Le prime lotte per l’emancipazione femminile ebbero luogo nell’Inghilterra di metà Ottocento, ed in un primo momento ebbero come priorità assoluta l’estensione del diritto di voto anche alle donne, fino ad allora del tutto escluse dalla vita politica.
Bisognerà attendere il 1906 per vedere finalmente le donne votare in un Paese europeo, la Finlandia, mentre solo nel 1918 tale diritto fu esteso alle donne britanniche; per quanto riguarda l’Italia, invece, la prima votazione a suffragio universale ebbe luogo addirittura nel 1946.
Una seconda fase, nella storia del femminismo, prese il via negli Stati Uniti degli anni ’60, estendendosi nel decennio successivo anche all’Europa e all’Italia. In questo periodo, i temi discussi riguardarono prevalentemente il diritto al divorzio e all’interruzione delle gravidanze indesiderate, ma anche la parità dei ruoli all’interno della famiglia.
Da allora molti passi avanti sono stati compiuti eppure, in diversi ambiti, siamo ancora lontani da una vera e propria parità fra i sessi. Il tema risulta ancora oggi piuttosto spinoso: proprio a inizio settembre, per esempio, ha suscitato molte polemiche l’iniziativa del governo intitolata ‘Fertility Day‘ che, nata con lo scopo di sensibilizzare gli italiani sul tema della fertilità, ha dato l’impressione di interpretare la maternità come una sorta di ‘dovere’ da parte della donna.
Il principale aspetto in discussione ai giorni nostri riguarda la parità dei generi sul posto di lavoro (divenuta ormai realtà nei Paesi più sviluppati): molto si sta facendo in Italia per supportare l’occupazione, e in particolare l’imprenditoria femminile. Esistono diversi incentivi e agevolazioni per la microimpresa di donne e giovani, mentre progetti come il premio nazionale “Donna e Lavoro Start-Up”, che dà sostegno economico alle piccole e medie imprese maggiormente creative, è giunto quest’anno alla sua sesta edizione ed è possibile partecipare fino al 30 settembre 2016.
In effetti, gli ultimi dati riguardanti l’imprenditoria femminile appaiono piuttosto incoraggianti: in Italia, sono attualmente presenti oltre 1,3 milioni di imprese capitanate da donne (circa un quinto del totale), con un incremento annuo pari all’1,1%.
La regione con più imprese gestite da donne, in termini assoluti, è la Lombardia, seguita dal Lazio e dalla Campania. Per quanto riguarda il numero di imprese femminili in rapporto al numero totale di aziende, la regione più ‘virtuosa’ è invece il Molise, le cui aziende sono gestite, in un terzo dei casi, da donne; ottimi anche i risultati di Basilicata e Abruzzo, regioni in cui l’imprenditoria femminile supera il 25%.
Le principali sfide per il futuro restano quella di eliminare le barriere che impediscono alla donna di conciliare la cura della famiglia con la vita professionale e quella di superare il divario attualmente presente fra le retribuzioni delle donne e degli uomini a parità di mansione.