Pensare al futuro può sembrarci un gioco da ragazzi: dopo tutto ognuno di noi lo fa ogni giorno quando pianifica la propria giornata, la settimana, le prossime vacanze. Si tratta di una caratteristica tipica degli esseri umani che da millenni ha influenzato la nostra evoluzione sul pianeta. Immaginare, progettare e pensare il tempo ha permesso all’essere umano di creare tecnologia, di combattere animali feroci e più grandi in dimensioni e di dominare la natura.
Eppure, quando pensiamo al futuro, siamo influenzati da tantissimi errori e pregiudizi e non siamo davvero in grado di farlo considerando tutti i fattori necessari per esser oggettivi e precisi.
In particolare, più allunghiamo l’orizzonte, più diventa difficile immaginare il futuro correttamente.
Per di più, oggi, viviamo in un’epoca in cui la velocità con cui avvengono i cambiamenti rende il tempo più “veloce”. La difficoltà che avremmo a pensare a cambiamenti da qui a trent’anni è oggi la stessa che abbiamo da qui a cinque anni per via di questo fenomeno. Così finiamo per sbagliare le nostre previsioni e trovarci a inseguire cambiamenti che non avevamo previsto.
Ma come possiamo risolvere questo problema?
Innanzitutto, dobbiamo sapere che il modo di pensare al futuro e fare proiezioni cambia in base all’orizzonte temporale che decidiamo di adottare. Spesso l’errore più comune è proprio quello di utilizzare gli strumenti sbagliati. È come se volessimo impastare una pizza con un paio di forbici o andare a correre con le ciabatte da spiaggia.
Inoltre, c’è un’ulteriore complicazione: il futuro ha la strana caratteristica di essere influenzato profondamente dall’immaginario. In effetti pensare al futuro è un atto di responsabilità perché è l’unica cosa su cui possiamo avere una qualche influenza. Il problema è che spesso lasciamo che questa influenza sia inconsapevole e non la esercitiamo intenzionalmente.
Un esercizio utile diventa dunque proprio quello di esplorare la nostra idea di futuro, l’immagine che abbiamo riguardo a uno specifico argomento, collettivamente, per trarne qualche indizio su come potrebbe evolversi.
Noi lo abbiamo fatto con riguardo al futuro del lavoro durante l’evento Futureland svoltosi in TAG Calabiana a novembre. Quello che ne è risultato è un breve studio che mostra la visione di futuro del lavoro di circa 75 persone appartenenti al mondo dell’innovazione. Si tratta di un primo passo per uno studio più approfondito, che mostra però già un primo spaccato di quello che ci aspettiamo per i prossimi decenni.
La ricerca
Attraverso un tool interattivo, il team di Impactscool ha sottoposto i partecipanti a Futureland a quattro domande dedicate al mondo del lavoro: Qual è lo strumento più importante nel tuo lavoro? Dove lavori? Qual è la più importante caratteristica per un leader? Che lavoro fai?
Ogni risposta poteva essere contestualizzata in diverse date, su una linea del tempo che va dagli anni Ottanta al 2050. L’obiettivo era quello di sottolineare i cambiamenti in atto e di valutare, sulla base delle risposte dei soggetti intervistati, la loro percezione del futuro.
In totale sono state intervistate 75 persone, con un’età media di 33 anni, tutte partecipanti a Futureland e quindi appartenenti al mondo dell’innovazione e delle nuove tecnologie, con un interesse specifico sul tema. Nuovi studi futuri mireranno a raccogliere le risposte di target diversi in modo da creare uno studio collettivo più completo.
I risultati
Dallo studio di Impactscool sono emersi alcuni risultati interessati. Per quanto riguarda gli strumenti di lavoro, per esempio, per gli intervistati in futuro saranno fondamentali elementi tipicamente umani come soft skills e capacità relazionali (per il 63%), contrariamente a quanto accaduto nel passato quando gli strumenti tecnologici ricoprivano un ruolo fondamentale per il 45%.
Per quanto riguarda i luoghi di lavoro, dallo studio emerge chiaramente come ormai sia possibile sempre di più lavorare ovunque e tramite remote working 62% delle risposte contro il 26% nel presente. Questo, in netta controtendenza rispetto al passato, quando il posto di lavoro era fisico e ben definito.
Anche la figura del leader, secondo gli intervistati, è in trasformazione: dalla persona autoritaria del passato (71%), il leader sta diventando sempre di più flessibile, creativo e visionario.
La più grande incognita relativa al lavoro del futuro resta però la natura stessa dei lavori che svolgeremo: una percentuale inferiore al 5%, ma comunque rilevante, si immagina nella stessa azienda e nello stesso settore mentre c’è chi, particolarmente visionario, si immagina impiegato in attività che oggi ancora non esistono (14%).
Questo studio può rappresentare un piccolo indizio, uno di quei segnali deboli che dobbiamo cercare costantemente nel presente per prevedere come andranno le cose nel futuro. Partiamo da qui, dunque, per definire non solo come ci aspettiamo che sia il futuro, ma anche come vogliamo che sia. Solo così potremo indirizzarlo nella giusta direzione, intenzionalmente.
Lo studio completo può essere scaricato QUI