IL REPORTAGE

Web Summit 2018: il più grande raduno tech europeo sintetizzato in quattro punti

Democrazia, diritti umani e tecnologia; intelligenza artificiale e robotica; la prevalenza della platform economy; imprenditorialità, startup e tech hub: sono i temi principali individuati nell’importante e ricco evento di Lisbona da una “squadra” di reporter d’eccezione: quattro consulenti di P4i-Partners for Innovation

Pubblicato il 12 Nov 2018

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Per 4 giorni, dal 5 al 9 novembre, Lisbona diventa la capitale dell’Europa digitale grazie al Web Summit 2018, tra i più importanti eventi al mondo su tecnologia, imprenditorialità e innovazione. I numeri sono impressionanti. Con più di 1.800 startup presenti e 70.000 partecipanti, il Web Summit 2018 rappresenta sia un luogo fisico in cui perdersi nella vastità di un’esposizione labirintica sia uno spazio mentale in cui serve una capacità di concentrazione molto elevata per cogliere il meglio tra 1.200 relatori provenienti dal mondo dell’innovazione. Grazie al vecchio trucco del follow the money, l’esperienza fieristica in senso stretto si trasforma in un’occasione unica per comprendere e toccare con mano le tecnologie, i settori e gli ambiti sui quali si stanno concentrando l’attenzione e le risorse finanziarie di business angel, investitori istituzionali e venture capitalist. Di seguito i trend più evidenti, attorno ai quali sono concentrati la maggior parte dei contenuti.

1. Web Summit 2018: Democrazia, economia, diritti umani e tecnologia

A partire dall’intervento inaugurale di Tim Berners Lee, il padre del web che ha lanciato una campagna globale proprio per “salvare il web”, il Web Summit 2018 ha rappresentato un palco per una collettiva chiamata alle armi nel trovare una direzione sostenibile per lo sviluppo dell’economia digitale. “Are the tech giants too big to fail?” è stata una delle conferenze più interessanti in questo senso. Se guardiamo al titolo, infatti, fa un certo effetto al Web Summit leggere messaggi che siamo abituati ad associare alla “old economy”. Imprese nate 20 anni fa ora giocano lo stesso ruolo di istituzioni centenarie (banche, oil, ecc.): siamo sicuri che non si replicheranno le stesse dinamiche? Per evitare certi errori il consiglio di Benvan Beurden, CEO di Shell, è quello di puntare sulla trasparenza come valore fondante delle organizzazioni.

La Commissaria Europea per la competizione Margrethe Vestager – diventata un simbolo della lotta ai colossi tech per le sanzioni comminate a Google, Apple, Amazon e Qualcomm – ha tenuto uno degli interventi più attesi del Web Summit, enfatizzando il valore della concorrenza in uno scenario di oligopolio formato dai collassi digitali: “Non possiamo chiedere ai cittadini di rinunciare ai valori fondati dell’Europa nel nome dell’innovazione. Democrazia, privacy ed equità non sono solo valori, ma rappresentano l’infrastruttura stessa della nostra società”. Poi un riferimento proprio a Google: “Per anni è stato un grande innovatore, ma non possiamo mettere tutte le nostre speranze per il futuro nelle mani di una sola azienda. La garanzia per l’innovazione è la costruzione di mercati concorrenziali e aperti”.

In un altro intervento, Cristopher Wylie – whistleblower ex Cambridge Analytica – ha affrontato il tema da un’altra prospettiva: “Le aziende tech stanno colonizzando la nostra società e non si vedono ancora regolamentazioni realmente efficaci: com’è possibile che si riescano a normare l’energia nucleare e gli armamenti, mentre è impossibile normare il software?”. Ascoltando il punto di vista delle imprese, tuttavia, i vertici dei tech giant sono riluttanti ad affrontare il tema con forza e rimandano le critiche al mittente. Il CEO di Tinder Sean Rad afferma che: “Più crescono gli utenti, maggiori sono le responsabilità anche se non esiste un libro con le buone regole per operare in maniera corretta perché determinate riflessioni sono nuove per tutti”. Dick Costolo – ex CEO di Twitter – è ancora più netto: “Non è delle piattaforme la responsabilità di risolvere le distorsioni della società, ma è loro responsabilità non amplificare questi malfunzionamenti”. Intanto poco prima Peggy HicksAlto commissariato dell’ONU per i diritti umani – ha sottolineato con convinzione la necessità di applicare il framework della Dichiarazione universale dei diritti umani anche alla vita digitale: “Oggi, l’unica difesa che abbiamo nei confronti degli abusi nella nostra vita digitale è nascosta negli oscuri Terms & Conditions dei siti che frequentiamo. Eppure i diritti umani fondamentali si conoscono e le imprese del mondo digitale, se solo volessero, potrebbero incorporarli e applicarli”.

