un workshop per il 26 settembre con aziende e istituzioni locali per definire insieme le linee d’azione e la road map degli interventi.

Le multinazionali del settore invitate dal governatore Enrico Rossi sono una ventina. Da una parte ci saranno i colossi che hanno già quartier generali e sedi in Toscana: Menarini, Novartis, Eli Lilly, Glaxosmithkline, Msd, Baxter, Biomiereux, Kedrion. Un gruppo di imprese che, nel complesso, generano nella regione un volume d’affari di circa 6 miliardi di euro e danno impiego a 12 mila persone. Ma fare una valley senza coinvolgere altri pezzi grossi del comparto sarebbe un peccato.

Ecco allora che tra i convocati al seminario spuntano anche nomi del calibro di Chiesi, Pfizer, Sanofi Aventis, Sanofi Pasteur, Roche, Philogen, Molteni, Abiogen, Brystol, Takeda ed El.En. Un megadistretto che vantasse investimenti e risorse anche da parte di queste compagnie potrebbe competere anche con realtà già collaudate come la Biopolis di Singapore. Il tutto, all’interno di un contesto come quello italiano dove il farmaceutico è una delle punte di diamante del made in Italy all’estero e galoppa a ritmi sostenutissimi: tra il 2008 e il 2013, in piena crisi, ha messo a segno una crescita del 64%, più del doppio rispetto all’industria farmaceutica nell’Ue.

La società chiamata come advisor per l’iniziativa è Kpmg, secondo cui un ingrediente fondamentale per il successo del programma è la “brandizzazione” dell’area in stile Silicon Valley. Per calamitare finanziamenti e cervelli, non devono diventare popolari soltanto il nome Pharma Valley (o quello che verrà adottato per contraddistinguere il cluster) e i marchi delle aziende insediate ma anche il sistema di formazione, ricerca e innovazione che vi ruota intorno: tre poli universitari, istituti di specializzazione, un incubatore per la sperimentazione clinica, una piattaforma per finanziare la parte organizzativa della ricerca e un comitato unico per la sperimentazione del farmaco che ha saputo accorciare i tempi di attesa delle autorizzazioni da 150 a 28 giorni.

Questa riduzione di tempi, sostengono dall’assessorato alla Sanità della Regione Toscana, ha portato a un incremento consistente dei fatturati dei nuovi farmaci da 2 a 13 milioni di euro. A dimostrazione che, in ambito farmaceutico, a pesare sui margini delle aziende non sono tanto i costi di produzione quanto la qualità dei processi e la velocità con cui i farmaci approdano sul mercato.

Terminato il seminario, il cronoprogramma prevede l’apertura di tavoli tra aziende e istituzioni con l’obiettivo di mettere a punto gli incentivi da adottare per stimolare gli investimenti. Il gettone che può far valere la Regione Toscana senza variare più di tanto i propri bilanci è il presentarsi, attraverso i suoi ospedali e le sue strutture sanitarie, come primo cliente delle multinazionali che cerca di attrarre.

Il tentativo di Rossi e della Regione Toscana arrivano tra l’altro quasi in concomitanza con una mossa parallela del premier Renzi, che ha invitato le big del farmaco a Roma per il 6 ottobre. Il mantra è quello di sempre: aziende farmaceutiche, italiane o straniere, investite di più e fatelo in Italia.

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