Il crowdsourcing sbarca nelle università con la startup U2B, il primo marketplace dove i giovani talenti universitari e le imprese possono conoscersi, incontrarsi e interagire con reciproco vantaggio. Questo modello di business, attraverso il quale un’azienda o un’istituzione affidano progettazione e/o realizzazione di un progetto a un insieme indefinito di persone non organizzate precedentemente, ha avuto un’accelerazione con l’avvento di Internet: attraverso i portali web è possibile lanciare open call a tutti gli interessati. Il termine deriva dalla fusione di due concetti: crowd, folla, e outsourcing, esternalizzazione di un’attività fuori dalla propria impresa. In pratica le imprese aprono alla partecipazione collettiva. Quella che lo scrittore e giornalista statunitense James Surowiecki ha definito, in un libro di analisi sul fenomeno, “La saggezza della folla”.
In questo caso è la saggezza degli studenti universitari alla base dell’attività di U2B, che fa incontrare i giovani con le imprese attraverso specifici contest, le gare attraverso le quali la società assegna un progetto agli studenti della community, per poi erogare un compenso al vincitore o ai primi classificati.
Ad oggi, in oltre un anno di attività, U2B, che conta poco meno di 5000 studenti iscritti, ha realizzato circa 50 progetti per le aziende, mettendo a disposizione dei partecipanti ai concorsi compensi per oltre 40.000 euro.
Un esempio di adozione del crowdsourcing in ambito universitario. Finora è stato implementato da piattaforme destinate a raccogliere le idee di creativi, video maker, architetti, pubblicitari, artisti, freelancer di vario genere. Con U2B il “brainstorming online” fa il suo ingresso ufficiale nelle aule degli atenei, oltre che nelle stanze delle aziende.
Le modalità dei contest possono essere di vario tipo, in base agli obiettivi aziendali e al risultato atteso dagli studenti. Se il contest è diretto avviene in modalità outsourcing: in pratica la company assegna agli studenti attività time-consuming e brain-intensive, dove la serietà e l’intelligenza dei giovani possono davvero fare la differenza, per esempio nelle analisi competitive, nel benchmark di prodotto, nell’analisi UX, nell’analisi di processo.
Se invece si tratta di un contest con selezione, la società può agire come descritto sopra, assegnando precisi compiti agli studenti, o usare la modalità crowdsourcing, cioè raccogliere idee innovative sfruttando l’intelligenza e la creatività dei giovani. Questa stessa modalità può essere utilizzata per testare la risposta della community degli studenti universitari al nuovo prodotto o all’offerta del momento. Sempre nell’ambito del contest con selezione, l’azienda può decidere di usare lo strumento del Talent Scouting per mettere alla prova studenti universitari e neolaureati facendoli entrare in contatto con i più talentuosi, anche con finalità di eventuale assunzione. Infine la competizione può essere un contest allargato: in questo caso verranno usate le due modalità di crowdsourcing e talent scouting.
A U2B si sono già rivolte alcune grandi aziende. La Fiat ha chiesto agli studenti di elaborare una proposta per un sito Internet destinato alla valutazione di competenze ICT ad uso interno. HP ha cercato tra la “folla” idee per una nuova campagna di marketing per i suoi server. Vittoria Assicurazioni ha proposto agli studenti di immaginare il “customer journey” ideale per la selezione e l’acquisto di un prodotto assicurativo e di identificare servizi innovativi interessanti per il target dei giovani. Una grande compagnia aerea ha chiesto ai partecipanti di elaborare un video destinato ad illustrare ai clienti il programma di loyalty business.
Risultato: soddisfazione da entrambe le parti. Alle imprese sono arrivati nuovi stimoli da parte di menti giovani e creative, agli studenti l’opportunità di guadagnare qualcosa e stabilire i primi contatti con il mondo del lavoro. Tutto questo grazie al crowdsourcing. (L.M.)