Mettendo insieme tutte le riflessioni sul tema “democrazia, economia, diritti umani e tecnologia” emerge un interessante filo rosso di opinioni che sottolineano unanimemente come tutti gli stakeholder debbano ricostruire uno spazio di fiducia con la società, che certamente non si fida del tutto di imprese digital e banche. Persino governi e istituzioni non godono della fiducia incondizionata delle persone, per non parlare della scarsissima fiducia che oggi viene riposta nei media, sia tradizionali sia digitali. Serve però uscire dalla trappola del rimpallo di responsabilità, per la verità un po’ miope, tra governi, istituzioni, imprese, interrogandosi davvero sul modello di società in cui vorremo vivere nel futuro e sui suoi valori. Nel frattempo, molti volenterosi su tutti i fronti (sia nel pubblico sia nel privato) agiscono e sperimentano soluzioni nuove per la salvaguardia dei diritti dell’uomo/cittadino/consumatore. Le best practice vanno riconosciute, studiate e applicate su scala sempre più ampia.

2. Web Summit 2018: Robotica e Intelligenza artificiale

Nei prossimi anni ci abitueremo a interagire con una nuova generazione di robot collaborativi in grado non solo di eseguire task ripetitivi in solitudine, ma anche di collaborare dinamicamente in base al contesto con le persone e l’ambiente. Su questo fronte, l’attrazione principale sono stati Sophia e Han, due celebri robot prodotti da Hanson Robotics in grado di esprimere emozioni attraverso espressioni facciali, di rispondere a domande complesse sostenendo una conversazione tra loro e con altre persone grazie alla loro intelligenza artificiale basata su capacità elaborativa in cloud. Il messaggio di fondo del Web Summit evidenzia l’importanza del “tocco umano” quando si tratta di intelligenza artificiale, perché proprio l’uomo può decidere quali comportamenti sono accettabili guidando l’apprendimento dei robot. Le speranza – così come le paure – sono tutte racchiuse in una frase di Ben Goertzel – creatore di Sophia e Han nonchè Chief Scientist di Hanson Robotics e fondatore of SingularityNET – “È come con i bambini: se educhiamo un’intelligenza artificiale ad essere buona e avere compassione, farà tesoro di ciò che le insegniamo e si comporterà di conseguenza”.

3. Web Summit 2018: Everybody wants to be a platform!

Ascoltando i relatori, sembra che la piattaforma sia l’evoluzione naturale di qualsiasi modello di business. Una customer centricity costruita sfruttando l’interoperabilità garantita dalle API è il filo rosso che ha guidato diversi interventi. Ma diventare una piattaforma non significa solo creare un sistema di API: le piattaforme sono lo snodo di un ecosistema di servizi che permettono a una community di interagire e scambiare valore. Per quanto riguarda il mondo dei servizi finanziari, diventare una piattaforma non è per tutti: Ross Mason di Mulesoft sottolinea che negli ultimi anni decine di migliaia di startup fintech sono fallite. Questo nonostante ci siano 25 unicorni nel mondo fintech.

La tecnologia avvicina le istituzioni finanziarie ai clienti, ma i veri e propri successi sono davvero rari e uno dei fronti verso il quale ci sono più aspettative è la blockchain. Da Hongfei, fondatore di NEO, è stato particolarmente provocatorio, condividendo la sua esperienza in Cina: “Nel giro di un paio d’anni le banche tradizionali non esisteranno più in Cina. Al contempo crescerà molto la fiducia nei confronti delle istituzioni finanziarie native digitali. La fiducia costa – lo testimoniano anni di investimenti delle banche tradizionali nei propri brand – ma la Blockchain può ridurre il costo della fiducia e lo sta dimostrando grazie alle applicazioni di Digital Identity”.

