Il 18 febbraio è la terza edizione della “Giornata del Lavoro Agile”, iniziativa promossa dal Comune di Milano. Rivolta ad aziende private, enti pubblici e studi privati, si pone l’obiettivo di sperimentare una nuova organizzazione del lavoro per valorizzare la flessibilità e l’autonomia dei lavoratori dipendenti. “Lavoro agile” significa in sostanza un lavoro che non richiede una postazione fissa in ufficio, ma consente di svolgere i propri compiti lavorativi ovunque: da casa, da un ufficio decentrato o da una postazione in coworking. Contano i risultati conseguiti dai singoli collaboratori, non più il luogo fisico dove viene effettuato il compito”, spiegano gli organizzatori. Verranno realizzate una serie di iniziative, tra le quali, per esempio, quella di Copernico Where Things Happen, che riapre le porte del suo concept building in Copernico Milano Centrale per un’intera giornata di smartworking. I lavoratori agili che decideranno per un giorno di svolgere le proprie attività lavorative al di fuori del contesto abituale o dell’azienda di appartenenza, potranno decidere di farsi adottare da una delle 130 aziende di Copernico che metterà a disposizione uno spazio di incontro e confronto. Inoltre quest’anno Copernico ha pensato di alimentare la creatività della community adottando unosmartworker d’eccezione, l’artista Gianni Moretti, che trasferirà il suo studio nel terrazzo che si affaccia sul parco di Copernico, lasciandosi ispirare dagli ambienti e dal clima del workspace, per lavorare alle sue creazioni e coinvolgere la community in un laboratorio creativo. E’ solo un esempio di quello che accadrà in città per promuovere il “lavoro agile”. Ma innanzitutto occorre conoscerlo.
►Ecco un’analisi dell’Osservatorio Smart Working dalla School of Management del Politecnico di Milano.
Smart Working significa ripensare il lavoro in un’ottica più intelligente, mettere in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario di lavoro lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una loro maggiore responsabilizzazione sui risultati. Autonomia, ma anche flessibilità, responsabilizzazione e fiducia diventano i principi chiave di questo nuovo approccio al lavoro.
Per quanto in crescita, l’interesse e l’adozione dello Smart Working tra le imprese varia ancora in modo sostanziale a seconda della dimensione aziendale. Nelle pmi (piccole e medie imprese), la diffusione risulta ancora molto limitata: oltre una pmi su due non conosce il fenomeno o dice di conoscerlo ma di non esserne interessata, mentre solo il 5% di esse dichiara di avere un progetto strutturato. Non mancano però situazioni in cui l’interesse c’è (29%) o si è già iniziato a lavorare introducendo informalmente logiche di flessibilità e autonomia (9%). Nelle organizzazioni più grandi invece, l’interesse è decisamente maggiore: mentre sono pochissime le imprese disinformate (3%), solo il 12% delle aziende coinvolte dichiara disinteresse, e il 37%, pur non avendo ancora concretamente iniziato ad attivare o progettare iniziative, lo ritiene interessante. Quasi 1 impresa su 2 dichiara di aver già adottato questo nuovo approccio al lavoro, in modo strutturato (17%) oppure più informale (17%), o di aver iniziato ad impostare un progetto che va in questa direzione (14%).
Confrontando gli approcci rispetto alle singole leve di progettazione troviamo conferma dell’ancora minore interesse delle pmi verso questo nuovo paradigma. Nelle pmi si riscontrano meno iniziative, rispetto alle organizzazioni di maggiori dimensioni in quasi tutti gli ambiti, fatta eccezione per il layout fisico, dove la diffusione delle iniziative tra i due cluster dimensionali è analoga.
È fondamentale il ruolo delle funzioni di staff nell’avvio e coordinamento dei progetti. In particolare i “project leader” delle iniziative di Smart Working si trovano solitamente all’interno delle funzioni HR e IT (rispettivamente nel 71% e nel 37% dei casi). Anche la funzione Facility Management, sebbene sia raramente il leader di progetto, ha un ruolo rilevante durante le fasi di gestione nel 60% dei casi. Un altro attore protagonista delle iniziative di Smart Working è il sindacato, le cui rappresentanze sono coinvolte nel 66% dei casi.
Il tempo necessario all’avvio di una iniziativa di Smart Working è relativamente breve: il 32% delle organizzazioni ha infatti iniziato a progettare l’iniziativa lo scorso anno, il 12% nella prima parte del 2015. 1 su 3 ha invece richiesto tra i due e i tre anni di incubazione.