A quasi due mesi dal debutto di VeryBello, e a 44 giorni dall’inizio di Expo 2015, il portale di eventi pensato per promuovere la cultura italiana in vista dell’Esposizione universale finisce sotto esame da parte del Ministero dei Beni culturali.
Dopo le polemiche dovute a una serie di défaillances del sito, tra cui non accessibilità per disabili visivi, problemi di indicizzazione e marchio inizialmente non registrato, il Mibac che l’aveva lanciato ufficialmente il 24 gennaio scorso ha deciso di costituire una commissione di collaudo.
La commissione di collaudo, di cui dovrebbero far parte consulenti dell’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale), è un organismo incaricato di verificare e certificare l’esatto adempimento del contratto da parte dell’esecutore di un servizio commissionato dalla PA. Prima di procedere al pagamento del servizio acquistato, la pubblica amministrazione può appunto servirsi di questa commissione che in sostanza dovrà verificare se tutto è stato svolto a norma di legge. Se emergono elementi da modificare o cambiare, l’esecutore del servizio dovrà provvedere ad apportare i necessari cambiamenti.
Il Mibac ha così deciso di indagare più a fondo su VeryBello e verificarne tutti i requisiti, tra cui l’accessibilità. Una questione importante: la legge Stanca del 2004 recante “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici” obbliga tutti i siti della PA a produrre siti accessibili, pena l’annullamento del contratto. La legge definisce l’accessibilità come “la capacità dei sistemi informatici, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari”.
“Se Verybello permane non accessibile – sostiene Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia che tempo fa ha presentato un’interrogazione parlamentare in merito – il contratto sarebbe nullo, a termini di legge”. È possibile quindi che i gestori del sito non vedano mai – o perlomeno non ancora – i 35mila euro più Iva pattuiti, cifra dichiarata dal Mibac e che ha sollevato anch’essa dubbi tra gli addetti ai lavori, perché ritenuta non congrua (troppo bassa) per un progetto così ambizioso. “VeryBello si avvia purtroppo a essere una occasione sprecata. Nell’era digitale è un peccato mortale che esistano le barriere architettoniche digitali, non meno ingiuste e dannose di quelle fisiche” aggiunge Palmieri, membro dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione e organizzatore di un appuntamento annuale alla Camera sulla Tecnologia solidale. Per poi sottolineare che “da italiano, prima che da parlamentare, avrei voluto che tutto quanto è stato pensato per l’Expo funzionasse alla perfezione”.
Ricostruendo in sintesi la vicenda, il portale, pensato per comunicare all’ampia platea di visitatori dell’esposizione universale gli oltre 1.300 eventi di arte, cultura, musica e cinema a Milano e nel resto d’Italia, è stato presentato in pompa magna il 24 gennaio dal ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, quello delle Politiche agricole Maurizio Martina, e dal commissario per Expo 2015, Giuseppe Sala. Ma nel giro di 48 è stato assalito dalle critiche per varie mancanze ed errori tecnici: l’assenza di una “privacy policy”, il marchio del sito non registrato, i problemi di indicizzazione e – come detto – la non accessibilità per i disabili visivi, ma anche la mancanza di traduzione in altre lingue all’infuori dell’italiano, la grafica considerata poco accattivante e lo stesso nome del sito, che alcuni hanno trovato perlomeno curioso. In 24 ore è stato “demolito” da 15mila tweet.
Polemiche sono sorte anche sulla gestione del sito da parte di LolaEtLabora, agenzia di comunicazione di Roma co-fondata da Andrea Steinfl e Antonella Marra. La vicenda è finita in parlamento grazie a un’interrogazione rivolta al ministro Franceschini da Palmieri, che chiedeva tra le altre cose di chiarire “le modalità con la quale l’agenzia Lolaetlabora è stata incaricata di realizzare il portale, gli effettivi costi del progetto” e di sapere “a cosa servono i 5 milioni di euro messi a disposizione dal ministero”. Al deputato forzista ha risposto in aula il ministro Franceschini, ribadendo che il compenso pattuito per l’agenzia di comunicazione è stato 35mila euro e che la suddetta agenzia ha partecipato a un bando di gara. Su altre questioni però, come appunto quella dell’accessibilità del sito o quella relativa alla lingue, Palmieri dice di non aver ottenuto risposta.
Intanto VeryBello “taceva” sui social: qualche migliaio di follower su Twitter ma non un solo tweet e silenzio pressocché totale anche sulla pagina Facebook. Una grave mancanza per una piattaforma che dovrebbe puntare anche e soprattutto sul traffico derivante dai social network.
Ad oggi nel sito è stata introdotta la tanto invocata pagina in inglese, anzi l’inglese è la lingua dell’home page. Quando è scoppiato lo scandalo, il ministero si era affrettato a spiegare che il portale sarebbe stato tradotto in 8 lingue entro febbraio. Per ora delle altre sei lingue non c’è traccia.