Open innovation, la strategia di Cisco: 100 milioni di dollari su startup e competenze digitali

La multinazionale ha annunciato un importante investimento sull’Italia nei prossimi tre anni. «Guarderemo ad aziende e startup interessanti per un’acquisizione o una collaborazione», dice l’amministratore delegato Agostino Santoni. Previsto il debutto nel venture capital

Pubblicato il 22 Gen 2016

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Agostino Santoni, amministratore delegato di Cisco Italia

Smettere di immaginare il futuro e iniziare a costruirlo: a questo servono i 100 milioni di dollari che Cisco ha annunciato di voler investire in Italia. Soldi che in buona parte avranno due terreni di approdo: lo sviluppo delle competenze digitali e il sostegno alla comunità delle startup innovative italiane.

Una duplicità di approccio che l’amministratore delegato di Cisco Italia, Agostino Santoni, ha spiegato a EconomyUp partendo dall’esperienza concreta della Cisco Networking Academy Program, avviata nel 1997 in Italia, e oggetto dal 2006 di un protocollo di intesa con il Miur che continuerà rafforzato nei prossimi tre anni.

La formazione è il passaggio obbligato sia per la crescita in termini tecnologici, sia per la gestione di quello che arriverà nei prossimi anni, con la cosiddetta Quarta Rivoluzione Industriale che, benché sia tema di questi giorni, è una sfida da tempo all’orizzonte. Una volta che questo processo si sarà compiuto si renderanno indispensabili le competenze per conoscere e governare le macchine e la tecnologia”.

A questo impegno per la formazione, nei disegni di Cisco, si affiancherà anche quello come soggetto di venture capital, rivolgendosi ad “aziende e startup che si rivelino interessanti per un’acquisizione o per una collaborazione”. Un cammino tanto indispensabile quanto non scontato quello che Cisco ha deciso di avviare in Italia.

L’investimento – spiega Santoni – benché corposo non è il primo di questo tipo: solo poco tempo fa in occasione di Expo, abbiamo investito 40 milioni di euro. Una scelta che si è poi rivelata più che azzeccata, non solo perché Expo ha dato ottimi risultati, ma anche e soprattutto perché è riuscito a essere quello che ci si aspettava fosse: un’occasione. All’interno dell’Esposizione sono nate nuove sinergie imprenditoriali e nuove occasioni di impresa e di ricerca, capaci di far sedere allo stesso metaforico tavolo settori apparentemente lontanissimi come l’agroalimentare, il manifatturiero e la tecnologia innovativa”.

Le esperienze, in tal senso, non mancano: “C’è un esempio che vorrei fare, in merito – continua Santoni – quello della tracciabilità dei prodotti, che oggi raggiunge una precisione e una puntualità mai conosciute prima. Su questo abbiamo lavorato con Barilla sul prodotto sughi, e con una startup napoletana che ha avuto modo di crescere e di confrontarsi su piattaforme internazionali, Penelope, con ottimi risultati, per noi, per i consumatori e per le aziende coinvolte, “.

E proprio qui, a guardarla con gli occhi di Cisco, sta la sfida: nel prendere competenze antichissime, come quelle in cui è forte il nostro Paese, e dare loro veste e forza nuova, usando gli strumenti di oggi e di domani. L’Italia, dunque, sembra essere il palcoscenico ideale: ha sapienze antiche e forti, ma anche, l’impegno per un’agenda digitale che sembra, finalmente, pronto per partire.

Una delle ragioni che hanno convinto Cisco a investire sull’Italia è la credibilità della sua agenda digitale: c’è un buon piano per la digitalizzazione del Paese, a partire dalla Pubblica Amministrazione: un piano che ci è parso credibile ed efficace, nonostante parta con relativo ritardo”. Un ritardo che però, per paradosso potrebbe trasformarsi in un vantaggio: “Sicuramente se guardiamo i dati di oggi l’Italia si ritrova molto in basso nelle classifiche relative alla penetrazione della tecnologia e del Digital Divide ed è certamente indietro rispetto a dove dovrebbe e potrebbe essere. Ma non è detto che si tratti di un male, perché oggi le tecnologie sono cambiate e lo stesso percorso si può fare in meno tempo e con minore sforzo, rispetto a 10 anni fa”.

Il piano di Cisco in Italia e per l’Italia è ambizioso: “Crediamo che l’Italia abbia tutte le carte in regola per diventare un benchmark in termini di innovazione”.

Per approfondire il tema dell’open innovation, conoscerla e soprattutto capire come guidarla e trarne vantaggio, si può far riferimento all’iniziativa del Gruppo Digital360: una piattaforma che a 360° tocca tutti i temi dell’innovazione aperta.

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