Nel mondo Automotive, il sogno è costituito dalla mobilità “totale”, su nuovi mezzi in cui la guida è sempre più assistita da sistemi digitali fino alla quasi totale autonomia dall’intervento umano e in cui la propulsione è garantita dall’energia elettrica. Il concetto sembra apparentemente semplice, ma nasconde considerazioni di natura strategica. Carsten Breitfeld di BYTON sostiene che “al di là di considerazioni di natura regolatoria, la diffusione delle auto a guida autonoma dipenderà solo ed esclusivamente dalle scelte dei consumatori”, mentre la propulsione elettrica seguirà un percorso diverso più guidata dalle case automobilistiche che per propria decisione prima o poi “offriranno prevalentemente veicoli elettrici”. Si tratta di una visione condivisa da Paola Pisano, assessora all’innovazione della città di Torino e tra le poche speaker italiane presenti al Web Summit: “che si tratti di auto, biciclette, autobus o droni, Torino è completamente aperta a nuove esperienze di mobilità, ma ha anche il feedback di chi ha davvero bisogno dei test per dare i suoi frutti: i cittadini. Loro vogliono essere in grado di andare dove vogliono con mezzi all’avanguardia e sicuri”. In questo scenario, Marek Reichman di Aston Martin condivide un punto di vista originale sul mercato dell’auto: “I consumatori affascinati dalla guida continueranno ad esistere e, forse, in un mondo con sole auto autonome potrebbero addirittura crescere in numero. Più che saper cogliere l’opportunità di una nuova mobilità, per Aston Martin sarà importante comprendere come utilizzare i dati provenienti da automobili sempre più intelligenti per offrire esperienze di guida uniche”.

Curiosamente, trend analoghi si misurano anche nel mondo dell’aviazione civile. Grazia Vittadini, CTO di Airbus, ha offerto una panoramica riguardo alla mobilità aerea del futuro: “Nel trasporto passeggeri difficilmente vedremo aeromobili a guida del tutto autonoma nei prossimi 20 anni, nonostante già oggi le tecnologie di supporto al pilota abbiano raggiunto elevatissimi livelli di sofisticazione. Nel mondo del trasporto merci, invece, i droni sono in avanzato stato di sperimentazione, soprattutto per le consegne d’ultimo miglio. La prossima frontiera è rappresentata dall’applicazione della fisica quantistica al volo.” Diventa quindi evidente dove siano le opportunità di business nel mondo dell’automobile e più in generale della mobilità: più che nello sviluppo di nuovi mezzi, serve costruire l’infrastruttura di software e servizi che permetta ai costruttori esistenti di proiettare la propria offerta di mobilità nel futuro.

4. Web Summit 2018: Imprenditorialità, Startup e Tech Hub

1.800 startup coinvolte nel Web Summit sono lì a dimostrarlo: l’economia digitale è in fermento. Dove c’è fermento, c’è bisogno di cultura imprenditoriale creativa e aperta al rischio. Questa è la leva per far fiorire l’innovazione, sia all’interno di una singola organizzazione, che deve individuare e sviluppare queste attitudini nei dipendenti, sia negli ecosistemi, aumentando l’attrattività di qualsiasi technology hub. Per quanto riguarda la creatività, occorre coltivare il pensiero laterale, ovvero la capacità di collegare cose apparentemente distanti per costruire una soluzione originale a un problema. Molti imprenditori presenti hanno dimostrato di saperlo fare, ma tra i pitch più impressionanti si segnala quello di Byjus, una app che punta a rendere l’educazione scolastica accessibile a milioni di bambini nel mondo, nel quale l’intuizione del fondatore Raveendran Byju è corroborata da numeri impressionanti (decine di milioni di registrati, centinaia di migliaia di subscribers in crescita verticale mese per mese). Sul fronte dell’apertura al rischio, Yossi Vardi – famoso VC israeliano – osserva come il numero dei Tech Hubs a livello mondiale stia aumentando molto (se ne contano 180).

Effettivamente è stata particolarmente visibile in tutta l’esposizione l’importanza che si sono ritagliati molti tech hub regionali con i propri stand. Su tutti l’IT park di Kazan, un parco tecnologico russo in cui il governo locale è pronto a investire fino a 300.000 dollari a fondo perduto in ogni startup che intenda basarsi in loco. Tuttavia, nel prossimo futuro non è scontato che ci sarà spazio per così tanti tech hub. Diventerà chiave quindi per ognuno di essi trovare elementi di forte differenziazione. Bedy Young di 500 Startups sottolinea che la competizione si basera sulla capacità di mettere a disposizione delle imprese risorse chiave per lo sviluppo del business: non solo risorse finanziarie (private e pubbliche), ma anche umane (fortemente specializzate), tecnologiche e di accesso a mercati che consentano di testare nuovi prodotti e servizi.

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Marco Planzi
Marco Planzi

Associate Partner, Partners4Innovation-Digital360. Ha una consolidata esperienza sui mercati digitali con un background cross-culturale. La sua missione: aiutare chi fa business a comprendere l'impatto delle tecnologie digitali sulle strategie di crescita.

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