Innovazione, le priorità del G7 da Taormina a Torino

Inclusività, apertura, sicurezza. Ma anche ricerca e infrastrutture. Con un occhio di riguardo per le startup. I Grandi hanno preparato un piano di azione sulla digital transformation. Di cui si discuterà a fine settembre per la G7 Innovation Week di Torino

Pubblicato il 30 Mag 2017

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Un momento del Summit G7 a Taormina

Bisogna avere fiducia nel futuro (nonostante le minacce dell’Isis, il dramma delle migrazioni e…gli spintoni di Trump). Lo scrivono i 7 Grandi della Terra nel comunicato finale del Summit di Taormina, in cui 4 punti (34-37) sono dedicati all’innovazione. Nel documento si parla di NPR, Next Production Revolution, sigla che annuncia una rivoluzione che deve ancora arrivare. Ovviamente vengono sottolineati i temi sociali: gli effetti sul lavoro, la necessità di una nuova formazione scolastica ma anche sul lavoro (education and training). È ufficiale, quindi: servono nuove competenze per cogliere le opportunità del cambiamento.

Se dovessimo guardare alla capacità di (non) decidere di fronte a questioni più drammatiche e urgenti, non potremmo certo essere molto ottimisti sull’azione dei Grandi della Terra sul fronte delle tecnologie digitali e dell’innovazione. Ma un allegato al comunicato di chiusura dei lavori di Taormina consegna una road map che, soprattutto in questo momento, serve da cornice globale alle scelte dei governi, per esempio di fronte ad alcune prepotenze delle grandi corporate digitali emerse in contesti a-regolamentati che attendono appunto un visionario intervento pubblico e politico. Non dimenichiamo che questo piano di azione arriva nell’anno di presidenza italiana del G7 che ha in calendario un appuntamento dedicato a Torino, dal 25 settembre all’1 ottobre: la G7InnovationWeek che sarà organizzata in diverse giornate a tema (Industria e ict, Lavoro, Ricerca).

G7 PEOPLE-CENTERED ACTION PLAN ON INNOVATION, SKILLS AND LABOR. Si intitola così il programma di lavoro che individua 3 pillar e 8 key politic priority di fronte al Big Shift, alla grande trasformazione determinata dalla diffusione delle tecnologie digitali. Si tratta di dichiarazioni di principio la cui attuazione viene delegata ai ministri competenti (Economia, Istruzione, Ricerca, etc.) e alla capacità di concertazione fra i diversi governi europei ed extraeuropei. Non sarà facile, visti anche i precedenti rapporti fra Europa e Usa su diversi affari digitali. Ma è un passo che merita attenzione per le linee guida che detta.

Quali sono i pillar e le priorità?

1. INNOVATION IN PRODUCTION: a) inclusiveness; b) openness; c) security.
La trasformazione digitale della produzione, chiamiamola Smart Manufacturing o Industry4.0 cambia poco, deve quindi essere inclusiva, aperta e sicura. Nel documento del SummitG7 di Taormina si ricorda la necessità di favorire l’innovazione delle PMI, con un occhio di riguardo per le startup.
Importante non lasciare fuori nessuno dal mondo digitale. Una citazione speciale viene concessa all’Intelligenza artificiale, fattore di sviluppo e di crescita, accompagnata dalla raccomandazione per la sicurezza dei dati e la protezione della privacy. Vedremo come questi inviti saranno accolti dalle scelte dei governi. Sicurezza non significa solo cybersecurity ma anche tutela dei diritti d’autore. Un passaggio delicato viste le irrisolte schermaglia con Google, Facebook & C.

2. KNOWLEDGE-BASED CAPITAL AND ENABLING INFRASTRUCTURE : a) human capital formation; b) science, technology and innovation (STI) financing policies and mechanisms; c) global research infrastructures.
La Next Production Revolution richiede più formazione, anzi una formazione diversa. La ricerca va sostenuta anche incrementando gli scambi fra Paesi e valorizzando le politiche e i meccanismi virtuosi di finanziamento. Le idee contano, possono diventare un business se trovano il giusto sostegno finanziario ma volano se abilitate da infrastrutture efficaci e globali. Un cenno inevitabile viene dedicato a high-speed broadband; smart energy grids; smart logistics e mobility platforms

3. FUTURE OF WORK: a) dialogue; b) inclusiveness.
Questo è il più evanescente dei tre pillars. Il futuro del lavoro fondato sul dialogo e l’inclusività vuol dire tutto e nulla. Anche perché non si spiega come affrontare gli effetti della prima citata Intelligenza Artificiale che inevitabilmente porterà alla scomparsa di molti mestieri. Ecco l’invito alla people-driven innovation e a una crescita sostenibile che guardi sia alla qualità sia alla quantità del lavoro. Questo è il rompicapo consegnato ai ministri, italiani e non, che nei prossimi mesi dovranno lavorare per integrare il documento e portare i loro contributi all’appuntamento di Torino. Un compito complesso che difficilmente potrà essere completato entro l’autunno. Il lavoro sul futuro del lavoro (e non solo) è appena cominciato.

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